«Tutelate tutti i lavoratori»

La Fiom denuncia: «I manutentori negli ospedali molisani non hanno in dotazione i dispositivi di protezione individuale». La categoria è sul piede di guerra, chiesto l’aiuto delle istituzioni locali. «Questi lavoratori – spiega il sindacalista Falcone – non possono scioperare, il loro servizio è di fondamentale importanza».

«Tutelate tutti i lavoratori»
Image by Silas Camargo Silão from Pixabay

In Molise ci sono settantasette lavoratori che chiedono di essere tutelati. Da una nota, firmata dal segretario generale della Fiom, Giuseppe Tarantino, si apprende che «giungono segnalazioni da parte dei lavoratori di diverse realtà aziendali, chiamati a garantire i servizi di stretta necessità per la cittadinanza in questo particolare periodo emergenziale, che lamentano l’applicazione delle normative emanate negli ultimi giorni». La denuncia è stata inoltrata al prefetto e al questore di Campobasso, all’Asrem, al comando provinciale dei carabinieri, al presidente della Regione Molise e ai consiglieri regionali molisani.

Il sindacato chiede la corretta applicazione delle norme e dei protocolli, «per garantire la sicurezza nell’esercizio della propria attività lavorativa». Ma chi sono questi lavoratori? Di cosa si occupano? Cosa lamentano?

 

Lo abbiamo chiesto a Gianluca Falcone, componente della segreteria della Fiom Cgil Molise. «Le persone da tutelare lavorano presso l’ospedale di Isernia, Venafro, Campobasso e Termoli. Sono 77 lavoratori, parliamo quasi di una piccola fabbrica».

 

Di cosa si occupano precisamente questi lavoratori?

«Manutenzione di impianti, manutenzione elettrica, idraulica e ascensori. Sono una parte importante per far funzionare la struttura sanitaria».

 

Qual è la situazione di questi lavoratori impiegati nel settore sanitario?

«Questi lavori sono in appalto con tutti i contratti in proroga e sono sei ditte che lavorano dislocate per i vari presidi. Attualmente non sono forniti di giusti Dpi (dispositivi di protezione individuale) perché non fanno lavorazioni semplici ma vanno in giro anche per i reparti dell’ospedale, dove si trovano a fronteggiare situazioni che non sono proprio normali e, quindi, hanno bisogno di un certo tipo di protezione. Secondo le norme, l’azienda deve entrare nel reparto, rendersi conto del problema, in questo caso il virus, e fornire ai lavoratori le protezioni adatte».

 

Ovvero?

«Mascherine di un certo tipo, perché le mascherine sono catalogate a seconda del potere di infiltrazione. Loro sono forniti, invece, di mascherine usa e getta che non servono praticamente a niente. Hanno pochi mezzi, magari le aziende per risparmiare danno una mascherina per sempre, mentre questo dispositivo dopo otto ore di lavoro deve essere sostituito. Hanno bisogno di guanti monouso per non toccare niente all’interno dell’ospedale. Questi sono i problemi.»

 

Stiamo parlando di lavoratori che non possono stare a casa?

«Devono lavorare per forza. Anche in caso di sciopero dei metalmeccanici, comunque sono precettati. Bisogna garantire il presidio con persone, anche con la reperibilità. Addirittura a Campobasso c’è una caldaia che prevede l’uso, 24 ore su 24, di manutentori. Questi lavoratori sono essenziali per far girare tutta la “baracca”».

 

Ad oggi, la loro sicurezza non è garantita?

«Esattamente. Le aziende che hanno in appalto questo genere di lavoro devono garantire ai lavoratori le giuste misure di sicurezza. Stiamo scrivendo a tappeto, facendo presente, soprattutto al prefetto, colui che rappresenta lo Stato, che esistono problematiche serie e, al contrario di altri lavoratori, non ci possiamo fermare. La Fiat si può fermare, ad esempio, ma servizi del genere dentro gli ospedali vanno tutelati in un certo modo».

 

Avete ricevuto risposte?

«No. Abbiamo interpellato le istituzioni del territorio, tra cui l’Asrem che è anche committente. Aspettiamo riscontri».

 

E se non dovessero arrivare?

«L’unica arma che abbiamo è denunciare questa situazione. Le autorità competenti sono deputate al controllo e al rispetto anche di un accordo fatto tra sindacati, parte datoriale e Governo riguardo alla sicurezza e alle procedure da seguire».