Le parole sembrano vuote ma sono come le conchiglie: dentro ci si può sentire e trovare il mare

ANTEPRIMA. Pubblichiamo la trascrizione di uno stralcio della videointervista alla docente e scrittrice Annalisa Giuliani sui tanti volti della violenza contro le donne, importanza della scuola e dei centri anti-violenza e sul necessario impegno civile e sociale. Nei prossimi giorni pubblicheremo la videointervista integrale.

Le parole sembrano vuote ma sono come le conchiglie: dentro ci si può sentire e trovare il mare

Il 10 dicembre, anniversario della firma della Dichiarazione Universale, è la Giornata mondiale scelta dall’assemblea Generale delle Nazioni Unite per i diritti umani. Ed è anche il giorno in cui la risoluzione della stessa Assemblea Generale fa concludere, legandosi alla Giornata che vi celebra, le settimane in cui a partire dal 25 novembre riflettere ed impegnarsi ad agire per l’eliminazione delle violenze contro le donne. Superate entrambe queste ricorrenze le violenze contro le donne restano sempre drammaticamente attuali, il numero di donne picchiate, abusate, uccise impone di riflettere, agire ed impegnarsi ogni giorno, senza guardare il calendario.

I tanti volti delle violenze contro le donne sono al centro di “Contrappunto a quattro voci”, il secondo libro della professoressa Annalisa Giuliani, docente presso l’Istituto Agrario di Scerni. 

Contrappunto a quattro voci, quali sono le quattro voci e come si incontrano e intrecciano nel libro?

«C’è la voce del ragazzo vittima di violenza assistita, della madre vittima di violenza domestica e altre due voci che rappresentano quel che può generare riflessioni su questo tema: l’indifferenza di chi conosce questi drammi ma non riesce ad aiutare e la cura di chi invece conosce ed esprime aiuto e com-passione, com-partecipazione al dolore. Ogni voce è in contrappunto con le altre, come in uno spartito musicale in cui ogni voce suona la sua melodia apparentemente senza collegamenti con le altre. Ed invece riescono poi a ricongiungersi per creare una  nuova armonia. È un libro sulla violenza domestica ma anche sulla speranza, di rinascita perché attraverso la cura e la com-passione è possibile costruire una speranza».

Prima di contrappunto a quattro voci aveva già pubblicato un altro libro, ce la racconta?

«Il mio primo libro è stato “L’Amore coniugato”, uscito nel 2017, semifinalista al premio John Fante. È nato in maniera casuale: avevo scritto un racconto – nato con amici quasi per gioco per partecipare al premio John Fante - che ha avuto una menzione al premio stesso nel 2013. Da lì ho iniziato a scrivere racconti con cui ho partecipato a vari concorsi in giro per l’Italia. Scrissi un racconto per un concorso a Varese il cui tema era “l’amore infedele”. Questo racconto fu premiato, chi lo lesse mi chiese se ci sarebbe stato un seguito. Sono venuti successivamente altri racconti, accorgendomi solo successivamente che si ricollegavano al primo e ne stavo continuando a raccontare la storia. Ad un concorso a Roma ho incontrato il presidente della giura, Sandro Bonvissuto. Un autore che invito a leggere, autore di due libri molto belli. Lui mi invitò a continuare a scrivere aggiungendo che se avessi pubblicato un libro si offriva per scriverne la prefazione. Continuai a scrivere racconti che costruirono la trama del libro “l’amore coniugato”, casualmente incontrai l’editore Iampieri che ha letto e apprezzato il testo e lo pubblicò. Con la prefazione di Bonvissuto. Un libro che parte dall’amore infedele ma vuole raccontare le varie sfaccettature dell’amore. Mentre in “contrappunto a quattro voci” racconto le sfaccettature di un amore malato e le varie declinazioni della violenza domestica, in questo primo libro ho raccontato le varie sfaccettature dell’amore, per un figlio, per il lavoro, in quel caso per un amante, per i libri, per lo studio. Anche in contrappunto c’è una storia che non trova un finale non drammatico, grazie anche all’amore di un insegnante per l’alunno e tra amiche. Quindi anche in questo libro tornano le varie sfaccettature dell’amore perché sono convinta che ciò che riesce ad aggiustare le cose è, appunto, l’amore intenso in senso ampio, la comprensione, la condivisione».

In questo momento sicuramente un importante auspicio e speranza per il futuro 

«I libri non possono modificare lo stato delle cose però chi li legge ed apprezza può trovare quella parola nella quale riconoscersi. Mi piacerebbe concludere con una frase di uno scrittore che amo particolarmente, Erri De Luca: le parole sembrano vuote, sono etichette da attaccare sulle cose per dargli un significato, ma sono come le conchiglie, ma dentro ci si può sentire e trovare il mare. L’augurio è quello di riappropriarci delle parole belle e diffondere quella gentilezza di cui abbiamo molto bisogno soprattutto in questo periodo storico».

NEI PROSSIMI GIORNI LA VIDEOINTERVISTA INTEGRALE

 

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