19 febbraio 1926: inizia la discriminazione italiana contro rom e sinti

L’ultima fase, infine, è quella dello sterminio vero e proprio, che porterà alla morte di circa 500 mila rom e sinti in tutta Europa.

19 febbraio 1926: inizia la discriminazione italiana contro rom e sinti

La strada che portò al Porrajmos o Samudaripen (WikiANED 16 dicembre), così come quella che condusse alla Shoah, affonda le sue radici ben prima nel tempo rispetto alla Seconda Guerra Mondiale e allo sterminio messo in atto nei lager nazisti, facendo leva su sentimenti profondamente radicati nelle popolazioni europee e a una sostanziale esclusione di queste due minoranze (specialmente rom e sinti, gli ebrei erano mediamente più assimilati) dalla vita pubblica.

Si è soliti pensare al Porrajmos come a una specificità legata al nazismo, ma anche l’Italia non fece eccezione, e la discriminazione verso queste popolazioni nel nostro Paese ha una data d’inizio specifica, ben precedente all’emanazione delle ‘leggi razziali’: il 19 febbraio 1926.

In quella data, infatti, una circolare del Ministero degli Interni dispone il respingimento delle carovane entrate nel territorio italiano anche se provviste della documentazione necessaria. L’8 agosto del medesimo anno, il Ministero degli Interni precisa che l’obiettivo è epurare l’intera Penisola dalla presenza ‘zingara’ vista “la pericolosità [da essa arrecata] alla sicurezza e alla salute pubblica”. Un’ulteriore circolare successiva di qualche anno, questa volta a firma dello stesso Mussolini, suggerisce di osservare con cura ebrei e rom in quanto potenziali spie.

Le politiche discriminatorie proseguono poi, con altre due fasi, che vanno dal ’38 al ’42 e vedono mettere in atto da un lato una serie di iniziative anti-rom e sinti che prevede la pulizia etnica delle zone di confine, con lo spostamento delle comunità verso regioni lontane (spesso Sardegna), dall’altro il concentramento di rom e sinti in specifici campi di concentramento.

L’ultima fase, infine, è quella dello sterminio vero e proprio, che porterà alla morte di circa 500 mila rom e sinti in tutta Europa.

 

Per approfondire:

L. Bravi, M. Bassoli, Il Porrajmos in Italia. La persecuzione di rom e sinti durante il fascismo, Emil di Odoya, Bologna, 2013.

AVVISO: nel seguente testo è utilizzato il termine ‘zingaro’ nelle sue declinazioni di numero e genere. L’utilizzo del termine, oggi universalmente riconosciuto come dispregiativo, ha lo scopo di adattarsi alle terminologie presenti nei documenti dell’epoca, ma chi scrive ne prende con forza le distanze.

fonte: ANED - Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi nazisti