Fuori arroganza e prepotenza violenta

SECONDA PARTE/Divieto di dimora in tutta la Provincia di Chieti per l’autore di reiterate aggressioni a Casalbordino.

Fuori arroganza e prepotenza violenta

«Una pericolosità sociale da infrenare» così nell’emettere alcuni daspo urbani alcune settimane fa la Questura di Chieti ha definito il ventre violento che sfida la convivenza sociale, la legalità e la normale quotidianità dei cittadini onesti. Pericolosità sociale esplosa a Casalbordino in questi ultimi mesi, presente da tanti, troppi anni per essere accettata e normalizzata.

Non c’è nulla di normale e di accettabile nelle condotte violente, nell’arroganza e nella prepotenza di chi si crede padrone di tutto e tutti, di chi ogni giorno può rappresentare una minaccia sociale, in personaggi che continuano a perpetrare condotte gravissime.

È il ventre oscuro e violento che egemonizza le cronache di questo lembo d’Abruzzo e non solo.

Basta sfogliare le notizie da troppi anni per vedere sempre gli stessi cognomi, sempre gli stessi soggetti protagonisti di spaccio, estorsioni, racket, usura, violenze ripetute. Sono sempre loro, i parenti di coloro che a Roma, Ostia, provincia di Latina, sono definiti in una maniera netta e precisa, protagonisti di maxi operazioni delle forze dell’ordine e di processi in tribunale.

E qui, oltre i gravissimi reati già citati, anche da Montesilvano a Pescara, Lanciano e non solo di occupazioni abusive (e non solo) di case popolari. Negando sacrosanti diritti a persone oneste ed impoverite.

Questi criminali indegni e immondi smetteranno mai di rubare diritti ai più deboli?

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I recenti provvedimenti della Questura e la violazione ripetuta da parte di uno dei protagonisti dell’aggressione violenta – con calci e pugni anche quando era ormai riverso a terra sanguinante come ha sottolineato il comandante della compagnia dei Carabinieri di Ortona Luigi Grella in una conferenza stampa a Casalbordino – mostra l’arroganza, il senso di impunità e prepotenza di questi soggetti.

Una pericolosità sociale da infrenare

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Denunciare e non arrendersi, essere cittadini attivi è l’invito che il comandante Grella ha rivolto, dalla piazza di Casalbordino, di fronte a tutti e alla luce del sole, ai cittadini di Casalbordino e non solo. Queste prepotenze, quest’arroganza, questa pericolosità sociale, queste violenze ripetute e gravissime sono favorite da silenzi complici, da chi si gira dall’altra parte e fa finta di non vedere.

Per pavidità, per convenienza, per omertà aggiungiamo noi.

Al ripetuto violatore del daspo, due volte pochissimi giorni dopo l’emissione, soggetto ben conosciuto e riconosciuto a Casalbordino su richiesta della Procura di Vasto il GIP ha disposto la “misura cautelare del divieto di dimora in tutti i comuni della Provincia di Chieti”. Questi soggetti possono essere, quindi, allontanati, possono essere isolati e sradicati dal territorio di cui si credono padroni indiscutibili e impuniti.

Una delle leggende metropolitane più diffuse viene così smentita dai fatti.

Esattamente come accaduto nelle scorse settimane con l’occupazione abusiva di una casa popolare (ripetutamente anche in quel caso) a Lanciano. Si può essere sbattuti fuori, una decisa azione di legalità e ripudio esiste ed è fattibile. Dopo l’aggressione di giugno, di cui il capitano Grella ha sottolineato la forte violenza contro il ristoratore colpito durante la conferenza stampa in piazza Umberto I a Casalbordino, il soggetto violatore del daspo “ha continuato a porre in essere gli stessi comportamenti violenti nei locali pubblici di Casalbordino, tanto che gli esercenti e l’Amministrazione Comunale avevano posto all’attenzione delle Autorità competenti l’attuale problematica”.

A seguito di ciò fu disposto Daspo nei confronti anche di D.R.D., provvedimento che si è rilevato “inefficace” alla luce delle violazioni accertate già nei giorni successivi. Denunciato per queste violazioni alla Procura della Repubblica è stato “richiesto ed ottenuto dal G.I.P.” la misura cautelare resa nota stamattina “più incisiva” ovvero il “divieto di dimora nella provincia di Chieti”. 

Un’ultima annotazione in conclusione. A dimostrazione dell’arroganza e della prevaricazione che anima certi soggetti tal personaggio, oggi allontanato con tutta la famiglia dall’intera provincia, l’estate scorsa commentò offendendo la cronaca di uno degli episodi violenti – successivo alla violenta aggressione della notte tra il 10 e l’11 giugno – da parte del sottoscritto.

«Quante cazzate» furono le parole scritte su facebook pubblicamente.

Sono passati i mesi e i fatti hanno continuato a camminare, ora chi è che scrive «cazzate» e chi continua a dimostrare pericolosità sociale e violenza è lampante, chiaro, lineare e cristallino. E, state pur tranquilli, non è certo dopo un commento facebook che smettiamo di raccontare o facciamo retromarcia. Anzi proseguiamo ancora più convinti e con marce ancora più alte.