Le disordinanze della Regione Abruzzo
Anche l’ordinanza per la ripartenza sportiva scatena la bufera. E a Chieti fioriscono voci su un possibile assembramento elettorale tra renziani e berlusconiani e, forse, persino pezzi del pd.
Si potrebbe parafrasare il poeta con un non c’è pace tra le carte per riassumere la situazione abruzzese. In questi ultimi giorni la disordinanza per la ripartenza degli sport ha scatenato nuove critiche anche a livello nazionale: sono intervenuti addirittura il presidente della Federcalcio Gravina (tra l’altro abruzzese) e l’allenatore Oddo. Secondo i due esponenti del mondo calcistico la disordinanza marsiliese blocca, di fatto, la ripartenza delle attività e cambia le regole del gioco del calcio, facoltà che un presidente di regione non ha.
La disordinanza del proconsole stabilisce, tra le altre, che si potrà giocare a pallacanestro e pallavolo con i guanti e nel primo si potrà recuperare il pallone «solo tramite intercetto e non tramite il contrasto». Se l’intercetto si riferisca alla possibilità di telefonare e chiedere «scusi, per cortesia che vorrebbe per favore passarmi il pallone?» non ci è dato ancora sapere. Ai calciatori viene proibita anche la «marcatura a zona», felicità per i fan di ogni età del mitico Oronzo Canà e della sua bi-zona, e a calciatori e cestisti viene proposto di scendere in campo con pantaloncini muniti di tasche.
Oltre ai riscrittori dei regolamenti federali nel ventre della Regione Abruzzo, a quanto pare, abbiamo anche allenatori e stilisti. Secondo Oddo «è come dire che non si può giocare» mentre Gravina ha sottolineato che solo l’Ifab, su mandato della FIFA, può riscrivere le regole del calcio e che «il ministero dello sport ha emanato i protocolli per l’attività di base su indicazione del Comitato tecnico scientifico».
È questo solo l’ultimo capitolo delle travagliate disordinanze che hanno portato secondo alcune indiscrezioni persino a forti contrasti (via zappa, al secolo whatsapp) all’interno della Lega Abruzzo. Un mese fa tutta Italia si preparava alla «ripartenza»: in Abruzzo il plurale sarebbe obbligatorio perché tra una sera e una mattina è partita la corsa tra ordinanze, una corsa così frenetica che alcune non hanno fatto in tempo ad essere pubblicate e già erano state fatte circolare. Si sono contate sei disordinanze ma considerando anche le versioni mai giunte sul BURA, la gazzetta ufficiale della regione, forse il numero cresce ancora.
L’ordinanza numero 50, che era stata fatta circolare, era diversa da quella pubblicata sul BURA: erano state tolte la festa della mamma e quelle patronali di alcuni Comuni. Ricomparse nella numero 52, il governo aveva chiesto di aspettare il 18 maggio, ma l’ordinanza numero 51 si era concentrata sugli spostamenti nei comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore. disorientando molti cittadini, tra cui alcune attività della riviera pescarese, tra governo, regione e Comune. Da notare che gli ultimi due sono amministrati dagli stessi «partiti».
«Che politica è questa?» è il titolo di un articolo pubblicato il 13 aprile scorso e col passare delle settimane quasi siamo pentiti della domanda. Probabilmente è meglio non trovarla la risposta. In quell’occasione si pose attenzione anche all’annuncio dei sostegni economici da parte della Regione «per chi è in difficoltà» perché «nessuno deve essere lasciato solo». Un annuncio che scatenò la corsa ai manifesti, ovviamente solo online, perché l’attività di attacchinaggio non era prevista come essenziale dai DPCM del Conte, tra lo stesso proconsole, il suo partito e persino l’ex ministro degli interni. Il proclama era che i contributi governativi sarebbero stati maggiori e molto più rapidi (subito la parola chiave) di quelli governativi. Ci siamo permessi di mettere in discussione questa tempistica, facendo notare che l’iter faceva ipotizzare almeno un mese affinchè i soldi arrivassero subito agli abruzzesi in difficoltà.
Dopo trentadue giorni, ad inizio maggio, si era ancora in attesa di «emanare i decreti attuativi per le modalità di richiesta, assegnazione ed erogazione dei fondi», scrisse il consigliere regionale Domenico Pettinari del Movimento 5 Stelle. Diversa la posizione espressa dallo stesso Marsilio nelle stesse ore su facebook, in un post il proconsole il 6 maggio ha annunciato «oggi sono stati accreditati numerosi contributi per le famiglie in difficoltà. I bonus non ancora disponibili, saranno accreditati a breve sui conti correnti dei beneficiari» aggiungendo di avere l’intenzione di provvedere al rifinanziamento della legge per estendere il contributo a tutte le famiglie che hanno fatto domanda e che sono risultate idonee a ricevere il bonus». Sintesi: il mese era passato e qualcuno avrebbe dovuto aspettare, mentre altri erano rimasti fuori.
Tra gli assessori di maggior peso nella giunta regionale c’è Mauro Febbo, ex AN e da molti anni vero dominus di Forza Italia nella provincia di Chieti. In autunno (giorni da stabilire in data da determinarsi nei palazzi romani) il capoluogo teatino tornerà al voto per rinnovare il consiglio comunale. L’attuale sindaco (già vice sindaco con il MSI negli anni novanta) pare proprio che non si ricandiderà: Salvini vorrebbe imporre l’ex senatore ed ex AN Fabrizio Di Stefano e il PD appare più squadrato che mai. Prima del lockdown nazionale giravano tantissime voci di accordi sottobanco tra Renzi e Salvini nei palazzi romani: nella tenace Chieti si va oltre e si resiste anche alla pandemia mondiale. Nella totale incertezza del quadro esiste la possibilità di un possibile accordo – udite udite – tra Italia Viva, Forza Italia con l’assessore regionale ed esponenti del Partito Democratico cittadino.