Le quarte mafie sono sempre lì anche se i riflettori emotivi sono spariti

Mafie foggiane e altri sistemi criminali, recenti operazioni delle forze dell’ordine documentano quel che è stato ed è. Ma dopo l’ondata d’inizio anno è calato il silenzio.

Le quarte mafie sono sempre lì anche se i riflettori emotivi sono spariti
fonte: La Via Libera

Sono passati solo sette mesi e una manciata di giorni dall’inizio dell’anno eppure son passate così tante ondate (e no, non ci si riferisce al covid) che parrebbero ere geologiche.

Tra le ondate di inizio anno abbiamo avuto i riflettori sulle mafie foggiane e pugliesi, gli attentati di inizio anno sembravano aver acceso riflettori, la loro pericolosità e struttura avevano conquistato persino l’attenzione della stampa internazionale. Cosa è rimasto di tutto questo?

Nulla, tutto spazzato via come scritte sulla sabbia pochi secondi prima di una mareggiata. Quali sono le scritte sulla sabbia e quali le mareggiate su queste pagine l’abbiamo argomentato, documentato e ripetuto a spron battuto ogni volta che ci è stato possibile. La sabbia dell’emotività del momento, del mettere cappelli falsi come una moneta da 3 centesimi sul secondo per meschini interessi di bottega e visibilità, la strumentalità delle chiacchiere per nascondere il vuoto del disimpegno reale. Le mareggiate sono quelle del compromesso, della complicità, del conformismo.

Un meme sui social o una dichiarazione generica e retorica in favor di telecamere, microfoni e taccuini sono facili e comodi. Approfondire, documentare, destrutturare, fare nomi, cognomi e soprannomi, non dare tregua a mafie e mafiette, clientelismi e capibastone, colletti bianchi e potentati richiede sforzi ed impegni. E vanno quindi scansati. Soprattutto in quella che vien definita «provincia», quando ci si deve mettere realmente la faccia, quando isolamenti, insulti, piccole vigliaccherie, interessi utilitaristici sono all’ordine del giorno.

Troppo facile declamare Falcone e Borsellino nelle scorse settimane, molto meno raccontare, fare nomi, metterci la faccia, di coloro che puoi incontrare ogni giorno, che possono darti voti e favori, che sono presenti nelle piazze e nei luoghi della quotidianità.

In questi sette mesi e una manciata di giorni la società foggiana e le quarte mafie non sono sparite, non si sono improvvisamente disattivate. Anzi. E la cronaca ha dimostrato ripetutamente la realtà reale e vera. Ha dimostrato con l’ennesimo agguato in terra laziale che le quarte mafie come una piovra (o, se si preferisce, la linea della palma di sciasciana memoria) hanno travalicato da tempo i confini regionali.

Si è fatto riferimento alle mafie pugliesi, che riciclano capitali e spacciano, sfruttano la prostituzione, investono in società ed immobili, anche per il recente agguato mafioso a Pescara. Nella regione in cui, nell’aprile dell’anno scorso, si scoprì che le organizzazioni criminali avevano coinvolto la città del Vasto nei loro traffici di rifiuti. E in cui le inchieste su vastese, pescarese e aquilano sono ormai un elenco sterminato. E lo dimostrano operazioni delle forze dell’ordine ed inchieste. Sulle bombe di inizio anno a San Severo nuovi arresti sono avvenuti nei giorni immediatamente successivi all’anniversario della strage di Via D’Amelio.

Ma quanti se ne sono accorti? Al di fuori dei confini locali pressoché nessuno o quasi. L’ultima documentazione della saldatura con sistemi criminali in altre regioni è di questi giorni. Quanti ci hanno acceso riflettori? La risposta è la stessa della precedente domanda. Pubblichiamo integralmente, per rompere la mareggiata del silenzio, i comunicati stampa su entrambe queste operazioni e i link ai nostri precedenti articoli del marzo scorso in cui si rimandano ai precedenti articoli, approfondimenti ed inchieste sulle quarte mafie. Queste mareggiate, questi silenzi, avranno armate ed eserciti di appartenenti, da parte nostra la diserzione è stata, è e sarà totale ed incondizionata.

 

Nella serata del 26 luglio, a seguito di una complessa ed articolata attività di indagine sviluppata, oltre che dalle tradizionali modalità investigative, anche attraverso sofisticati rilievi tecnico-scientifici, nonché mediante l’acquisizione di reperti sulla scena del crimine poi sottoposti ad operazioni di analisi di laboratorio presso il RIS di Roma, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Foggia, con il supporto altresì in fase di esecuzione dei militari della Compagnia Carabinieri di San Severo e dello Squadrone Carabinieri Eliportato “Cacciatori Puglia”, hanno dato esecuzione a due misure cautelari in carcere emesse, rispettivamente, a seguito della richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari - Direzione Distrettuale Antimafia, che ha anche diretto e coordinato le indagini sin dall’inizio dell’inchiesta, e di quella presso il Tribunale per i Minorenni di Bari, nei confronti dei presunti responsabili delle esplosioni degli ordigni micidiali avvenuti, nel Comune di San Severo, in successione, ad inizio anno. Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal Gip (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa), i reati contestati sono di tentata estorsione (per il solo maggiorenne), e del porto e detenzione illegale di materiale esplodente con l’aggravamento del metodo mafioso.

Ad essere colpiti della misura limitativa della libertà personale sono stati in particolare un uomo di 28 di Foggia ed un giovanissimo di 17 anni di San Severo. I due, lo scorso gennaio, secondo la prospettiva accusatoria (condivisa dal GIP ma da verificarsi nelle fasi successive con il contributo della difesa, a pochi giorni dall’inizio del nuovo anno, nel comune di San Severo, avevano posizionato e fatto esplodere due potenti ordigni, tra l’altro mescolati anche con altre componenti metalliche per aumentarne la micidialità, prima presso la profumeria “Afrodite” e poi, a distanza di pochi minuti, ripetendo di fatto le stesse azioni, anche presso la concessionaria d’auto “Romano”, provocando in questo modo gravi danni sia agli esercizi commerciali, sia ai veicoli parcheggiati in prossimità di tali siti ed anche gli edifici adiacenti, mettendo così in concreto pericolo l’incolumità pubblica.

I due, che avevano agito con il volto travisato e col favore della notte, con l’evidente obiettivo di intimidire ed indurre gli imprenditori vittime di tali azioni criminali a cedere ad una richiesta estorsiva, hanno fatto specificatamente ricorso ad esplosivi improvvisati contenenti bulloni e dadi metallici utili ad aumentarne il potere distruttivo ed offensivo, al fine così di provocare effetti micidiali in quanto in grado di cagionare gravi conseguenze fisiche, anche di natura letale, ad eventuali ignari passanti.

Questi violenti attentati, uniti a quelli di Foggia, avvenuti sequenzialmente ad inizio 2022, provocarono nella Capitanata, un senso di insicurezza sociale al punto tale da determinare, nei giorni a seguire, la presenza delle più alte Cariche istituzionali dello Stato riunitesi in un Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica tenutosi in Prefettura a Foggia per cercare di analizzare e fronteggiare tali eccezionali fenomeni delittuosi.

È importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, all’esecuzione della misura cautelare odierna, seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa degli indagati, la cui eventuale colpevolezza, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti.
 

Con l’operazione antimafia in questione, la DDA di Bari e i Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia, ancora una volta, hanno dato un’importante risposta - in termini di legalità e sicurezza - nel territorio della provincia di Foggia, a tutela dei cittadini ed in generale delle comunità a loro affidate dallo Stato, a riprova della grande attenzione costantemente rivolta alla Capitanata da parte delle Istituzioni.   

 

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