Quando il Teatro si trasforma in specchio della Vita

Il Colonnello Carlo Calcagni sul palcoscenico del Teatro Sociale di Soresina: smascherare i personaggi per far emergere le persone.

Quando il Teatro si trasforma in specchio della Vita

Una cornice meravigliosa quella che ha accolto e ospitato lo scorso venerdì 31 marzo il Colonnello del Ruolo d’Onore dell’Esercito Italiano Carlo Calcagni, per un evento dal titolo Il Colonnello più forte dell’uranio, organizzato dalle Associazioni AgriCult e Aido, con la moderazione della prof.ssa Giuseppina Rosato.

 

Come in un caloroso abbraccio, formato dai diversi ordini dei palchi laterali e dalla platea del Teatro Sociale di Soresina, ci si è uniti attorno al Colonnello Calcagni, che dal palco ha trasportato le menti e i cuori dei presenti nei meandri delle sue traversìe e difficoltà, con le numerose burrasche affrontate e che continua quotidianamente ad affrontare, solcando i mari tempestosi della propria vita.

 

Il racconto vivido, a tratti sofferto, duro, travagliato del Soldato – devoto servitore dello Stato e della Patria –, dell’Atleta – campione supertitolato, superdecorato e fregiato di medaglie e onorificenze –, dell’Uomo – affettuoso figlio e amorevole padre –  che è il Colonnello che non si arrende mai, ha ammaliato, incantato, affascinato il folto pubblico, ma, per alcuni versi, lo ha fatto anche rabbrividire, rammaricare, indignare. Nella vita di Carlo profonde notti – la malattia devastante, l’indifferenza delle Istituzioni, un silenzio assordante che grida giustizia e rivendicazione di diritti legittimi per tutte le Vittime del Dovere – si alternano a sprazzi di luce abbagliante e luminose albe – l’amore autentico dei propri cari, il profondo calore, le attestazioni di stima e ammirazione da parte delle tantissime persone che incontra sui suoi sentieri e che gli dimostrano gratitudine e riconoscenza per quanto riesce a veicolare con il suo essere ed il suo fare, animato com’è da una ferrea volontà e perseveranza nel valorizzare ogni attimo della vita che ci è data, come prezioso dono, nonostante tutto e tutti.

 

Quel rosso vivo del velluto delle poltrone, come dei tendaggi, sembravano riecheggiare l’energia, la vitalità, la forza, il vigore delle parole di Calcagni, che ora carezzavano ora, invece, scalfivano e graffiavano gli animi della gente.

Avremmo bisogno di una memoria viva, che si traducesse ogni giorno in responsabilità e impegno.

Dovremmo trasformare la memoria del passato in un’etica del presente, dal momento che la memoria è un processo continuo, per ricordare il passato affinché ciò che è successo non capiti più. I morti e le vittime del dovere dovrebbero essere un punto di riferimento, un esempio per sviluppare il senso della comunità e per aprirsi verso una mentalità nuova.

 

Ed, invece, proprio in questi giorni Londra ha dichiarato che fornirà a Kiev munizioni anticarro perforanti all’uranio impoverito!!!

 

La celeberrima lezione di Cicerone sull’historia magistra vitae risulta completamente sovvertita, obliata, annullata!

“La vita, mia cara, è un palcoscenico dove si gioca a fare sul serio”. Questo estratto, tratto dal dramma più famoso di Luigi Pirandello "Sei personaggi in cerca d’autore", rimarca la concezione della vita come teatro, teatro delle maschere, in un continuo contrasto tra apparenza e realtà, verità e finzione, persone e personaggi, insomma, una considerazione della vita come “una pupazzata”.

 

Calcagni, nel suo accorato racconto-testimonianza, ha delineato questo “teatro delle maschere”, fatto di finzioni, falsità, inganni, stravolgimenti, travisamenti, manipolazioni, alterazioni, in cui vari personaggi hanno rinunciato ad essere persone. Una pupazzata in cui la menzogna ha prevalso sulla verità, in cui le Forme hanno preso il posto della Vita.

Ma, da quel “palcoscenico-vita” del Teatro Sociale di Soresina il Colonnello Calcagni ha dimostrato come la sua vita non sia un gioco a fare sul serio, bensì un allenamento costante per una seria lotta, una coscienziosa sfida, una puntuale “corsa in bici” quotidiana, senza MAI ARRENDERSI, per riuscire a far ammettere a quei personaggi, trasformatisi finalmente in persone, la vera Verità.

 

 

 

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