Le mafie si infiltrano dove possono corrompere e si gestiscono ingenti fondi pubblici

INTERVISTA/SECONDA PARTE. L’espansione delle mafie della provincia di Foggia in altre regioni come l’Abruzzo, i collegamenti con i colletti bianchi e la politica sono tra i temi affrontati nell’intervista con Leonardo Palmisano.

Le mafie si infiltrano dove possono corrompere e si gestiscono ingenti fondi pubblici
Leonardo Palmisano, fonte: facebook

In Puglia sono presenti diversi sistemi criminali mafiosi, organizzazioni che si consolidano sul territorio e puntano a radicarsi anche in altri territori. Dopo aver analizzato le dinamiche a Bari e della società foggiana, in questa seconda parte dell’intervista che ci ha concesso, Leonardo Palmisano analizza le relazioni con il mondo economico e politico dei sistemi mafiosi della provincia di Foggia e la loro espansione. A partire dall’Abruzzo dove ci sono «alti consumi» di sostanze stupefacenti e viene gestita «una grande mole di denaro pubblico».  

Quali sono le dinamiche delle mafie pugliesi?  

«La prima mafia da citare è sicuramente la cosiddetta mafia del Gargano che ha una genesi diversa ma ormai intrattiene relazioni sempre più strette con il capoluogo. Ho maturato la convinzione, considerato che i comuni di Cerignola e Manfredonia sono stati sciolti per mafia, che i sistemi della provincia di Foggia guardano al capoluogo perché lì è ancora intatto il rapporto reciproco tra mafia e politica. L’espansione in altri territori della mafia foggiana non è molto importante perché in città ha già un mercato rilevante, è molto più rilevante lo sviluppo che le altre mafie della provincia di Foggia stanno avendo guardando per esempio ai rapporti con la ‘ndrangheta.

È evidente che la mafia di San Severo (che fa capo al boss Nardino) ha relazioni con famiglie importanti in Calabria e ha favorito la costruzione di relazioni tra calabresi e narcotrafficanti sudamericani sul proprio territorio, la mafia del Gargano ha relazioni con le mafie albanesi per l’importazione di marijuana. Tutti questi sistemi, da quello del promontorio a quello di San Severo, si stanno espandendo sulla costa adriatica centro-settentrionale puntando al controllo dello spaccio di stupefacenti. Sono presenti all’estero, dove si trovano anche i baresi, ovunque c’è la possibilità di reperire sostanze stupefacenti più chimiche che naturali. Possiamo fare l’esempio di Stati  come Olanda, Belgio, Lussemburgo, ovviamente la Germania e altri Paesi dove è già forte la presenza della ‘ndrangheta. Sono sistemi che vengono contattati per la loro capacità di istruirne altri, quello di Cerignola è specializzato nelle rapine ai portavalori per esempio, o per collaborazioni da sistemi gangeristici del nord Italia.

Cerignola e San Severo sono i luoghi in cui arrivano le automobili rubate per essere smantellate e inviate altrove, indicativo che hanno relazione con altri territori e controllano alcuni porti tra cui soprattutto quello di Manfredonia dove è ancora presente il clan Romito. Un clan importante, arrogante, che ha diversificato notevolmente i suoi interessi ed ha insieme ai clan foggiani grande capacità di relazione politica con sindaci e amministratori di vari comuni. Tutta la Capitanata tranne rarissime eccezioni è il luogo in cui le relazioni tra mafia, politica, impresa e apparati amministrativi sono più robusti che altrove». 

Come si sviluppa la loro espansione in altri territori?

«Questi sistemi criminali si infiltrano nei territori forti di grandi capacità economiche che investono per corrompere, dove la classe politica gestisce una grande mole di denaro pubblico – un esempio può essere l’Abruzzo – sono interessati a trasferirsi portando un’esperienza e un know how criminali. Una regione come l’Abruzzo non è immune da fenomeni corruttivi, la capacità mafiosa di intervenire con le proprie disponibilità economiche per corrompere e la disponibilità ad essere corrotti trovano così un punto d’incontro.

Questo è uno dei terreni che favorisce la penetrazione mafiosa, l’altro terreno è quello dello spaccio di stupefacenti – e anche qui possiamo fare l’esempio dell’Abruzzo dove ci sono alti livelli di consumo – fa entrare in contatto i sistemi criminali con pezzi importanti della borghesia soprattutto con lo spaccio di droghe come la cocaina, anche di pregio. Queste relazioni raramente si limitano solo allo spaccio e si evolvono su altri settori.

Regioni come l'Abruzzo non hanno un’autonomia economica dai fondi pubblici, la gestione degli affari è prevalentemente una gestione pubblica. È una dinamica simile a quella lucana, una regione che aveva una consolidata massoneria a capo delle spartizioni delle prebende pubbliche diventata col tempo a forte densità mafiosa favorita anche dalla pioggia di fondi pubblici.

Ovunque i fondi pubblici sostengono in maniera forte il sistema imprenditoriale - l’Abruzzo da sempre ha una forte capacità di spendere i fondi europei - è altamente probabile l’infiltrazione e l’interesse di sistemi criminali. Una penetrazione che avviene tramite imprese che non sono di proprietà mafiosa ma decidono di portarle nel tessuto economico.

Cantone intervistato sui sistemi camorristici qualche settimana fa ha dichiarato che le mafie sono già pronte ad accaparrarsi i fondi che arriveranno per la ricostruzione, anche europei, avendo già loro imprese. In una regione come l’Abruzzo ci sono già imprese che sono organiche alle mafie, approfittano dei fondi europei e sono dentro il sistema delle gare e degli appalti (o dei sub appalti) in diversi settori. L’Abruzzo è una piazza interessante per le mafie della provincia di Foggia perché c’è una forte domanda di sostanze stupefacenti, una qualche disponibilità ad essere corrotti (ovviamente non dappertutto ma comunque c’è) e portano un’esperienza di offerta di servizi (come il recupero crediti) che altri non hanno. La sensazione è che l’Abruzzo rappresenti per le mafie foggiane quello che per la ‘ndrangheta è stato la provincia di Bergamo.

Nella provincia lombarda la ‘ndrangheta è riuscita a guadagnarsi i favori delle imprese chiamata per alcuni servizi come la vigilanza dei cantieri fino alla mediazione tra imprese per il recupero crediti. È questo il motivo per cui la parte più evoluta del sistema criminale foggiano si sta spostando in altri territori, la provincia di Foggia è probabilmente la più povera d’Italia e quindi non hanno molte possibilità, invece quando superano il confine tra la Puglia e il Molise già la dimensione economica è diversa e ancor di più entrando in Abruzzo. Le mafie foggiane non possono espandersi a sud perché c’è un confine sotto il quale non hanno spazi e in Campania ci sono interessi camorristici, per questo stanno puntando alla penetrazione in Molise ed in Abruzzo. In quest’ultima regione gli spazi non sono totalmente liberi per la presenza di clan campani ma hanno portato esperienze capacità maturate in Puglia che altri non hanno».

Seconda parte/continua

 

Per approfondimenti:

- La mafia foggiana vive soprattutto con appalti e soldi pubblci