Più grande è la lotta più glorioso sarà il trionfo…

Un CAMPIONE DI SPORT E DI VITA dialoga con gli studenti: il Col. Carlo Calcagni ospite presso l’IISS “Fermi” di Lecce e il Liceo “De Ruggieri” di Massafra

Più grande è la lotta più glorioso sarà il trionfo…

Lo spazio molto spesso diventa metafora del costruire.

Esso dovrebbe essere considerato a tutti gli effetti come una risorsa educativa, non solo in quanto accoglie e orienta i processi educativi, ma anche perché veicola e sostiene i processi di crescita sia sul piano individuale che su quello collettivo.

 

 

Ebbene, proprio due spazi degni di nota – l’Aula Magna dell’IISS “Enrico Fermi” di Lecce e l’Auditorium del Liceo “Domenico De Ruggieri” di Massafra, in provincia di Taranto – nelle due giornate di martedì 14 e mercoledì 15 febbraio si sono configurati come un’efficace metafora del costruire: costruire conoscenza, costruire consapevolezza, costruire coscienza critica di giovanissimi e giovani studenti in un incessante cammino di crescita e formazione.

 

Due prosceni, due contesti, due sostrati diversi, che hanno ospitato il medesimo protagonista: il Colonnello del Ruolo d’Onore dell’Esercito Italiano Carlo Calcagni.

 

Il “Mai arrendersi” di questo campione di Sport e di Vita – non più solo un motto, ma un vero e proprio stile di vita –  è stato il Leitfaden di entrambi gli eventi, rivelatisi due lezioni di etica e filosofia morale, due lezioni di cittadinanza attiva, due campi arati per semi di coraggio, fiducia, speranza, amore per la Vita, nonostante tutto e tutti.

 

Presso l’Istituto leccese, inoltre, l’emozionante incontro di studenti e docenti con il Colonnello Calcagni ha concluso il ciclo “Dialogando con il Fermi: Sport, Emozioni e Crescita” .

In tale circostanza, l’intervento del Presidente del Panathlon Club Lecce, dott. Ludovico Malorgio, ha avallato ulteriormente lo spessore educativo, formativo, pedagogico dell’evento, ergendo così lo Sport a veicolo di valori morali e sociali, individuali e collettivi.

 

LUDOVICO MALORGIO, PRESIDENTE DEL PANATHLON CLUB DI LECCE, CAVALIERE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

Questa la motivazione dell’onorificenza:

“Giornalista di specchiata professionalità, addetto stampa emerito della Provincia di Lecce, apprezzato e attivo Presidente del Panathlon Club Lecce”.

Laureato in Scienze Naturali, da 40 anni collaboratore da Lecce del Corriere dello Sport, attivamente impegnato nel Panathlon sin dal 1981 (Presidente dall’ottobre del 2002), Ludovico Malorgio è vice Governatore dell’Area 8 del Distretto Italia P.I. e Consigliere U.S.S.I. Puglia. Nel 2019 gli è stata conferita la Stella d’Argento al Merito Sportivo del CONI.

 

Intervento del dott. Ludovico Malorgio

Sono il Presidente del Panathlon Club di Lecce.

Ci siamo costituiti nel 1956 e operiamo nel territorio provinciale con l’obiettivo di:

- promuovere l’ideale sportivo;

- diffondere un’idea dello sport come strumento di formazione dell’uomo;

- affermare il fair play, inteso come rispetto delle regole e dell’avversario, come impegno di lealtà tra competitori.

A questo scopo, 30 anni or sono, il Panathlon istituì il “Premio Fair Play”, che si assegna in tutti i club del mondo.

Possiamo asserire con fermezza che, se praticato in modo corretto, in nome della lealtà, del rispetto, della correttezza, del fair play appunto, lo SPORT sia un valore individuale e tutti dobbiamo impegnarci perché esso si affermi come valore assoluto, racchiudendo la dignità, l’onestà, la fedeltà, la generosità, la solidarietà, la libertà, la democrazia, la moralità, l’impegno sociale, che consideriamo valori collettivi.

Conoscevo già Carlo Calcagni – almeno la sua storia in generale, la sua vita mi erano note –, ma recentemente ho avuto il privilegio di approfondirne personalmente la conoscenza, perché il Panathlon, di cui sono Presidente, gli ha conferito il “Premio Fair Play alla promozione dello sport 2023”.

 

È un premio che annualmente assegniamo a personalità sportive del territorio che si sono distinte, con impegno e sacrificio, per promuovere lo sport sano ed hanno raggiunto traguardi importanti  nella loro carriera sportiva (Premio alla carriera).

 

Parlando del “nostro” Colonnello, devo dire che durante la manifestazione del Premio Fair Play – che tenemmo proprio in questo Istituto scolastico nel mese di novembre – ebbi modo anch’io di conoscere meglio Carlo, di apprendere più a fondo particolari della sua vita, le ingiustizie subite, dopo aver donato tutto se stesso al suo lavoro di Ufficiale pilota dell’Esercito Italiano, che ha sempre inteso come una missione.

 

Come è accaduto a me, credo che anche voi, dopo aver ascoltato la sua storia, siate rimasti colpiti dal sacrificio, dalle sofferenze, dalle terribili conseguenze che Carlo ha dovuto e deve sopportare per aver messo in pratica, coerentemente con la sua missione militare, ma soprattutto con il suo modo di essere Uomo, i princìpi di generosità, solidarietà  e impegno sociale, oltre ogni limite richiesto dal ruolo professionale che ricopriva.

 

Nelle sue missioni ha soccorso e messo in salvo centinaia di civili e militari, tanti bambini, sempre con grande spirito di abnegazione e altruismo, mettendo a repentaglio la sua stessa vita, senza paura, forse anche senza prestare particolare attenzione ai rischi che correva.

 

A questo punto, vi chiedo e mi chiedo se Carlo Calcagni, il Colonnello del Ruolo d’Onore dell’Esercito Italiano, non sia l’autentico interprete di quei valori assoluti che sono propri dello sport come la lealtà, il rispetto delle regole, il fair play e dei valori collettivi propri dell’uomo e del cittadino esemplare, quali la dignità, l’onestà, la fedeltà, la generosità, la solidarietà, la libertà, la moralità, l’impegno sociale e, aggiungerei, la democrazia.

Certamente sì!

 

Carlo ha trovato proprio nello sport lo strumento per esaltare quei valori di cui è depositario e portatore.

Ma, non solo. Lo sport, infatti, è diventato parte integrante della sua vita ed è il motore che lo anima mentalmente e fisicamente.

Il motto di Carlo, che si configura come un vero e proprio stile di vita, è “Mai arrendersi” e per lui la parola vale; infatti, non si è mai arreso.

Ha contratto gravi patologie, croniche, degenerative ed irreversibili, con una invalidità permanente del 100%, durante una missione di pace nei Balcani, assolvendo “solo” il proprio dovere per la sua amata Patria, salvando vite umane.

 

Riporto la frase che pronuncia spesso con fierezza:

“La malattia mi ha distrutto, ma non mi ha sconfitto, proprio perché non mi sono arreso! La mia sopravvivenza dipende dall’amore per i miei figli, dalla straordinaria forza di volontà e dalla resistenza fisica sviluppata grazie allo sport. Le terapie mi permettono di sopravvivere, ma è lo sport che mi fa VIVERE veramente!”

 

Carlo Calcagni è un “eroe” dei nostri giorni.

È stato capace di “trasformare le sue fragilità in un punto di forza per affrontare, in modo esemplare, una terribile malattia” proprio grazie alla sua forza d’animo, al suo indomito coraggio, grazie ai valori che sono propri dello sport che, come dicevo prima, ha esaltato con l’azione sul campo e che continua a vivere e promuovere, soprattutto tra i giovani, con indefesso impegno quotidiano.

 

Quando il Panathlon lo ha premiato, riconoscendogli qualità morali superiori al comune, Carlo ha dichiarato:

“Tra centinaia di premi che ho ricevuto, questo è l’ultimo solo in ordine di tempo, ma mi emoziona profondamente, perché arriva dal popolo che non mi deve nulla. Ci sono, invece, quei riconoscimenti che dovrebbero arrivare dalle Istituzioni, perché meritati sul campo, ma che io non ho mai avuto, nemmeno una medaglia di cartone riciclato, nonostante abbia dato lustro all’Italia durante la missione internazionale di pace nei Balcani, salvando varie vite, tra cui quella di un bambino di due mesi, che solo tre anni fa ho scoperto essere vivo e figlio di italiani che vivono in Abruzzo. Ho potuto parlare con lui: un momento di straordinaria commozione”.

 

Lo sport è vita: aiuta a crescere, a maturare ed è un grande strumento di formazione umana oltre che fisica.

Ce lo dimostra quotidianamente Carlo Calcagni, plurimedagliato campione paralimpico.

È una verità incontrovertibile: un bravo sportivo è anche un bravo cittadino, perché lo sport  abitua al sacrificio, alle rinunce e rende forti in tutti i sensi.

 

Concludo con questo augurio: siatene sani e meravigliosi interpreti!

                                                                                                          

“...Testimonianza emozionante...” , “...grande personalità...”, “...grande esempio...”: sono solo alcuni dei commenti dei presenti.

Carlo Calcagni ha raccontato la sua storia ad una platea silenziosa e attenta: dall’amore per la divisa alla passione per lo sport agonistico, che lo ha visto per 17 volte vincere il titolo di campione italiano di ciclismo su strada; mai battuto, “invictus”, nei campionati italiani interforze, con la maglia dell’Esercito Italiano e premiato, nel 2001, dal Capo di Stato Maggiore della Difesa proprio come miglior atleta dell’Esercito Italiano.

 

Ma nel 2002 la sua vita, in un attimo, repentinamente cambia: avverte uno strano affaticamento, si sottopone a visite ed esami e scopre  una gravissima contaminazione da metalli pesanti. Il suo organismo si è ammalato in maniera irreversibile, con conseguenze devastanti e invalidità permanente, che le stesse Commissioni mediche ospedaliere militari accertano, verificano e riconoscono “dipendenti da causa e fatti di servizio” per l’attività svolta durante la missione internazionale di pace nei Balcani, dove Calcagni è stato “verosimilmente esposto a uranio impoverito”, come riporta a chiare lettere il verbale della CMO di Bari, datato 10 marzo 2005.

 

Cardiopatia, mielodisplasia, polineuropatia cronica, degenerativa ed irreversibile con Parkinson, sensibilità chimica multipla, fibrosi polmonare con insufficienza respiratoria ed ipossia tissutale lo costringono ad affrontare estenuanti terapie quotidiane e frequenti interventi salvavita: “Superata la soglia dei 300, ho smesso di contare i punti di sutura ...” – racconta con voce accorata.

Soltanto una ferrea determinazione e lo sconfinato amore per la vita e per lo sport gli consentono di continuare a vivere, allenarsi e conquistare nuovi titoli e medaglie, nonostante il dolore sia diventato un compagno onnipresente.

 

Carlo Calcagni scuote le coscienze e sollecita gli studenti a non sprecare un solo attimo della propria vita, così come ad avere fame di conoscenza ed a non aver paura di chiedere aiuto, che non è un atto di debolezza, ma di assoluto coraggio.

 

Nel 2015 riceve il premio Internazionale “Don Pino Puglisi” per il suo costante “donarsi agli altri senza nulla chiedere”, come ricorda la motivazione dell’assegnazione.

Dignità, Determinazione, Amore verso il prossimo, Coraggio, Sacrificio e Speranza  sono le componenti  dell’indole di quest’uomo.

 

“Le medicine mi fanno sopravvivere, ma è lo sport che mi tiene in vita”: Calcagni lo ripete più volte, mentre studenti e docenti applaudono, commossi, in una standing ovation, l’Uomo, l’Atleta, il Sognatore, il Campione di tutti ed in tutti i sensi.

 

 

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