Funerali del mafioso Curcio, parla don Algemiro (parroco di Camellino): «Una persona che uccide va contro Dio»

L'INTERVISTA. Dopo aver ascoltato e registrato il pensiero di don Pasquale (lo stesso ci ha comunicato di stare attenti a ciò che scriviamo) abbiamo contattato anche il parroco di Pagliarelle-Camellino (due frazioni di Petilia Policastro). Don Algemiro non è stato presente il giorno del funerale. La partenza improvvisa per la Colombia, sua terra di origine, non ha offerto l’opportunità al prete di seguire la sceneggiata funebre per un assassino, condannato all’ergastolo per la morte di una donna, massacrata a Milano dal Curcio e dai suoi compari ‘ndranghetisti. Con il parroco siamo partiti dagli atti vandalici che ha subito nei giorni scorsi. DOMANI L'INTERVISTA di LUANA ILARDO, Premio Nazionale Lea Garofalo 2022.

Funerali del mafioso Curcio, parla don Algemiro (parroco di Camellino): «Una persona che uccide va contro Dio»
Scene da un funerale... di un mafioso-ergastolano-'ndranghetista

L'ARMA SPUNTATA DEI PAPI CONTRO I MAFIOSI

«Questi che portano sulle loro coscienze tante vittime umane, devono capire, devono capire che non si permette uccidere innocenti! Dio ha detto una volta: “Non uccidere”: non può uomo, qualsiasi, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio!

Qui ci vuole civiltà della vita! Nel nome di questo Cristo, crocifisso e risorto, di questo Cristo che è vita, via verità e vita, lo dico ai responsabili, lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio!».

Giovanni Paolo II, Valle dei Templi, Agrigento, Sicilia, 9 maggio 1993

«Quando all'adorazione del Signore si sostituisce l'adorazione del denaro si apre la strada al peccato, all'interesse personale e alla sopraffazione. Quando non si adora il Signore si diventa adoratori del male, come lo sono coloro che vivono di malaffare, di violenza.

La vostra terra, tanto bella, conosce le conseguenze di questo peccato.

La 'ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato, bisogna dirgli di no. La Chiesa che so tanto impegnata nell'educare le coscienze, deve sempre più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi. Ce lo chiedono i nostri giovani, bisognosi di speranza. Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare.

Coloro che nella loro vita hanno questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio, sono scomunicati»

Papa Francesco, Piana di Sibari, Calabria, 21 giugno 2014

 

 

Ben due Pontefici, Giovanni Paolo II e Francesco, hanno scomunicato – a parole - i mafiosi. Nonostante tutto, però, questa gentaglia continua a fare ciò che vuole. Anche in maniera eclatante. La “forte” presa di posizione della Chiesa cattolica è rimasta solo uno sbiadito ricordo. Una bandiera da sventolare ai quattro venti. Gli uomini delle mafie entrano ed escono dai luoghi di culto come e quando vogliono. Da vivi e da morti. Ci stiamo occupando da tempo, e ci seguono in tanti soprattutto in quei territori (molti sono attenti a spiare anche i nostri profili social), dei manifesti funebri istituzionali realizzati per un ergastolano, del “festoso” funerale in stile Casamonica e della partecipazione di esponenti delle istituzioni locali.

 

Sino ad ora abbiamo registrato le dimissioni, a scoppio ritardato, di una assessora (Maria Berardi, autrice di una lettera utilizzata per giustificare la sua presenza alla cerimonia funebre), le minacce sgrammaticate della sorella del massacratore di Lea Garofalo (la bestia Rosario Curcio) e le offese del vice-sindaco (“siete degli sciacalli”).

 

Ultimamente ci hanno fatto sapere che noi portiamo le notizie in Procura. Ci teniamo a precisare questo punto, soprattutto per gli stolti e per gli avvelenatori di pozzi. Abbiamo presentato un dettagliato esposto, in Procura, dopo le minacce. Una precauzione, conoscendo la vigliaccheria di certa gentaglia. Per tutte le altre informazioni noi siamo abituati a inserirle nei nostri articoli. Alla fine di ogni nostro pezzo ci sono i link corrispondenti, basta cliccarci sopra per leggere ogni nostra singola parola. Capiamo benissimo che per molti è difficile comprendere il senso di alcune affermazioni. Stiamo, però, utilizzando un linguaggio molto semplice. Ci siamo accorti che l’ignoranza – non solo quella grammaticale – regna sovrana in certi ambienti.

 

Ora torniamo alle inutili scomuniche papaline. Dopo aver ascoltato e registrato il pensiero di don Pasquale (lo stesso ci ha comunicato di stare attenti a ciò che scriviamo) abbiamo contattato anche il parroco di Pagliarelle-Camellino (due frazioni di Petilia Policastro). Don Algemiro non è stato presente il giorno del funerale. La partenza improvvisa per la Colombia, sua terra di origine, non ha offerto l’opportunità al prete di seguire la sceneggiata funebre per un assassino, condannato all’ergastolo per la morte di una donna, massacrata a Milano dal Curcio e dai suoi compari ‘ndranghetisti.

 

Con il parroco siamo partiti dagli atti vandalici che ha subito nei giorni scorsi.   

«Sai come sono i ragazzi, non è assolutamente legato alla questione di Curcio. Hanno preso la mia macchina, l’hanno girata e hanno messo delle piante sopra. Una ragazzata. Non ci vedo la malizia, sono ragazzini».

 

Lei è il parroco di Camellino…

«Sì».

 

…dove si sono svolti i funerali del mafioso Rosario Curcio.

«Sì».

 

È normale celebrare i funerali, dopo la scomunica di due Papi, per un mafioso?

«Non lo so, non ci sono stato».

 

Ma se lei ci fosse stato avrebbe celebrato questi funerali per un mafioso?

«Avrei chiesto ai miei superiori. Mi faccio consigliare sempre dai miei superiori».

 

Chi sono i suoi superiori?

«L’Arcivescovo. Ma io sono sempre molto prudente. La legge non ammette ignoranza».

 

Ma, secondo il suo punto di vista, è giusto celebrare un funerale per un mafioso-assassino?

«Io faccio quello che dice la Chiesa».

 

Due Papi, Giovanni Paolo II e Francesco, hanno scomunicato i mafiosi.

«Se il reato è comprovato, sicuramente. Purtroppo non ci sono stato e non conoscevo nemmeno la situazione».

 

Lei lo conosceva l’ergastolano Rosario Curcio?

«No, no, no. Non lo conoscevo».

 

Conosce la sua famiglia?

«La mamma viene in Chiesa, una buona signora veramente. Posso giudicare e dirti quello che io conosco».

 

Lei è a conoscenza che lui, il mafioso Curcio, ha ammazzato Lea Garofalo?

«Veramente non sapevo niente. Camellino è piccolino, mi relaziono più a Pagliarelle».

 

Lea Garofalo è originaria di Pagliarelle.

«Sapevo che è stata uccisa, la signora Marisa, sua sorella, mi ha regalato un libro su questa storia. Ma veramente sono venuto a sapere in questi giorni che c’è stato questo signore (poco signore e molto farabutto, nda) che, appunto, è stato condannato».

 

Volevo ritornare sul punto. Stiamo parlando di un mafioso conclamato, condannato definitivamente da un Tribunale dello Stato. Secondo il suo punto di vista questi funerali si dovevano celebrare?

«Noi non siamo nessuno per giudicare nessuno. Vado a leggere tutto ciò che è scritto, le pratiche da seguire e consulto i miei superiori. Mai mi è capitata una situazione del genere».

 

Lei ricorda la storia di Welby? Non fu accettato in Chiesa perché decise di attuare l’eutanasia.

«La Chiesa non è d’accordo con l’eutanasia».

 

Se la Chiesa non è d’accordo con l’eutanasia perché si fanno entrare dei mafiosi, condannati all’ergastolo, scomunicati?

«Questo non lo so. Parto sempre dalla legge e dalla norma. Ognuno di noi deve guardare la situazione. I mafiosi, come dice papa Francesco, sono condannati. Bisogna fare molta attenzione a ciò che dice la santa madre Chiesa».

 

Il mafioso è un figlio di Dio?

«Sono un pastore, un sacerdote…».

 

Ma cosa vuol dire ricevere una scomunica?

«Tutti sono generati… poi ognuno segue la sua strada. Una persona che uccide va contro i comandamenti. Ha rinunciato ai precetti di Dio, alla obbedienza di Dio».

 

Uno scomunicato viene allontanato dalla Chiesa?

«Il Papa ha, praticamente, scomunicato queste persone».

 

La scomunica a cosa serve?

«Mi scusi la domanda, ma questa è una intervista?».

 

Volevo capire da lei a cosa serve la scomunica?

«La Chiesa è senz’altro misericordiosa».

 

Andava fatto questo funerale?

«Non posso pronunciarmi in questo momento. Non conosco la situazione. Non posso, capito? Se non conosci non puoi pronunciarti. Sono molto cauto a pronunciarmi in queste cose».

Ovviamente dalla Prefettura di Crotone nessuna risposta. "Il responsabile che si è occupato della questione è in ferie". Una risposta disarmante.

 

IL VIDEO IN CUI IL VICESINDACO DI PETILIA - CHE NON RISPONDE ALLE NOSTRE DOMANDE - CI DEFINISCE DEGLI "SCIACALLI".

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La storiaccia non finirà, certo, con le dimissioni di una assessora presentate in un consiglio comunale. O con le INUTILI lamentele. O con le sterili minacce, che rispediamo con forza alla mittente-parente.  

La Stampa libera non ha padroni e padrini.  

Ecco le nostre domande:

- Chi ha autorizzato e non ha controllato il "festoso" funerale?

- Perchè nessuno, ancora oggi, si assume le proprie responsabilità dopo un messaggio devastante che è passato su quel territorio?

- Bastano le dimissioni della ex assessora che ha partecipato al "festoso" funerale?

- Al "festoso" funerale era presente anche il vice-sindaco di Petilia Policastro Carmelo Garofalo?

- Al "festoso" funerale erano presenti anche due consiglieri comunali, uno della maggioranza e una dell'opposizione?

- Curcio, il protagonista di tutto questo "circo" dell'antimafia, si è suicidato, come sostiene la versione ufficiale, o è stato indotto al suicidio?   

Ovviamente dalla Prefettura nessuna risposta. "Il responsabile che si è occupato della questione è in ferie". Una risposta disarmante.

Lo scriviamo ancora una volta, per l'ennesima volta. Visto che si continua a far finta di non capire: dovevamo farci i fatti nostri? dovevamo girare la testa dall'altra parte? dovevamo mettere la testa sotto la sabbia, come gli strunzi? dovevamo evitare le domande? 

«Un fatto gravissimo. Queste sono responsabilità gravissime. Le Istituzioni non possono partecipare a un funerale di un uomo di mafia. Anche questa signora si dovrebbe dimettere. Ma che messaggio dà alla popolazione di quel paese? Che bisogna dare rispetto un uomo di mafia? Ripeto, la morte non ci rende tutti uguali.»

On. Stefania Ascari, componente commissione parlamentare Antimafia, WordNews.it, 20 luglio 2023

Clicca sul link che segue per leggere il TESTO della INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

- IL CASO IN PARLAMENTO. Ci sarà una risposta del Governo per i «manifesti» e i «festosi funerali» dell'assassino Curcio (il massacratore di Lea Garofalo)?

          

 

 

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