26 marzo 1942: Apre la sezione femminile di Auschwitz-Birkenau

Inizialmente riservato a prigionieri di sesso maschile, il 26 marzo 1942 il primo contingente di 999 donne ebree giunse ad Auschwitz da Ravensbrück. La sezione femminile fu realizzata nel contesto di Birkenau e, se il numero di immatricolazioni ufficiali fu di 32 mila prigioniere, si calcola che furono circa il doppio quelle che passarono per le sue baracche.

26 marzo 1942: Apre la sezione femminile di Auschwitz-Birkenau

Il complesso concentrazionario di Auschwitz è stato il più grande dell’intero universo concentrazionario nazista. Situato nella zona sudoccidentale dell’attuale territorio polacco, era composto da circa 45 sottocampi e da tre campi principali, vicini fra loro.

I tre campi erano appunto Auschwitz, il campo di concentramento, sito originario che divenne operativo già il 14 giugno 1940; Birkenau, il più esteso campo di concentramento e campo di sterminio, operativo dal ‘41; e Monowitz, il campo di lavoro in cui fu rinchiuso anche Primo Levi (WikiANED 13 dicembre) che offriva manodopera coatta alla gigantesca fabbrica lì situata della IG Farben, impegnata nella produzione di gomma sintetica, in funzione dall’ottobre ‘42.

Inizialmente riservato a prigionieri di sesso maschile, il 26 marzo 1942 il primo contingente di 999 donne ebree giunse ad Auschwitz da Ravensbrück. La sezione femminile fu realizzata nel contesto di Birkenau e, se il numero di immatricolazioni ufficiali fu di 32 mila prigioniere, si calcola che furono circa il doppio quelle che passarono per le sue baracche.

I campi principali furono evacuati nel gennaio ’45 all’avvicinarsi del fronte orientale, dove l’Armata Rossa stava annientando le resistenze tedesche e passando al contrattacco, e i prigionieri furono costretti a interminabili ‘marce della morte’ per giungere ad altri campi o essere assassinati. Nei decenni successivi, Auschwitz è diventato il simbolo assoluto dell’universo concentrazionario nazista e del criminale progetto politico e razziale perseguito dal regime tedesco, ed è divenuto un Museo e Memoriale aperto al pubblico. Dal 1979 il sito è Patrimonio dell’Umanità UNESCO.

 

Per approfondire:

P. Levi, Se questo è un uomo, Einaudi, Torino, 1958;

A. Szörényi, Una bambina ad Auschwitz, Mursia, Milano, 2014;

The Auschwitz Album, l’unica testimonianza fotografica del processo di selezione all’arrivo: https://www.yadvashem.org/.../album_auschwitz/arrival.asp

fonte: ANED - Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi nazisti