La finzione del palazzo e le lotte per la vera transizione ecologica

Alla cop26 di Glasgow l’Italia arriva tra le contestazioni degli ambientalisti ad un ministero della transizione ecologica sempre più ancorato ad un passato fossile che non vuol passare.

La finzione del palazzo e le lotte per la vera transizione ecologica

Il ministro dei temporali
In un tripudio di tromboni
Auspicava democrazia
Con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni

Voglio vivere in una città
Dove all'ora dell'aperitivo
Non ci siano spargimenti di sangue
O di detersivo

(Fabrizio De André, La Domenica delle Salme)

Non so se un altro mondo è possibile ma questo sicuramente è impossibile scrisse Gino Strada oltre vent’anni fa. La distruzione del pianeta, il saccheggio delle sue tutt’altro che infinite risorse, le disuguaglianze sempre maggiori in nome di quello “sviluppo” che sta portando alla morte la Terra e tutti noi sono tra le più tragiche conferme delle sue parole. A livello internazionale il dibattito sui cambiamenti climatici, in Italia ridotto e taciuto da troppi opinionisti senza opinioni e macchiette al soldo di qualunque padrone, lancia allarmi sempre più documentati e preoccupanti. Come dimostrano anche inchieste ed approfondimenti della stampa anglosassone di cui abbiamo riportato una minima parte nei giorni scorsi

Glasgow ospita dal 31 ottobre al 12 novembre la nuova Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici, la COP26. È l’ennesima occasione dei supposti «Grandi della Terra» per fermare la corsa verso la distruzione ed imprimere una svolta verso quella che Alexander Langer, già decenni fa negli anni della Conferenza di Rio del 1992, definiva la necessaria «conversione ecologica». All’alba di questo 2021 in Italia divenuta, tra speranze presto tradite, «transizione ecologica». Dopo le iniziali trombe di giubilo quando la vera direttrice del nuovo ministero era iniziata ad apparire chiara, non casualmente, a partire da movimenti ambientalisti abruzzesi fu coniato il termine sarcastico (ma non troppo) «finzione ecologica». A partire dalle prese di posizione sul ritorno del nucleare in Italia, già sonoramente bocciato due volte dal popolo italiano e ormai in netto declino in tutto il mondo, e dai comportamenti nei confronti delle lobby del fossile, su Taranto, sui costi dell’energia e gli ambientalisti radical chic - la vergognosa e falsa etichetta del mainstream dei salotti del potere perpetrata ogni volta che vengono denudati gli sporchi interessi delle lobby e dei potentati - il ministro della finzione ecologica Cingolani è stato al centro di molte critiche, come abbiamo già riportato in alcuni nostri articoli:

Caos Cingolani: «Io sono l'Elevato e lui il Supremo»

I genitori tarantini al ministro della transizione ecologica: si dimetta

Bonelli: «il ministro Cingolani porti rispetto»

- Genitori tarantini: «rispondete alle nostre domande»  

Il 9 ottobre scorso la campagna «Per il clima, Fuori dal Fossile» - animata da associazioni e comitati di tante regioni italiane accomunati dalla devastazione ambientale e dal saccheggio fossile dei territori – ha portato centinaia di persone a manifestare a Roma davanti la sede dell’ex Ministero dell’Ambiente.

Una manifestazione partecipata, dai contenuti forti e radicali, organizzata dal basso e rappresentante di moltissime istanze democratiche ed ecologiche che non ha avuto neanche un centesimo dell’attenzione dei grandi mass media (e anche della politica dei palazzi) di altre manifestazioni anche contemporanee. Ed è già un dato che dovrebbe far riflettere.

«No Snam, No Hub del Gas: stop greenwashing, fermare i progetti fossili» ha chiesto il Coordinamento No Hub del Gas di cui numerosa era la delegazione presente al sit in. «Assieme a delegazioni di comitati dal Veneto, Puglia, Molise, Lazio, Lombardia, Marche ed Emilia Romagna e di associazioni e movimenti nazionali come Friday For Future, Extinction Rebellion Laudato Sii e Greenpeace, hanno voluto ricordare al ministro che la crisi climatica si combatte azzerando le emissioni dalle fonti fossili, metano compreso – sottolineano gli attivisti abruzzesi - Il Ministro della "Finzione" Ecologica finora, a parte molte chiacchiere, ha approvato nuove trivelle in mare e in terra nonché diversi progetti di nuove centrali a gas. Un'ipocrisia palese, alle luce dell'ennesimo rapporto allarmante dell'IPCC e considerato che la stessa Agenzia Internazionale dell'Energia ha evidenziato la necessità di non finanziare da oggi nuovi progetti fossili se vogliamo provare a rispettare gli accordi di Parigi sul clima».

In Abruzzo le necessità evidenziate dal coordinamento si riassumo nel «fermare la centrale di compressione che la Snam vuole realizzare a Sulmona assieme al metanodotto Sulmona-Foligno, i nuovi progetti di perforazione a Bomba e in Adriatico di fronte a Martinsicuro e tutti gli altri progetti dei petrolieri a cui la proposta di Piano delle Aree del ministero apre le porte nel medio Adriatico» a cui si aggiungono «i potenziamenti di alcuni impianti fossili come il metanodotto San Salvo - Biccari e lo stoccaggio gas Treste».

Il progetto di perforazione sul lago di Bomba, già abbandonato ad inizio anni novanta per i troppi rischi, grazie alla mobilitazione portata avanti da tanti anni da associazioni, comitati, movimenti e cittadini ha registrato una importantissima vittoria con la bocciatura da parte della Commissione Valutazione Impatto Ambientale nazionale. «Il Ministero della Transizione Ecologica, sommerso da osservazioni di comuni, regione e associazioni, non ha potuto che esprimere un parere negativo su un progetto che era stato già pesantemente censurato dalla V.I.A. regionale e dal Consiglio di Stato – hanno sottolineato la Stazione Ornitologica Abruzzese e il Forum H2O - Dobbiamo dire che il comportamento del Ministero è stato comunque grave visto che ha permesso di riaprire un procedimento che in realtà doveva essere considerato chiuso».

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