IL BEL PAESE DELLA IMPUNITÁ

L'OPINIONE DELL'AVV. GUARNERA. «Nel 1949 il criminologo Edwin Sutherland utilizzò per la prima volta il termine criminalità dei "colletti bianchi". I reati commessi da costoro sono spesso impalpabili, complessi, difficili da definire.»

IL BEL PAESE DELLA IMPUNITÁ

"Se capitano dei poveri disgraziati che non hanno protezioni, impegni, denari, né appartengono alla maffia, si può star sicuri, non troveranno indulgenza alcuna, e si avranno verdetti severi e giusti.
Ben altro è poi se gli imputati appartengono a classe agiata; ovvero alla maffia; per qualunque atroce crimine si può star sicuri d'ottenere verdetti di incolpabilità ".
(Procuratore di Girgenti-Commissione parlamentare d'inchiesta, 1876)

Arriviamo ad oggi. Le carceri italiane traboccano. Ma le celle sono prevalentemente stipate di poveracci, molti extracomunitari. Alcune categorie di persone, invece, riescono ad evitare, quasi sempre, le sbarre.
Si tratta di quei politici, imprenditori, mafiosi con il vestito buono, che hanno goduto e continuano a godere di benefici ed impunità.

Nel 1949 il criminologo Edwin Sutherland utilizzò per la prima volta il termine criminalità dei "colletti bianchi". I reati commessi da costoro sono spesso impalpabili, complessi, difficili da definire.
Al contempo sono particolarmente gravi, perchè, in modo lento e inesorabile, distruggono il tessuto sociale, l'economia, il risparmio, la finanza, il lavoro, la certezza del diritto, l'agire morale, il senso di responsabilità.
Sono crimini che compromettono le regole basilari della democrazia, che minano la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni e delle leggi.

Alcuni esempi: l' imprenditore che entra in rapporto con le organizzazioni mafiose; il politico che si vende e si fa corrompere; il dirigente di un istituto di credito che ricicla il denaro di provenienza illecita; il magistrato che si fa corrompere e vende le proprie sentenze; l'avvocato organico alle cosche criminali, e che si adopera per corrompere i giudici; il commercialista che fornisce gli strumenti tecnici per realizzare programmi delittuosi; l'imprenditore che, con il supporto del commercialista, falsifica i bilanci  e crea provviste in nero.

Potrei continuare, ma credo basti per illustrare il concetto. Bisogna riconoscere, tuttavia, che negli ultimi anni, la parte sana della magistratura si è adoperata per contrastare le varie illegalità connesse dai "potenti". Ma questi ultimi non si rassegnano.

Ecco, allora, il tentativo di condizionare l'operato dei giudici, mediante una serie di presunte riforme che non hanno la finalità di rendere più efficiente e rapida l'attività giudiziaria, ma di condizionare, in maniera subdola e surrettizia, l'azione dei giudici. La loro autonomia e indipendenza. Come, a mio giudizio, sta avvenendo con la cosiddetta riforma "Cartabia". Il tema non può essere approfondito sui social: meriterebbe riflessioni serie e articolate.

Ma una conclusione mi sento di trarre, anche sulla base della mia lunga esperienza politica e professionale.

LA MAFIA, QUELLA CHE COMANDA VERAMENTE, ABITA NEI PIANI ALTI.
VIVE E VEGETA NELLE STANZE DEL POTERE.