Che fine ha fatto l’inchiesta giudiziaria sulla «terza vasca»? Cinque anni non sono abbastanza per chiuderla?

Nuova autorità regionale rifiuti: perché dopo oltre dieci anni non sono stati neanche definiti i confini degli ambiti territoriali?

Che fine ha fatto l’inchiesta giudiziaria sulla «terza vasca»? Cinque anni non sono abbastanza per chiuderla?


Il 20 marzo prossimo, quindi tra poco meno di un mese, saranno esattamente cinque anni dal sequestro della «terza vasca» della discarica del Civeta a Cupello. Sigilli apposti dal Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale- Nucleo Operativo Ecologico di Pescara su delega dell’allora Procuratore Capo di Vasto Giampiero Di Florio.

Nel comunicato di quella mattina la Procura sottolineò che «Dalle indagini sinora compiute si è resa necessaria l'adozione della misura cautelare reale per evitare la protrazione dei reati e delle conseguenze derivanti dalla loro commissione, con particolare riguardo al precoce esaurimento dell'invaso» e «Ambiente e salute sono diritti costituzionali protetti che non possono recedere dinanzi ad altri interessi».

Parole che portano ad ipotizzare che le indagini si sarebbero dovute chiudere rapidamente di fronte ad una situazione che poteva apparire grave da un punto di vista ambientale e non solo. Almeno stando a quanto dichiarato dalla Procura.

Quasi cinque anni dopo, e sette dai primi esposti del Forum H20 e della Stazione Ornitologica Abruzzese da cui partirono le indagini, abbiamo avuto il dissequestro, prima ancora vari incendi, il procuratore capo che è stato trasferito ma nessuna notizia della chiusura delle indagini. Dopo il dissequestro, avvenuto undici mesi dopo l’apposizione dei sigilli, Nessuna ulteriore notizia certa  è mai arrivata, in questi tre anni e otto mesi, da Palazzo di Giustizia.

Per quanto trapelato una corposa consulenza tecnica sarebbe stata depositata non più tardi del gennaio 2020. Mancherebbero quindi solo gli ultimi passaggi per la chiusura delle indagini. Ma non sono mai arrivati.

La domanda sorge quindi, spontanea: che fine ha fatto quell’inchiesta? Il passare degli anni ne affianca un’altra: sono giunte o stanno arrivando prescrizioni?

Nei mesi del sequestro della «terza vasca», e dei vari incendi, l’allora consorzio Civeta era commissariato dalla Regione. Il commissario, in quel periodo, era il responsabile del Servizio Gestione Rifiuti Franco Gerardini. Suo successore fu Valerio De Vincentiis.  Nell’ottobre 2019 emerse che l’allora Consorzio, già da prima dei cinque incendi e dell’inchiesta della magistratura, aveva chiesto la risoluzione del contratto muovendo vari rilievi alla gestione dell’ex ATI (Associazione Temporanea di Imprese) Cupello Ambiente. Poco meno di quattro anni dopo stanno giungendo notizie di richieste – relative ad ingressi di rifiuti extraconsortili e dei volumi della discarica – alla commissione VIA Regionale congiunta tra l’ex Consorzio e Cupello Ambiente.

Si desume, quindi, che la richiesta resa nota oltre quattro anni fa non è mai giunta a conclusione ed è stata ampiamente superata da fatti successivi.

Due mesi fa la giornalista Anna Bontempo su Il Centro ha dato la notizia di una pronuncia della Corte dei Conti sulla composizione del CdA, e su altri aspetti della gestione della nuova società che ha sostituito il consorzio, sottolineando che i giudici contabili hanno bocciato le scelte societarie. In una conferenza stampa tenutasi il 9 dicembre il Presidente della società e tutti i membri del Consiglio di Amministrazione hanno, tra i vari punti affrontati, affermato che la Corte non avrebbe bocciato nulla e anzi dato ampia possibilità alla società di agire come stanno agendo.

A cui non ci sarebbero alternative per rappresentare il territorio ed esprimere all’interno della società forti professionalità. Riportiamo alcuni passaggi della pronuncia della Corte dei Conti lasciando ai lettori ogni giudizio, crediamo che documenti, atti e fatti “parlino” da soli.

Durante la conferenza stampa è emerso anche un altro dato: permangono incertezze sul futuro della gestione dei rifiuti in Abruzzo per quanto riguarda la suddivisione dei territori nell’ambito dell’Agir.

Oltre dieci anni dopo la legge regionale che istituiva l’Agenzia Gestione Integrata Rifiuti Abruzzo (l’Agir appunto) è da definire se ci sarà un solo ambito territoriale regionale, quattro ambiti provinciali o un numero maggiore di ambiti locali. Una scelta che sarebbe decisiva per le sorti di tutti i territori e della gestione dei rifiuti in Abruzzo.