Trattativa Stato-mafia: torna a deporre Maria Teresa Principato

VICENDA NAPOLI. Al processo d'Appello che si sta svolgendo a Palermo sulla Trattativa Stato-mafia, ha deposto l'ex procuratore aggiunto Maria Teresa Principato, già ascoltata dai pm nel primo grado dello stesso processo. Alla teste è stata sottoposta una nota che la informava sulla perquisizione del materiale sottratto a Giovanni Napoli, fedelissimo di Bernardo Provenzano arrestato nel novembre del 1998.

Trattativa Stato-mafia: torna a deporre Maria Teresa Principato
Maria Teresa Principato, ph RaiNews

Mentre alcuni punti fermi raggiunti con la sentenza di primo grado sul processo Trattativa Stato-mafia vengono messi nuovamente in discussione, a Palermo sta andando avanti il processo d'Appello. Nell’udienza del 3 maggio, è stata ascoltata come teste la dottoressa Maria Teresa Principato, ex procuratore aggiunto di Palermo che nel 1998 si occupò delle indagini su Giovanni Napoli.

Costui era un veterinario che si occupava della latitanza di Bernardo Provenzano ed era il referente mafioso del boss a Mezzojuso. Napoli fu arrestato la notte del 10 novembre 1998, nell’ambito di un’inchiesta sui rapporti tra imprenditori e il padrino corleonese.

Nella perquisizione conseguente all’arresto, furono sequestrati tre telefoni cellulari, alcuni floppy disk, un rilevatore di microspie e, in una fase successiva, anche un computer. L’anomalia su cui si interroga la Procura risiede nel fatto che parte di quel materiale sequestrato è stato poi restituito alla moglie dell’arrestato. Un particolare abbastanza inedito per un'indagine di tale portata.

Proprio su questa questione specifica sono stati già ascoltati, nell’ambito del processo, i due sottufficiali del Ros, Sebastiano Serra e Pasquale Gigliotti, che si occuparono materialmente della perquisizione, sebbene le loro testimonianze non abbiano del tutto chiarito le circostanze del sequestro e della restituzione del materiale a Giovanni Napoli.

Alla dottoressa Principato, all’epoca titolare dell’indagine, è stata sottoposta una nota del capitano (oggi colonnello) Michele Sini, responsabile di quelle operazioni, con la quale la si informava della restituzione di tre telefoni cellulari e del rilevatore di microspie. L’ex procuratore aggiunto, per altro già ascoltata nel primo grado del processo sulla Trattativa Stato-mafia, nel marzo del 2017, ha dichiarato di non ricordare la presenza di un rilevatore di microspie, di cui “stranamente” si parla solo all’ultimo rigo, e ha sostenuto l’anomalia dell’operazione rispetto al suo metodo di indagine.

La dottoressa ritiene che la restituzione sia stata fatta “senza la mia autorizzazione” e di essere stata messa al corrente “solo a restituzione avvenuta”, fatto “dolosamente contrario” alle sue abituali disposizioni in casi analoghi e distante da quello che era il suo metodo di azione.

Mi sorpresi del fatto che gli oggetti acquisiti nel corso della perquisizione a casa di Giovanni Napoli fossero stati restituiti senza una mia autorizzazione”.

Maria Teresa Principato, pur non ricordando nel dettaglio, a distanza di oltre vent’anni, tutti i passaggi di quell’indagine, sostiene di non aver mai dato al Ros l’ordine di restituzione del materiale sequestrato a Napoli.

Il colonnello Sini, che pure doveva essere ascoltato nell’udienza del 3 maggio, ma impossibilitato a farlo per motivi di salute, sarà sottoposto a esame nell’udienza del 10 maggio, in modalità a distanza.

Il calendario della fase dibattimentale resta invece per ora invariato: la prima udienza della requisitoria è fissata al momento al 17 maggio, ma potrebbe esserci uno slittamento di una settimana.

Nella prossima udienza avremo informazioni più dettagliate anche sulla calendarizzazione della discussione. L'audizione del colonnello Sini sulla vicenda dell'arresto di Napoli dovrebbe essere l'ultima tappa di questa prima fase del processo.

 

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