In morte del (fratello) Subranni

Venerdì 22 marzo è venuto a mancare l'ormai ex Generale ed ex comandante del Ros Antonio Subranni.

In morte del (fratello) Subranni


 

A dare la notizia della morte del Generale è stato il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri e non la figlia, Danila Subranni, capo dell'ufficio stampa dello stesso partito, nominata proprio da Silvio Berlusconi, qualche giorno prima della sua morte.

Fa sempre bene in un Paese che non ha memoria. Forza Italia è il partito fondato, tra gli altri, da

  • Marcello Dell'Utri, condannato in maniera definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa;
  • Antonio d'Alì, condannato anche lui in maniera definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa;
  • Silvio Berlusconi, il cui stalliere era Vittorio Mangano e che ha pagato cosa nostra.

“Nei giorni scorsi si è spento il generale Antonio Subranni, dopo anni di sofferenze. Voglio esprimere vicinanza alla moglie, alla figlia Danila ed a tutta la famiglia. Ho conosciuto il generale Subranni e ne ho apprezzato sul campo il valore di autentico protagonista della lotta alla criminalità organizzata e ne ho constatato l’esempio di carabiniere integerrimo.

Per anni ha subito un ingiusto processo da parte della magistratura di Palermo, che si è concluso con una assoluzione forse arrivata troppo tardi. E sono certo che anche il suo corpo ha subito le conseguenze di questa ingiusta aggressione giudiziaria. Mi scuso con la famiglia se rompo il loro ammirevole riserbo. Ma penso che qualcuno che ha conosciuto le vicende italiane debba pubblicamente rendere onore al generale Subranni, alla sua memoria e al suo esempio.

Io ne ho sempre sostenuto l’azione, l’opera e anche durante le vicende giudiziarie ho sempre affermato la sua onestà, che solo troppo tardi le sentenze hanno accertato. Oggi c’è qualcuno che piange di dolore mentre qualcun altro forse deve piangere di vergogna”

questa è la nota con il quale ha annunciato la morte del Generale il senatore Gasparri.

Ma chi è stato Subranni?

Le ombre sulla sua “professionalità” risalgono già al 9 maggio 1978 quando, da comandante del Reparto operativo del comando provinciale dell'Arma di Palermo, ha condotto le indagini sulla morte di Peppino Impastato, iniziando così il lungo depistaggio durato più di 20 anni. Ha fatto perquisire la casa di Peppino e di tutti i compagni che hanno combattuto contro Gaetano Badalamenti.

Fu scritto al registro degli indagati nel 2012 ma, siccome era già passato troppo tempo, fu richiesta la prescrizione dell'inchesta. Però, secondo l'accusa, Subranni e i suoi uomini avrebbero imboccato, senza considerare la possibilità di i potesi altrnative, la pista di un attentato suicida o della morte accidentale di Peppino. Nel 2018 il Gip di Palermo archivia il caso per prescrizione ma scrive che

“Subranni escluse aprioristicamente, incomprensibilmente, ingiustificatametne e frettolosamente la pista mafiosa, mettendo in atto vistose, se non macroscopiche, anomalie investigative”.

Passiamo al 1992 quando, dopo la tragica strage di Capaci in cui morirono i giudici Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, l'ufficiale del Ros Giuseppe De Donno, guidato proprio da Subranni, incontra Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino e cavallo di battaglia in politica di Totò Riina, per fargli incontrare il padre per provare ad instaurare un discorso con i mafiosi stragisti e comincia così la Trattativa Stato-Mafia.

Inizia così il lungo dialogo di De Donno e Mario Mori con Vito Ciancimino per far finire le stragi. Totò Riina rispose con un papello di richieste in cambio della fine delle stragi.

In Primo Grado è stato condannato a 12 anni, assolto poi successivamente. I giudici di primo grado, nella motivazione, hanno però scritto che

“una trattativa indubbiamente vi fu e venne, quantomeno inizialmente, impostata su un 'do ut des'. L'iniziativa fu assunta dai rappresentanti delle istituzioni e non dagli uomini di mafia.” E comunque è vero che sono stati assolti ma è anche vero che Mario Mori ha detto che “rifarebbe la trattativa con Ciancimino”.

Ma, come se non bastasse, Subranni c'entra pure con Luigi Ilardo, ex capomafia di Caltanissetta e poi “infiltrato” nell'organizzazione per conto dello Stato. A raccogliere le dichiarazioni di Ilardo fu il colonnello Riccio. Dopo aver portato gli uomini del Ros nel covo di Provenzano, non arrestato ancora non si sa perché, si decide di far diventare Ilardo ufficialmente collaboratore di giustizia e Subranni non voleva che venissero registrate le parole di Ilardo, forse perché proprio Ilardo aveva confidato al colonnello Riccio che gli avrebbe dovuto parlare pure di Subranni.

È finita qui? Assolutamente no.

Perché Agnese Piraino Leto, moglie del giudice Paolo Borsellino, in aula ha riferito delle parole che suo marito le disse il 15 luglio 1992, pochi giorni prima la sua morte:

“L'ho visto turbato e gli ho detto: Cosa hai? Hai pranzato oggi?, perché non era venuto a pranzo.”

e Borsellino risponde

“Ho visto la mafia in diretta e mi hanno riferito che il generale Subranni si è punciuto.”

 

“Non so chi gliel'abbia detto, ma chi gliel'ha detto, gli ha fatto capire che era vero, e così me l'ha riferito, sempre sbalordito di quello che gli era stato raccontato. Però io non ho chiesto 'chi te l'ha detto?'. Ma lui l'ha detto in maniera non serena ma certa. Era turbatissimo, turbatissimo e quando gliel'hanno detto, addirittura ha avuto conati di vomito, perché per lui l'Arma e che la compone, chi ne fa parte, era sacra e intoccabile”.

A seguito di queste parole Subranni ha attaccato direttamente Agnese Borsellino, dichiarando al Corriere della Sera

“non sta bene in salute. Forse un Alzheimer, non so quando cominciato.”

Ecco questo è stato nel corso degli anni il “grande” Generale Subranni e di sicuro non si può, anche dopo la morte, dimenticare ciò che è realmente stato.

ricostruzione fotografica di copertina a cura di Antonino Schilirò

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