Regressione suicida, il nuovo libro di Salvatore Massimo Fazio

Quello che colpisce fin dai primi capitoli è la naturalezza con cui l’autore descrive il teatro della politica sociale, facendo riferimento a Emil Cioran, filosofo rumeno tra i più influenti del XX secolo e Manlio Sgalambro filosofo, poeta, saggista e cantautore italiano. Il libro potrebbe essere definito un’analisi perfetta del pensiero e del valore che smonta con lucidità e coerenza ogni dubbio in merito. Una visione assoluta sul vissuto di ogni male, anche non intenzionale, ma così sostanzioso in ogni sua presenza quotidiana.

Regressione suicida, il nuovo libro di Salvatore Massimo Fazio

di Maggie Van Der Toorn

Stanca dei miei pensieri, e di quell’alone di superficialità che circonda l’interesse globale mi sono avventurata in una lettura che porta radici profonde: Regressione Suicida dell’abbandono disperato di Emil Cioram e Manlio Sgalambro  di Salvatore Massimo Fazio. 

Per entrare meglio nel fulcro dello scritto occorre prima conoscere l’autore. Salvatore Massimo Fazio, nato a Catania, è un filosofo, scrittore, pittore, psicopedagogista e pedagogista clinico. Si laurea con una tesi di Estetica presso l’università degli Studi di Catania dal titolo “Cioran e Sgalambro: un confronto”. Dello stesso Sgalambro, conosciuto casualmente a una cena, viene definito il discepolo. Esordisce nel 2005 con “I dialoghi di Liotrela. L’albero di Farafi o della sofferenza”, mentre nel 2009 esce il racconto “Villa Regnante”, che vince il primo Premio del concorso nazionale “Segni d’amore”, a cui segue “Insonnie. Filosofiche, poetiche, aforistiche” (2011). Nel marzo del 2013 viene insignito a titolo di fondatore  del nichilismo cognitivo, assieme al cofondatore Davide Bianchetti.

Quello che colpisce fin dai primi capitoli è la naturalezza con cui l’autore descrive il teatro della politica sociale, facendo riferimento a Emil Cioran, filosofo rumeno tra i più influenti del XX secolo e Manlio Sgalambro filosofo, poeta, saggista e cantautore italiano. Il libro potrebbe essere definito un’analisi perfetta del pensiero e del valore che smonta con lucidità e coerenza ogni dubbio in merito. Una visione assoluta sul vissuto di ogni male, anche non intenzionale, ma così sostanzioso in ogni sua presenza quotidiana. «L’essenza del pensiero cioraniano è lo scetticismo. Ma non si tratta di scetticismo in senso classico; la sua non è una logica scettica, alla Pirrone, per esempio, o alla Hume. Cioran possiede una lucidità scettica che è come una sorta di potere della visione. E’ così che lo scetticismo nichilista e mistico a un tempo di Cioran si alimentano nel piano ella temporalità storica, prima che compiersi nel piano della gnosi metafisica del nulla.»

Viene da chiedersi: ma allora perché regressione suicida? Dai capitoli emerge una visione dell’umanità priva di valore, con un rifiuto del proprio io, indotto da un flusso incalzante. Sembra che l’ostinazione degli atti e delle parole inducono ad un inevitabile affossamento dell’intelletto che commuta in una specie di pigrizia universale. La lettura è una chiara chiave di istigazione alla riflessione, un urlo di apparente onnipotenza e di constatazione allo stesso tempo del bisogno di rinascere. Un testo coinvolgente che porta a riflettere anche sulle illusioni della speranza e del potere di esse esercitate. L’opera  è un tentativo di sintetizzazione attraverso il confronto filosofico, che riguarda anche l’effetto della cultura e dell’arte in fuga dalla bellezza. Una battaglia di pensieri paralleli che rispecchiano il nichilismo, come lo spirito del tempo, tenendo sempre a mente le sue origini. L’autore dona al lettore la sua importante testimonianza con equilibrio senza presunzione, offrendo l’opportunità di accedere ad un gemellaggio di coscienza in ogni sua riflessione.

Un saggio che fa bene alla mia ignoranza, al mio essere, al mio stare al mondo e per vederlo in una prospettiva nuova, insolita, più realista e umana.