Centrale idroelettrica Enel di Pizzone, parla l'avvocato Mainelli: «Il Molise si conferma una Repubblica delle Banane»

L'INTERVENTO. In questo contesto si inserisce il progetto cosiddetto Pizzone 2 «che la semplice, ed elementare, ragionevolezza dovrebbe aver già cestinato considerando il contesto ambientale in cui insisterebbe, un bel tesoretto che, finora, è stato messo al riparo dalla follia che ha cementificato tutta la costa molisana e parte del Matese».

Centrale idroelettrica Enel di Pizzone, parla l'avvocato Mainelli: «Il Molise si conferma una Repubblica delle Banane»

«Il Molise si conferma sempre più una “repubblica delle banane” dove si può venire e bypassare leggi, regolamenti e la stessa ragionevolezza, firmare protocolli di legalità, addirittura nelle Prefetture, relativi a progetti che di legale hanno ben poco, mantenere attivi, per anni, inceneritori di rifiuti senza che ne venissero monitorate, a norma di legge, le polveri ultrasottili  meglio conosciute come polveri-killer, aprire capannoni avicoli a tutto spiano in aree fortemente urbanizzate senza che i cittadini possano capire “chi” controlla “cosa” e, soprattutto “come” vengono fatti questi controlli». Queste sono le parole utilizzate dall'avvocato ambientalista Alfonso Mainelli.

 

Le sue battaglie sono datate, non è certo un improvvisato. Con la sua associazione "Area Matese-Bojano", da anni, pungola il potere distruttivo presente in Molise. Noi di WordNews.it, in diverse occasioni, abbiamo raccolto il suo punto di vista. E lo continueremo a fare per aprire il dibattito e il confronto su tematiche importanti e fondamentali per il futuro di questa piccola e martoriata regione.

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«Anche a voler mantenere il discorso sul solo diritto ad un ambiente salubre e, quindi, anche  ad una tutela della salute pubblica e privata, il Molise è l'eldorado di certa imprenditoria specializzata nell'individuare zone territoriali con scarsa reattività sociale, scarsi  controlli degni di questo nome e, soprattutto con una pubblica amministrazione, magistratura compresa, che deve ancora lavorare molto per mettersi in linea con le più avanzate coordinate giuridiche, specialmente di derivazione comunitaria, che governano la tutela dell'ambiente».

 

In questo contesto si inserisce il progetto cosiddetto "Pizzone 2" «che la semplice, ed elementare, ragionevolezza dovrebbe aver già cestinato considerando il contesto ambientale in cui insisterebbe, un bel tesoretto che, finora, è stato messo al riparo dalla follia che ha cementificato tutta la costa molisana e parte del Matese. Messe su assi cartesiani e misurate secondo modelli di analisi seria vi possiamo assicurare che le Mainarde avrebbero un valore reale ben superiore del progetto “Pizzone2” che, come al solito privatizza gli utili e riversa sulla collettività i costi sociali, che non sono certamente pochi.

Infatti, se i costi ambientali della perdita di un grande patrimonio naturalistico non vengono inseriti tra i costi di produzione del piano finanziario aziendale si fa apparire un inesistente saldo positivo sul lungo termine. In sostanza: si sacrificherebbe un interesse pubblico qualificato per favorire un'attività che si regge, finanziariamente, solo facendo sparire ingenti costi che gravano sul privato».

 

LA DIFFIDA DEL 2012

Ma cosa significa tutto questo? «Il Molise nell'ottobre 2012 viene diffidato dal Ministro dell'Ambiente Clini per non aver effettuato la zonizzazione del territorio e classificate le zone stesse in funzione del livello di inquinamento riscontrato. Tale inadempimento non consente l'attività di valutazione della qualità dell'aria e, quindi, degli interventi necessari per ridurre le emissioni e le concentrazioni atmosferiche degli inquinanti. Sono obblighi imposti dalla Comunità Europea e l'Italia ha dovuto recepirli nell'Ordinamento interno, ma non li rispetta, ed infatti paghiamo fior di milioni di euro per sanzioni che ci derivano da queste omissioni. Nella diffida del Ministro Clini espressamente si avvertiva che, se non provvedeva la Regione, sarebbe intervenuto lo Stato con i

poteri sostitutivi previsti dalle leggi.

Infatti, la Comunità Europea ha preteso che negli Ordinamenti dei singoli Stati ci fosse scritto chiaramente che se non si muovevano le istituzioni locali, nel nostro caso le Regioni, lo Stato era obbligato ad intervenire sostituendosi agli uffici pubblici e adottando i piani di gestione del territorio previsti dalla legge.

 

La Regione Molise abbozzò una specie di Piano di Zonizzazione, e successivamente l'altrettanto inutile P.R.I.A.M.O.Piano regionale integrato per la qualità dell'aria del Molise, ma, senza entrare nel merito di quanto quel Piano fosse stato un tentativo maldestro di mettersi in regola per poter procedere ad autorizzare le famose due centrali a biomasse nel Matese, possiamo dire chiaramente, e senza ombra di smentita, che, attualmente, nel Molise risultano VIOLATE normative di tutela e che tali omissioni impediscono le autorizzazioni ad attività che aggravano lo stato di qualità dell' aria-ambiente».

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«Se andate sul sito dell'Arpa Molise - spiega l'avvocato Mainelli - , al settore qualità dell'aria, noterete che l'intero alto Molise è sguarnito di centraline di monitoraggio in sede fissa che monitorino i livelli di PM 2,5. Per questo, senza avere specifiche lauree, è impensabile che si possa autorizzare in quell'area un progetto che prevede, ad esempio, interventi distruttivi su circa un milione di metri cubi di rocce.

 

Tra l'altro, se la Regione è stata omissiva nell'attivare le obbligatorie attività propedeutiche per giungere all'adozione di un Piano di interventi a tutela dell'ambiente e della salute pubblica, parimenti omissivo è stato lo Stato che, dopo aver minacciato l'obbligatorio intervento sostitutivo, si è ben guardato dal metterlo in atto».

 

LE VIOLAZIONI

Morale della favola? «In Molise si vìolano allegramente leggi fondamentali per la sicurezza dell'ambiente e dei cittadini, e Venafro è uno degli esempi più scandalosi, ma le Istituzioni locali discutono sulle mitigazioni possibili per ridurre gli effetti di un progetto che non può essere nemmeno preso in considerazione stante l'impossibilità di valutarne l'impatto ambientale e stante la conseguente impossibilità di funzionamento della Conferenza dei Servizi che dovrebbe svolgere funzioni pubbliche di verifica e controllo».

Cosa potrebbero fare, allora, i bravi amministratori locali?

«Potrebbero leggere gli illustri precedenti in identiche situazioni, in particolare l'Ordinanza Sindacale Prot. 0009438 del 25/02/2014 del Comune di Modugno, a firma del compianto Sindaco Nicola Magrone, ex Capo della Procura della Repubblica di Larino, con la quale venivano sospesi tutti i nuovi processi e/o impianti industriali e produttivi, che contribuivano ad apportare un incremento degli inquinanti, fino a quando tutte le sei centraline di monitoraggio  del territorio comunale non avessero funzionato in conformità alla  legge e alle delibere di giunta regionale (infatti una sola centralina aveva evidenziato malfunzionamenti in un periodo di tempo limitato)».

 

In allegato il provvedimento firmato da Nicola Magrone.

 

PROGETTO PIZZONE 2

«Ora, che dovremmo dire del cosiddetto progetto Pizzone2 da realizzare in una zona nella quale NON C'E' NEMMENO UNA CENTRALINA DI MONITORAGGIO conforme al modello legislativo?

Che dovrebbero fare gli amministratori locali se non dire chiaramente al Prefetto di Isernia che lo Stato non può essere omissivo in precisi obblighi di intervento a tutela dell'ambiente e della salute pubblica e poi autorizzare avventure imprenditoriali delle quali è impossibile, proprio a causa dei quelle omissioni, valutare l'esatto impatto ambientale proprio su quegli obiettivi di tutela previsti dalla normativa?

Insomma, come si dice, la legge è legge, e questo vale per il povero singolo cittadino e per colossi come Enel».

 

Il Sindaco, peraltro, è Autorità Municipale di Protezione Civile, oltre che di Pubblica Sicurezza e Sanitaria, e uno dei suoi compiti primari è quello di adoperarsi per garantire in ogni situazione la sicurezza dei propri amministrati, sia come singoli individui che come collettività. Il Sindaco, infatti, ha precise responsabilità, personali e legate al ruolo di garante della sicurezza, come Autorità Sanitaria Locale (art. 32 legge 833/78), Autorità Locale di Pubblica Sicurezza (art. 15 legge 121/81) e Autorità Comunale di Protezione Civile (art. 15 legge 225/92). Egli ha anche il potere, quale Ufficiale di Governo, di emanare provvedimenti contingibili ed urgenti finalizzati alla pubblica incolumità.

 

Ma come può un Sindaco esporre i propri amministrati ad un inquinamento inevitabile quando si lavorano un milione di metri cubi di rocce senza conoscere il contesto aria-ambiente nel quale incideranno le polveri che ne deriveranno?

 

La prevenzione, e la conoscenza, sono fondamentali per rendere effettivamente operative le predette funzioni e un Sindaco non dovrebbe partecipare a riunioni istituzionali senza che gli siano stati forniti dati che la legge prevede che siano OBBLIGATORIAMENTE verificati e pubblicati. 

 

E questo perchè non può rendere pareri o suggerimenti al di fuori di contesti ambientali CHE NON SIANO GIA' RESI NOTI AI CITTADINI MEDIANTE PUBBLICAZIONE SUI SITI ISTITUZIONALI.

 

Un Sindaco pretende il rispetto delle leggi dalle altre istituzioni che, con diverse competenze, governano i territori. E tanto per essere chiari nessun interesse, strategico o meno, dello Stato può essere imposto violando leggi, peraltro di recepimento comunitario, che tutelano non solo l'ambiente e la salute pubblica e privata ma anche il diritto dei cittadini di partecipare consapevolmente a determinati processi decisionali.

 

Non c'è alcuna consapevolezza se Regione e Stato, che avrebbe dovuto provvedere con poteri sostitutivi in caso di inerzia della prima, non sono nemmeno in grado di monitorare e rendere pubblici i dati relativi al PM2,5 (salvo altre verifiche in merito ad inquinanti diversi) in un contesto quale quello molisano che è ancora sotto diffida ministeriale per le omissioni in tema di realizzazione di sistemi di sicurezza ambientale previo studio del contesto.

 

Per Mainelli: «La Regione dovrebbe adottare regole certe su “cosa”, e “dove”, è possibile fare sul  territorio regionale altrimenti, con il sistema attuale, tutto è ammissibile, anche l'assurdità che coinvolge  l'area delle Mainarde con il progetto Pizzone2.  

 

Perchè di cose illegittime ce ne sono tante nel settore ambientale, e, come abbiamo detto anche nell'assemblea di Pizzone, se ne esce solo pretendendo da chi di dovere, magistratura in primis, il rispetto delle leggi e la punizione di chi approfitta delle omissioni stesse.

 

In ultimo facciamo notare che, in assenza di dati fondamentali sui livelli delle polveri PM2,5, obbligatori per espressa previsione di legge, come possono i cittadini, e le stesse istituzioni, partecipare con proposte, eccezioni ecc.?

Nella zona interessata dal progetto Pizzone2, peraltro, il PM2,5 è monitorabile SOLO con centraline in sede fissa per espressa previsione dell'art. 5 del D. lgs. 155/2010, ma nell'area quella tipologia di impianti è inesistente.

 

Insomma, basta con queste prese in giro da parte di un sistema illegittimo che vorrebbe imporre a intere popolazioni decisioni che in normali contesti di legittimità sarebbero già state censurate.

 

Ben vengano tutte le discussioni tecniche (fondamentali per una giusta opposizione), ma quando mancano i presupposti di legge ogni discussione è superflua e il discorso dovrebbe fermarsi sul nascere. Questo fanno i bravi amministratori.

Naturalmente questa è una estrema sintesi della grave situazione molisana, ma siamo a completa disposizione dei Sindaci in indirizzo, nonchè del sig. Prefetto di Isernia, per una discussione che riguardi la mancata tutela ambientale e della salute pubblica nel Molise, certificata da diffide ministeriali, illustrando quali sono le singole omissioni, sempre denunciate e mai perseguite. 

 

Il progetto va annullato ed Enel non potrà nemmeno pretendere danni non avendone alcun titolo, come chiaramente si è sempre espressa la giurisprudenza amministrativa. Anche di questo potremmo parlare con gli amministratori che intendano vederci chiaro in questa ennesima storia di mala-amministrazione in terra di Molise.

 

Il problema, infatti è proprio quello: avere amministratori che, con la necessaria fermezza, escano dall'equivoco dei dibattiti, della “mano tesa” di Enel, dei tavoli perenni e delle “disponibilità dei privati a rivedere e limare qualcosina”.

In una Regione sotto diffida per omissioni che colpiscono il diritto dei cittadini e delle Istituzioni alla compiuta informazione in materia di tutela dell'ambiente e della salute la risposta ai tentativi di far passare simili avventure imprenditoriali può essere solo l'indisponibilità delle cariche elettive a confronti che dovrebbero sdoganare, e dare parvenza di serietà, a discorsi inconcludenti per totale carenza dei presupposti di legge.

 

Peraltro ogni volta sembra che soggetti privati si  “concedano” al basso ceto cittadino  e si aprano ad ascoltare le “lamentele” che giungono “dal basso”.

 

Enel non potrebbe nemmeno essere interlocutore dei Sindaci non essendo portatore di alcun interesse tutelabile a realizzare impianti in contesti territoriali non attrezzati a misurarne e valutarne gli effetti sull'ambiente e la popolazione. Sarebbe come voler eseguire un intervento chirurgico senza anamnesi e analisi del paziente.

 

Stato e Regione sono inadempienti da anni e quindi gli unici discorsi ammissibili sono quelli  mirati a superare questa condizione di illegittimità e non a studiare come farne pagare il conto ai cittadini  e non alle imprese che ben potrebbero ricorrere contro l'inerzia ostativa della pubblica amministrazione invece di aggirarne gli effetti che ricadono solo su di loro.

 

Ormai è una questione di dignità civile, non di confronti per rendere legittima l'illegittimità. Inutile dilungarci oltre.

 

 

Ordinanza Sindacale Prot. 0009438 del 25/02/2014 del Comune di Modugno

 

 

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