Coronavirus, fermo produttivo alla Sevel di Atessa

Stop dal primo turno del 18 marzo fino a domenica 22 marzo nello stabilimento in provincia di Chieti, l'annuncio è arrivato in serata al termine di una giornata segnata dallo sciopero per le condizioni di sicurezza. Esultano Slai Cobas e USB.

Coronavirus, fermo produttivo alla Sevel di Atessa

Sospensione delle attività dal turno C (notturno, con inizio alle 22.15) di oggi e ripresa lunedì 22 marzo con il primo turno alle 5.45. L'annuncio è arrivato in serata dalla Sevel di Atessa.

Dopo il fermo nei giorni scorsi e le forti proteste di lavoratori e sindacati, che avevano espresso forti timori per la sicurezza e la salute in fabbrica e nel trasporto in autobus, come abbiamo documentato negli articoli dei giorni scorsi, la società italo-francese aveva annunciato la ripresa del lavoro con il turno notturno ieri.

Una notizia che aveva scatenato forti malumori tra i lavoratori e la reazione di Slai Cobas e Usb con la proclamazione dello sciopero da parte di entrambi. Un'azione forte di protesta che non si era fermata alla sola Sevel, coinvolgendo anche le aziende dell'indotto Isringhausen e Ma.

«I lavoratori non sono carne da macello» l'attacco dei rappresentanti dello Slai Cobas con l'annuncio che nella giornata di oggi l'attività della fabbrica «è stata paralizzata grazie alla mobilitazione» indicatore che i timori e le proteste dei lavoratori non è stata placata dalla firma del protocollo nazionale e dalle rassicurazioni avute. E quindi l'attività lavorativa, ha ribadito il sindacato di base, va fermata nella Sevel e nelle aziende dell'indotto per «tutelare gli operai e le loro comunità di provenienza come avvenuto negli altri stabilimenti FCA italiani ed europei» a causa dell'emergenza sanitaria dovuta al diffondersi del covid19.

Posizione assunta anche dall'Unione Sindacale di Base secondo cui la partecipazione allo sciopero è stato un segnale importante con i lavoratori che «hanno svolto la loro parte» per la sicurezza personale, dei propri congiunti e degli oltre 500 interinali presenti in fabbrica. In questo periodo è previsto il picco dei contagi ed è importante rimanere in casa ed evitare assembramenti ricorda il rappresentante dell'USB Fabio Cocco e quindi è impensabile e incomprensibile come un'azienda con 6000 dipendenti possa continuare ad essere attiva nonostante non produca beni di prima necessità.

In serata la svolta con il nuovo stop fino al 22 marzo. Immediata la reazione dello Slai Cobas che, in una breve nota diramata, ha sottolineato che l'adesione allo sciopero nel pomeriggio è stata dell'80% e che i lavoratori hanno ribadito l'importanza della salute e della sicurezza e quanto è importante «lo strumento dello sciopero». Gli operai hanno avuto ragione con una coraggiosa astensione in massa dal lavoro e la determinazione che ha sconfitto «l'arroganza di chi in piena pandemia da coronavirus ha continuato a guardare al profitto a discapito della salute dei lavoratori» esulta l'USB che conclude «oggi ribadiamo un messaggio importante: la salute e la sicurezza non sono derogabili da accordi sindacali».

Un chiaro riferimento al protocollo sulla sicurezza firmato con il governo nei giorni scorsi fortemente criticato nell'intervista (https://www.wordnews.it/il-protocollo-non-tutela-i-lavoratori ) che ci ha concesso nei giorni scorsi Sergio Bellavita dell'Usb nazionale.

Alle richieste dei lavoratori e dei sindacati di base si erano aggiunte nelle scorse ore la voce del sindaco di Atessa Giulio Borrelli, che aveva scritto a tutte le aziende della zona industriale di sospendere le attività come atto di responsabilità nei confronti dei dipendenti, e di Rifondazione Comunista. In una nota del segretario regionale Marco Fars nelle scorse ore era arrivata la richiesta di sospendere tutte le produzioni non essenziali con l'intervento dello Stato a tutela dei salari degli operai ribadendo che i valori della Costituzione e dello Statuto dei Lavoratori non si dovrebbe mai derogare «per la difesa dei diritti di tutte e tutti, a cominciare dai più deboli dentro le fabbriche ovvero interinali e precari».

Per questo nella nota del PRC erano stati espressi sostegno e appoggio allo sciopero, «massima solidarietà e vicinanza ai lavoratori interinali che visto il mancato stop della produzione a causa dei loro contratti precari» sono stati costretti a recarsi a lavoro e l'auspicio che «se il governo e Confindustria non fermano le produzioni non essenziali, lo fanno i lavoratori, per tutelare la comunità in cui vivono, non solo se stessi». Le notizie serali con l'annuncio della proprietà di Sevel di interrompere nuovamente le attività pare hanno realizzato quest'auspicio. 

Per approfondire:

https://www.wordnews.it/bisogna-bloccare-la-produzione-per-due-settimane

https://www.wordnews.it/i-lavoratori-sono-tutti-uguali-siamo-pronti-a-scioperare

https://www.wordnews.it/tutela-dei-lavoratori-arriva-la-diffida-di-slai-cobas

https://www.wordnews.it/sevel-e-sciopero

https://www.wordnews.it/sevel-fca-la-denuncia-degli-operai-non-e-cambiato-nulla