Abruzzo, doveroso raccontare che è un’isola infelice

Due recenti post su Facebook dell’ex assessore regionale nella giunta D’Alfonso ripropongono la vecchia polemica contro coloro che parlano di presenze mafiose nei nostri territori, negando sostanzialmente che la questione esiste e affermando che chi parla di mafie danneggia l’immagine e il tessuto produttivo. Fatti, inchieste, documenti ufficiali attestano che le mafie ci sono. Si cita la solita frase (decontestualizzata dai fatti) sui «professionisti dell’antimafia» mentre «stranamente» non si ricorda mai la «linea della palma».

Abruzzo, doveroso raccontare che è un’isola infelice
Casa di reclusione Sulmona

«Se tu ami senza suscitare un’amorosa corrispondenza, cioè se il tuo amore come amore non produce una corrispondenza d’amore, se nella tua manifestazione vitale di uomo amante non fai di te stesso un uomo amato, il tuo amore è impotente, è un infelicità». 

Questa struggente e romantica frase si potrebbe pensare appartenga ad un poeta, ad un film o ad un romanzo "Harmony". È invece di Karl Marx, l’autore del «Manifesto del Partito Comunista» e filosofo del «materialismo storico». Quando la Perugina inventò i famosi Baci non poteva immaginarsi di aver avviato una tendenza diffusa a dismisura nell’epoca dei social e delle letture sempre più distratte: buttare lì una frase decontestualizzata, adoperare e riciclare frasi e parole straordinarie e profonde in così tante occasioni che il senso originario, la fonte o la storia diventano più remoti che mai. La decontestualizzazione della frase di Marx ne è la lampante dimostrazione.

Uno degli autori più citati in tutte le salse più improbabili è sicuramente Leonardo Sciascia con il famoso «professionisti dell’antimafia». A volte viene citato il riferimento de «Il giorno della civetta», ma il pensiero corre sempre all’articolo uscito sul Corriere della Sera il 10 gennaio 1987. O meglio al suo titolo. E qua dovremmo cominciare a diradare le nebbie e le rimozioni: quel titolo non fu scelto da Sciascia, lo stesso scrittore si incontrò con Borsellino e non si riferiva (come lui stesso scrisse successivamente) ai magistrati e a chi denuncia le mafie ma ai metodi del «prefetto di ferro» Mori negli anni trenta del novecento.

Premesso tutto questo, ancor di più in questi giorni, sarebbe inaccettabile omettere quel che denunciò Paolo Borsellino: Giovanni Falcone iniziò a morire dopo le polemiche contro di lui scaturite dopo la pubblicazione dell’articolo sul Corriere della Sera. È il meccanismo che da allora si perpetua negli anni e che alimenta e sostiene quel sistema di potere e correnti che, da allora fino ai recenti «scandali», isola i magistrati indipendenti e scomodi e favorisce gli amici e gli amici degli amici e gli amici degli amici degli amici di potentati mafiosi di ogni tipo.

Cosa accade in Abruzzo?

Nella citazione "sciasciana" si è cimentato su Facebook (nelle scorse settimane) anche l’ex assessore regionale abruzzese al lavoro (giunta D’Alfonso). Il rappresentante politico della Valle Peligna e di Sulmona, per ben due volte in poche settimane, ha espresso forti critiche e si è lamentato di chi parla e scrive di mafie nel suo territorio, parole - che a suo dire - non comprende e che vengono da chi non ama Sulmona e arrecano oltretutto «danno all’immagine e al tessuto produttivo della valle Peligna».

Nei commenti al secondo post sono fioriti riferimenti a carrierismi sulla lotta alle mafie (quando è comodo giudicare e sparare frasi fatte seduti dietro un monitor e senza sapere cosa significano isolamento, delegittimazione, campagne denigratorie e seri problemi economici per avere la «colpa» di esercitare i diritti dell’articolo 21 della costituzione e la libera espressione del pensiero e dell’indignazione civile) e negazionismi totali di ogni presenza mafiosa in valle peligna e in Abruzzo. Qualche giorno prima la maxi operazione contro il clan Senese ha portato, come abbiamo già scritto in precedenza, all’arresto di un imprenditore a Campo di Giove, comune nel quale aveva aperto due attività e, probabilmente nel quale era intenzionato anche all’acquisto  di un albergo e di aprire un’altra attività a Sulmona.

«Sconcertano e fanno quindi cadere le braccia leggere le esternazioni facebook dell’ex assessore regionale al lavoro della scorsa giunta regionale, secondo cui chi scrive e cerca di accendere i riflettori sulle presenze (ormai parlare di sole penetrazioni è a dir poco riduttivo) mafiose in Abruzzo» il duro affondo di Azione Civile, il movimento politico fondato dall'ex pm e oggi avvocato antimafia Antonio Ingroia, citando l'arresto a Campo di Giove legato al clan Senese insieme a molte altre e ricordando anche la situazione del carcere di Sulmona che abbiamo raccontato nelle scorse settimane dando voce alle denunce della polizia penitenziaria.

Abbiamo già riportato abbondantemente (e continueremo a farlo) dei collegamenti tra Casamonica e Spada con l’Abruzzo, famiglie presenti non solo sulla costa ma anche nell’aquilano: nel settembre 2016 e nel marzo 2018 a tal proposito due maxi sequestri furono disposti ad Avezzano nei confronti di appartenenti ai Di Silvio. L’elenco completo di intimidazioni, inchieste, arresti e sequestri che coinvolgono la provincia aquilana e Sulmona (soprattutto il locale carcere, dove oltre dieci anni fu detenuto anche Giuseppe Salvatore Riina) potrebbe essere sterminato e pertanto riportiamo in appendice a quest’articolo solo alcuni degli episodi*.

Le reazioni alla "citazione" abruzzese

I post dell’ex assessore regionale al lavoro fanno riferimento ad un aumento di chi scrive e parla di certe presenze negli ultimi due anni. Può apparire un riferimento agli incendi sul Morrone dell’estate 2017 quando di «unica regia criminale» parlò il procuratore Giuseppe Bellelli così come fu addirittura l’allora presidente della regione D’Alfonso a parlare di «regia criminale». Non un giornalista smanioso di scoop, non un’associazione come l’Associazione Antimafie Rita Atria, non furono comitati o esponenti politici come, per esempio, Teresa Nannarone da anni attiva nelle denunce sociali e politiche. Da notare che, non a caso o per un capriccio di qualcuno, proprio per le presenze criminali, mafiose e non solo la legislazione italiana prevede il divieto di rimboschimento di aree incendiate con poche possibili deroghe.

Qualcuno lo propose anche tre anni fa in quei territori ma, se non ricordiamo male, fu costretto a ritirarla in poche ore. Paolo Borsellino, di cui più o meno ipocritamente e ostentamente anche politici più o meno istituzionali di ogni estrazione in questi giorni stanno sbandierando il ricordo, disse «parlate di mafia, parlatene alla radio, in televisione, sui giornali». Lo stesso Borsellino che, come ha ricordato il circolo PD di Sulmona presieduto dall’avvocato Teresa Nannarone (responsabile regionale e attiva nel forum nazionale mafie del PD), denunciò «politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo» e che, di fronte alla realtà dei fatti (di cui abbiamo riportato alcuni brevi accenni in quest’articolo), ci tengono «ad essere quelli che a mafia, camorra e ‘ndrangheta, preferiscono fare la guerra». Il circolo presieduto da Teresa Nannarone definisce «la strana ossessione» quella «dell’ ex assessore regionale al lavoro che si preoccupa di intervenire sui “social” a ribadire la sua incrollabile fede nella estraneità di questo territorio ad ogni possibile pericolo di infiltrazioni malavitose», citando il recente episodio dell’arresto legato al clan camorristico Senese a Campo di Giove.

«L’ex si preoccupa di ribadire come questo Circolo del PD sia sostanzialmente responsabile di fare politica spargendo in giro pericolosi (per chi?) proclami contro la camorra ed il malaffare in genere, e contro il rischio di una radicalizzazione nel nostro tessuto socio economico. Cerchiamo di operare mettendoci al servizio della collettività che abbiamo l’ambizione di voler rappresentare impegnandoci su temi concreti e riportando fatti e notizie di allarme sociale che ci sembrano rilevanti – scrive il circolo - Altri soggetti, attualmente non meglio specificati (il pendolo della scelta della convenienza personale non ha ancora fermato la sua corsa), preferiscono negare e minimizzare con affermazioni abbondantemente già smentite dalle cronache giudiziarie e dalle indagini della DIA. Cosa spinge l’ex assessore regionale a questa condotta ossessivamente negazionista? Non sarebbe più logico far adottare le linee guida contro le infiltrazioni criminali elaborate proprio da questo circolo dalle sue molteplici “extension” piazzate negli enti pubblici?»

La dimenticata «linea della palma» e l'Abruzzo

A proposito di citazioni, non si può chiudere senza evidenziare che «stranamente» un’altra citazione de «Il giorno della civetta» di Sciascia non ha mai avuto la stessa diffusione del titolo dell’articolo del Corriere della Sera (che, come già scritto, non fu scelto da Sciascia): «forse tutta l'Italia va diventando Sicilia... A me è venuta una fantasia, leggendo sui giornali gli scandali di quel governo regionale: gli scienziati dicono che la linea della palma, cioè il clima che è propizio alla vegetazione della palma, viene su, verso il nord, di cinquecento metri, mi pare, ogni anno... La linea della palma... Io invece dico: la linea del caffè ristretto, del caffè concentrato... E sale come l'ago di mercurio di un termometro, questa linea della palma, del caffè forte, degli scandali: su su per l'Italia, ed è già, oltre Roma …»

 

 

Esattamente un anno fa a Roma fu disposto un sequestro per 120 milioni alla ‘ndrangheta, compresi immobili a Rocca di Cambio; meno di un mese dopo nel fucino è stata sequestrata una fabbrica specializzata nella lavorazione del legno nell’ambito di una nuova maxi operazione (disposta dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Roma) contro esponenti di vertice del gruppo laziale della ‘ndrina Morabito-Mollica-Palamara-Scriva di Africo. Solo l’anno scorso sono stati almeno 7 gli atti intimidatori che hanno colpito consiglieri comunali, responsabili di parchi e di ditte rifiuti tra lettere minatorie, incendi e persino la spedizione di una testa d’agnello scuoiata e sanguinante nella provincia aquilana. Nel 2008, anno del terremoto aquilano, fu sequestrato un complesso a Tagliacozzo riconducibile al «tesoro di Ciancimino» e negli stessi anni a Pizzoferrato immobili riconducibili a «Sandokan» Schiavone e negli anni successivi emersero presenze mafiose già negli anni ottanta nella metanizzazione della regione. Nelle ultime settimane sono state disposte inoltre dalla prefettura del capoluogo due (ultime di una lunghissima serie) interdittive antimafia. 

Negli anni novanta Gaetano Vassallo era attivo nella gestione della raccolta e smaltimento rifiuti (uno degli episodi di una lunghissima serie come raccontammo il 20 marzo scorso ): a gennaio scorso ci fu la maxi operazione contro la «mafia dei pascoli» (anche qui ultima testimonianza di una storia ormai pluridecennale) che coinvolse pesantemente l’Abruzzo. Presenza della «mafia dei pascoli» emersa e documentata nelle ricerche universitarie della prof.ssa Lina Calandra, di cui abbiamo pubblicato un’intervista lo scorso 22 aprile, e su cui torneremo a breve con nuovi approfondimenti.

Giugno 2015. «Sul territorio si sta verificando, considerata la valenza ad alta sicurezza dei detenuti, l’aumento degli insediamenti dei loro familiari» dichiarò il segretario generale del Sappe (Sindacato autonomo di polizia penitenziaria).

 

Ad agosto dell’anno scorso la UIL Penitenziari sollevò l’allarme sulle possibili «infiltrazioni mafiose» con l’apertura di un nuovo padiglione e «il conseguente aumento che ne deriverà di familiari e loro accompagnatori i quali avranno accesso ai colloqui e quindi al comprensorio». Allarmi sempre più gravi e ripetuti, come abbiamo già raccontato nei mesi scorsi, con la situazione del carcere di Sulmona dove è stata disposta – dopo l’emergenza coronavirus – persino la sorveglianza esterna da parte dell’esercito. Durante un processo sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Liguria nel  2014 emerse che nel 41bis del carcere di Sulmona c’era stato un rito di affiliazione.

 

Ottobre 2019, emerge da una relazione della Direzione Antimafia che al cimitero di Sulmona si sono tenute riunioni di camorra.

 

Settembre 2019, l’operazione «Stelle cadenti» contro la Stidda nissena ha portato a provvedimenti di custodia cautelare e anche contro un detenuto nel carcere di Sulmona.

 

17 novembre 2015, arrestato un boss del clan Mallardo in regime di libertà vigilata a Sulmona, dopo aver scontato pena detentiva nel carcere e che, scrisse il procuratore aggiunto di Napoli, «gestiva tranquillamente il clan».  

 

Nel libro «Tra oppressi e oppressori – lettere su mafia, camorra e brigantaggio» (Pasquale Villari, 2014) si citano la presenza di Abruzzo e Sulmona negli studi di Leopoldo Franchetti, il primo studioso della mafia e che per primo descrisse la «borghesia mafiosa».