L'UOMO HA PAURA DELLA LIBERTÀ

Lottare per la libertà implica il liberarsi da una schiavitù imposta dall'esterno: "È un crimine lottare per ciò che è mio?". La risposta è semplice: non è un crimine ma un dovere. È un diritto e dovere dell'uomo in quanto essere umano con una propria dignità.

L'UOMO HA PAURA DELLA LIBERTÀ
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Essere apostolo della libertà al giorno d'oggi non è facile. In nessuna epoca lo è stato. Il concetto di libertà è un concetto che molti hanno teorizzato ma pochi hanno vissuto. Le parole di Gesmundo rappresentano quasi uno sfogo della propria anima che finalmente libera sé stessa da ogni tipo di costrizione, fisica o psicologica che essa sia. È proprio nei momenti di difficoltà che l'uomo del suo tempo riesce ad elevare l'io interiore in una dimensiona armonica, e forse utopica, lontano dalle futilità della vita terrena.

Lottare per la libertà implica il liberarsi da una schiavitù imposta dall'esterno: "È un crimine lottare per ciò che è mio?". La risposta è semplice: non è un crimine ma un dovere. È un diritto e dovere dell'uomo in quanto essere umano con una propria dignità.

Gesmundo parla di dovere assoluto nei confronti della libertà, di sottomettersi ad essa come un apostolo devoto, dedicare ad essa la propria esistenza: vivere per quel valore, morire per quel valore. Il confronto con la società moderna? Facile a dirsi: il "dovere assoluto" verso la libertà diventa "assoluto dovere" per chi si conforma e si omologa con le regole di vita quotidiane.

Potremmo dire che l'uomo moderno si è inserito così perfettamente nel meccanismo societario che ha finito col perdere inevitabilmente la conoscenza e la consapevolezza di avere una propria personalità unica e distinta.

Ha ceduto la propria coscienza a una mente menzognera e fallace invece di farla sua. Il dovere, le oppressioni, i canoni da seguire, l'omologazione, il perbenismo: niente di tutto ciò porterà l'uomo alla vera libertà.

Perché la libertà è così ambita ma quasi mai raggiunta? La verità è che l'uomo ha paura della libertà del prossimo, semplicemente perché se il prossimo è libero quest'ultimo non ha nulla da perdere. Nulla da perdere se non le proprie catene.

E quando non si ha nulla da perdere la libertà da una parte porta al necessario scontro ma dall'altra è l'unico valore in grado di garantire dignità all'animo umano.

Essere assoggettati al dovere implica una sottomissione spesso non voluta, mentre essere assoggettati alla libertà implica una scelta. Implica la volontà dell'uomo di spezzare le catene della schiavitù e di schierarsi per ciò in cui crede. 

Essere schiavi del dovere è la certezza di essere inferiori, essere liberi è la possibilità di essere migliori.

La libertà è il più alto dei valori, tutto ciò che l'uomo ha di prezioso, e il fatto stesso che l'uomo debba lottare per essa sottolinea che l'umanità ha fallito in quanto dovrebbe essere insita e far parte di ognuno di noi senza il necessario bisogno di riconquistarla. 

In fondo per quale motivo il concetto di libertà ci appare spesso così astratto ed estraneo? Il fatto stesso che alcune vite valgano più di altre è l'origine di tutto il male che esiste nel mondo. La diversità e l'oppressione creano la schiavitù e quindi la dovuta riconquista della libertà, ma combattere per essa rimane e rimarrà per sempre un diritto e un dovere. 

Non parlare in favore della libertà vuol dire accettare la schiavitù: essere neutrale significa aver accettato di essere l'oppressore. In un mondo ancora diviso fra oppressori e oppressi forse però tutto ciò neanche stupisce in quanto l'uomo medio si è abituato alla "normalità" in cui vive.

Personalmente ritengo che la forma di espressione più forte di qualsiasi altra cosa è la parola. La parola deve saper essere usata: può riscattare, può opprimere o ancora peggio può insegnare l'odio.

Ma quando la parola è per la libertà, è in quel momento che la parola diventa eterna. 

Ne sanno qualcosa individui del calibro di Malcolm X, Martin, il Che, Huey Newton e le Black Panthers, che nonostante le conseguenze hanno appreso il vero valore della vita e hanno riscattato sé stessi dalla peggiore delle schiavitù, ovvero quella mentale, consegnando valori su cui riflettere alle generazioni future a rischio della propria vita.

"Perché sto morendo per vivere quando in realtà sto soltanto vivendo per morire?". Se l'uomo teme la morte, in fondo teme anche di conquistare la libertà: il corpo probabilmente smetterà di funzionare ma alcuni ideali vivranno per sempre. 

Francesco Pio Del Ciello,
V A liceo classico ISIS Majorana-Fascitelli di Isernia
 
Opera tratta dal testo VIA TASSO, la disumanità occultata.
A cura di Angelica Zappitelli (docente di lettere), con la collaborazione di Valeria Garofalo, edizioni Qualevita, collana «Viva la Scuola!», giugno 2020