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«Capaci… di non dimenticare». La forza delle parole contro le schifose mafie

by Paolo De Chiara
20 Dicembre 2021
in Wn TV
Reading Time: 13 mins read
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«La mafia teme la scuola più della giustizia…

l'Istruzione toglie l'erba sotto i piedi della cultura mafiosa»

Antonino Caponnetto, magistrato

La frase del fondatore del Pool di Palermo, Antonino Caponnetto, è la giusta chiave per risolvere queste secolari problematiche. Le mafie, nate prima dell'Unità d'Italia e ufficializzate in seguito a questa scelta imposta con il sangue, possono essere battute attraverso la scuola, il sapere, la cultura. Ecco perchè è fondamentale organizzare questi incontri negli Istituti scolastici. I giovani, che rappresentano il presente, devono prendere prepotentemente le redini e gestire da subito la loro esistenza. Devono, nello stesso tempo, imparare a ragionare con la propria testa. La crescita di una coscienza civica si può ottenere soprattutto con un continuo confronto su tematiche fondamentali. Non sono problemi che riguardano i territori dove questi criminali hanno il bastone del comando. Oggi, in questa società liquida e consumistica, le mafie sono maledettamente presenti in tutte le realtà. In Italia, in Europa e nel Mondo. E anche a Vasto. 

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La lotta alla criminalità e la Cultura della Legalità. Grazie all'impegno dei dirigenti scolastici e dei docenti si possono eliminare i tanti ostacoli che si trovano su questa lunga strada. La passione di ognuno di noi può permettere un percorso più lineare. L'evento organizzato nel polo liceale “Raffaele Mattioli” di Vasto, che mostra come è possibile offrire una "buona scuola" ai ragazzi ne è l'esempio lampante. Un esempio per tutti: una biblioteca accogliente, piena di libri e ideata dagli stessi ragazzi. Ecco, la dirigente Maria Grazia Angelini ha nella sua mente un'idea di scuola diversa, moderna, fatta a misura per i suoi studenti. E questo è fondamentale per allenare i ragazzi a utilizzare la propria mente in maniera dignitosa. 

Il convegno Antimafia. Grazie all'impegno del coordinatore del movimento delle Agende Rosse gruppo “Giovanni Falcone e Paolo Borsellino” Abruzzo, Massimiliano Travaglini, sabato scorso (18 dicembre 2021) si è svolto l'evento dal titolo: "Capaci… di non dimenticare". Un titolo che gioca con le parole per contrastare la cultura mafiosa. E nel Paese senza Memoria è fondamentale ribattere sullo stesso chiodo.  

Durante i lavori sono intervenuti: Luana Ilardo (in videoconferenza) figlia di Luigi, il confidente dello Stato ucciso da una parte di Stato che invece di combattere le mafie ci va a braccetto, Tonino Braccia (collegamento telefonico) già assistente della Polizia di Stato, superstite e grande invalido per terrorismo nella strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 e il nostro direttore Paolo De Chiara, giornalista, sceneggiatore e scrittore, autore del “Veleno del Molise. Vent'anni di omertà sui rifiuti toccisi"; "Testimoni di Giustizia"; "Il Coraggio di dire No. Lea Garofalo, la fimmina che sfidò la schifosa ’ndrangheta"; "Io ho denunciato”.

La platea con i ragazzi abruzzesi, auditorium polo liceale “Raffaele Mattioli”

Chiare le parole della dirigente scolastica del Polo liceale “Raffaele Mattioli”, Maria Grazia Angelini: «Abbiamo il dovere di trasformare il ricordo in riflessione, tenendo ben presenti quelli che sono i valori fondanti del rispetto e della Costituzione. I ragazzi devono riflettere sulle mafie e sul terrorismo». E il ruolo della scuola è fondamentale per allenare la mente alla memoria e alla riflessione. Solo le giovani generazioni, come diceva Paolo Borsellino, possono sentire quel profumo di legalità che si contrappone al puzzo dell'indifferenza e delle illegalità. «Il nostro ruolo – ha aggiunto la dottoressa Angelini – è indirizzare i ragazzi alla riflessione, alla conoscenza. Perchè i giovani sono i protagonisti delle loro azioni.»    

Il responsabile delle Agende Rosse della provincia di Chieti, Massimiliano Travaglini, ha ricordato – con emozione – la strage di via d'Amelio (19 luglio 1992), una strage di mafia e di Stato. Ha tenuto a ricordare tutti i nomi dei servitori dello Stato uccisi nella strage, «che credevano in uno Stato migliore»: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Fabio Li Muli, Claudio Traina ed Eddie Walter Cosina. «Senza dimenticare Antonio Vullo, sopravvissuto alla strage».    

Massimiliano Travaglini consegna alla dirigente scolastica Maria Grazia Angelini l'Agenda Rossa

«Le storie del nostro Paese – ha continuato Travaglini – hanno segnato il nostro Paese e non le possiamo dimenticare». Tra i saluti istituzionali si è registrato quello della vice sindaco di Vasto, l'avvocato Felicia Fioravante: «Dobbiamo avere la capacità di non dimenticare la nostra storia. Dobbiamo essere capaci di non dimenticare per essere capaci di essere liberi. Bisogna imparare ed essere capaci di essere liberi, nel pensiero, nell'azione. La libertà è il bene più prezioso dell'uomo. Saper essere liberi è davvero molto difficile.»

«Oggi si parla - ha affermato l'Onorevole Grippa – di questi temi fondamentali per constrastare l'illegalità e la criminalità. Lo facciamo nel nostro piccolo e nelle Istituzioni. Dobbiamo tenere viva la memoria delle persone che hanno pagato con la loro vita. Dopo questi incontri è necessario uscire con la barra dritta per contrastare ancora di più la criminalità organizzata.»  

L'intervento dell'On. Grippa (M5Stelle)

Non poteva mancare la presenza, grazie a un collegamento telefonico, di Tonino Braccia, un testimone diretto della strage fascista di Bologna (2 agosto 1980). 

Una data indelebile, impressa nella storia d’Italia. Una tappa della “strategia della tensione”, il sottile fil rouge che attraversa il nostro Paese, da Portella della Ginestra (1° maggio 1947: 14 morti e 27 feriti) sino ai giorni nostri.

Queste storie non sono mai state affrontate. Non è mai stata fatta chiarezza. I problemi in questo Paese non sono mai stati risolti. Mai sono stati fatti i conti con la storia.

«Oggi dovete stare più attenti di ieri – ha esordito Tonino Braccia -, voi siete fondamentali per questa società. Dovete studiare e fare politica. Non dimenticate mai di stare tra la gente. Quella (riferendosi alla strage di Bologna, nda) è gentaglia, assassini, che non hanno guardato in faccia a nessuno. Dentro ci sono gli organi dello Stato. Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere. Servizi segreti, massoneria, mafia, c'è di tutto. La strage di Bologna è iniziata molti anni prima, con la strage di Portella della Ginestra (1 maggio 1947). Spero che sia finita ma non ci credo. Alla mafia non interessa più ammazzare, pensano a fare business. Loro si sono infiltrati ovunque, in tutti i paesi d'Italia. Anche in Abruzzo.»

Il concetto espresso da Braccia corrisponde alla realtà. Ecco perchè è fondamentale discuterne sempre. Parlare in ogni sede di queste tematiche è fondamentale per poter risolvere definitivamente queste problematiche. Senza cadere nei tranelli e nelle fantasie che ci continuano a raccontare. Ma è finito il tempo delle persone con l'anello al naso. «Viva la legalità», ha ripetuto in continuazione Tonino Braccia. Viva le persone perbene che esistono in questo Paese orribilmente sporco.    

PER APPROFONDIMENTI: 

- Strage di Bologna, parla un sopravvissuto

- Strage di Bologna, parla Bolognesi: «la strategia della tensione non è terminata»

«Mio padre era un uomo che proveniva da un contesto sbagliato – con queste parole è intervenuta Luana Ilardo, una donna dignitosa che sta portando avanti una battaglia difficile per riabilitare il nome di suo padre Luigi, prezioso confidente delle Istituzioni (buone) di questo Paese -, ha fatto degli errori che ha pagato con la detenzione. Ad un certo punto della sua vita ha deciso di essere rimesso in libertà da uomo libero. Dando il suo contributo alla giustizia e a questo Paese per cercare di scardinare tutti questi sistemi. C'è una parte di Stato che è stato un AntiStato ma questo non esclude la presenza di persone ed Istituzioni oneste che ci rendono orgogliosi. La storia di mio padre è la storia di un uomo che aveva aiutato lo Stato a distruggere certe figure e certi ambienti. Ma c'è stato un forte cortocircuito. Gli stessi personaggi non hanno voluto e hanno colpito.»      

«Oggi quello che noi facciamo deve essere lo spunto per studiare la storia di questo Paese e fare frutto di questo per capire il nostro presente e per comprendere la direzione del nostro futuro. La comprensione del passato può dare una importante chiave di lettura.»

Luana Ilardo in videoconferenza

Chi tocca certi fili muore e viene pure diffamato dopo la morte. Certe verità non possono assolutamente essere rivelate. E sono tanti gli episodi che ancora sono stati lasciati, intenzionalmente, nell'oblio della storia: dalla strage di Portella (1947) alla strage di via D'Amelio (1992), dalla morte del medico (che operò quel pezzo di merda di Bernardo Provenzano) Attillio Manca (2004) alla morte di Luigi Ilardo (1996).  

La storia di Luigi Ilardo è scandalosa. Grida vendetta. Dopo la sua lunga esperienza nel mondo mafioso aveva messo a disposizione le sue conoscenze. La sua collaborazione con il colonnello Riccio (alla fine dell'articolo è possibile leggere l'intervista all'ufficiale dei carabinieri) aveva portato a risultati straordinari. Decine di mafiosi latitanti arrestati grazie alle sue dichiarazioni. Ma il "giocattolo" si rompe quando la coppia si mette in testa di mettere le mani sul latitante più importante, il boss dei boss Bernardo Provenzano. In quel momento Ilardo diventa una minaccia per le Istituzioni deviate di questo Paese. La Trattativa è in corso (per la verità non è mai terminata) e Provenzano è protetto: quindi non può essere arrestato. Nel Paese delle mafie il "confidente" (non è mai diventato ufficialmente un collaboratore di giustizia, non c'è stato il tempo) verrà ammazzato a colpi di pistola a Catania ("L'ordine per ammazzare Ilardo è partito dallo Stato", ha dichiarato al nostro giornale il colonnello Riccio) e il mafioso Provenzano continuerà beatamente la sua lunga latitanza. Per tanti altri anni. 

Ma se Provenzano fosse stato arrestato a Mezzojuso nel 1995 quanti omicidi si potevano evitare? Se Provenzano fosse stato arrestato dopo l'incontro con Ilardo, oggi, avremmo di fronte tutta un'altra storia.

Provenzano, il protetto dallo Stato, verrà arrestato (consegnato perchè non più utile al "sistema") solo nel 2006. Unidici anni dopo.  

Questo Paese ancora non è pronto. Non è pronto a sconfiggere le mafie perchè per molti ancora servono per i loro affari, per i loro voti, per la loro protezione, per i loro soldi.  Ecco perchè è fondamentale il confronto con le giovani generazioni. 

PER APPROFONDIMENTI:

– «Mio padre è stato ammazzato perchè ha toccato i nervi scoperti di questo Paese»

L'incontro si è chiuso con l'intervento del giornalista Paolo De Chiara. Pubblichiamo un estratto dell'intervento del nostro direttore:

«La legalità è diventato un termine inflazionato. Lo troviamo, ormai, nella bocca di tutti. In tutti i contesti, anche in Parlamento, dove le mafie siedono da troppi anni. Bisogna decidere cosa vogliamo fare, cosa vogliamo essere. Queste iniziative sono importanti ma dobbiamo anche capire cosa fare dopo. Non basta solo parlarne, bisogna agire contro la criminalità organizzata. La dobbiamo smettere di continuare a parlarne inutilmente. Il problema esiste e va risolto.» 

«Tutte le persone oneste ammazzate dai poteri forti e dalle mafie non sono degli Eroi. Sono persone perbene che hanno fatto semplicemente il proprio dovere. Voi non siete il futuro, voi siete il presente per questo Paese. Dobbiamo imparare a ragionare con la nostra mente per capire come migliorare la nostra società. Dobbiamo scegliere i migliori ma per fare questo dobbiamo riavvicinarci alla politica che è una "cosa bella" che serve per imprimere la nostra forza.»

L'importanza dello studio. «Dovete studiare, dovete imparare a ragionare con la vostra mente. Il sapere è l'unico modo per cambiare. Solo con lo studio è possibile allenare la mente per scegliere: essere schiavi del signorotto di turno o essere liberi? Bisogna riconquistare quello che in questo Paese è un diritto che però viene fatto passare come un favore.»   

Il direttore di WordNews.it Paolo De Chiara

«Non esistono le differenze. Siamo tutti uguali e tutti insieme possiamo e dobbiamo portare avanti questa battaglia di civiltà. Possiamo rispondere attraverso la cultura. Questa è la nostra arma per contrapporci a questi vigliacchi» ha concluso De Chiara. 

istruitevi anche dopo la scuola
spingete il vostro evidenziatore
oltre la formazione
continuate laddove la laurea si ferma
portate sempre nel cuore
un banco dove poter sedersi a imparare 

continuate a studiare 
studiate per sempre
ché la storia mica cessa con i libri
le battaglie non finiscono mai,
le rivoluzioni si devono vedere
anche dal punto di vista dei perdenti,
la geografia inventa sempre nuove coste
da approfondire,
la scuola non ti dà l'intimità della Nuova Caledonia,
non ti dice le paure del Canada
né di quanto sia a pezzi la Groenlandia

e allora viaggiate 
per far vedere alla vita di che libertà siete capaci,
ché sotto i piedi ci sono le uniche piante al mondo
capaci di vivere in ogni condizione meteorologica
sfruttate la forza delle gambe,
non siamo radici noi
siamo pollini capaci di danza 
chiamati a imprimaverire gli inverni degli altri

e acculturatevi, leggete
siate divoratori di pagine
divoratori di storie degli altri
sbranate l'esperienza di tutti
sottolineate gli uomini, i loro racconti,
fate l'orecchietta sui capitoli più interessanti

create relazioni dibattiti dialoghi
immergetevi nelle vite
fate domande, ideate situazioni
datevi in pasto a qualsiasi argomento
fate l'amore con il dubbio
domandatevi di tutto
crescetevi a vicenda
spegnete le televisioni
e datevi alla vita

leggete, studiate, viaggiate, parlate, ascoltate,
perché nemmeno immaginate
quanto ci tornerà utile
la vostra intelligenza.

Gio Evan

Paolo De Chiara e Massimiliano Travaglini

 

 

 

LEGGI ANCHE: 

L'INTERVISTA a Salvatore Borsellino

PRIMA PARTE. «Borsellino: «gli assassini di mio fratello sono dentro lo Stato»

SECONDA PARTE. «Chi ha ucciso Paolo Borsellino è chi ha prelevato l’Agenda Rossa»

TERZA PARTE. Borsellino«L'Agenda Rossa è stata nascosta. E' diventata arma di ricatto» 

 

L'INTERVISTA al colonnello dei carabinieri Michele RICCIO

Prima parte: «Dietro alle bombe e alle stragi ci sono sempre gli stessi ambienti»

Seconda parte: Riccio: «Mi ero già attrezzato per prendere Bernardo Provenzano»

Terza parte: «Non hanno voluto arrestare Provenzano»

Quarta parte: Riccio: «L’ordine per ammazzare Ilardo è partito dallo Stato»

 

IL CASO MANCA: altra vergogna di Stato

LA SECONDA PARTE (Video) - IL CASO MANCA. Un Paese immerso nelle Trattative

- IL CASO MANCA, la seconda parte

- Borsellino sul caso Manca: «Gli stessi assassini di mio fratello Paolo»

- IL CASO MANCA, la seconda parte

- IL CASO MANCA – Una storia tra mafia e Stato corrotto.

 

LA PRIMA PARTE (Video) - Attilio Manca è Stato ucciso

- IL CASO MANCA. Le novità che potrebbero riaprire il caso

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Paolo De Chiara

FONDATORE e DIRETTORE WordNews.it - direttore@wordnews.it Giornalista Professionista, iscritto all’OdG Molise. Scrittore e sceneggiatore italiano. È nato a Isernia, nel 1979. In Molise ha lavorato con gran parte degli organi di informazione (carta stampata e televisione), dirigendo riviste periodiche di informazione, cultura e politica. Si dedica con passione, a livello nazionale, alla diffusione della Cultura della Legalità all’interno delle scuole. LIBRI: - Nel 2012 ha pubblicato «Il Coraggio di dire No. Lea Garofalo, la donna che sfidò la ‘ndrangheta» (Falco Ed., Cosenza); - nel 2013 «Il Veleno del Molise. Trent’anni di omertà sui rifiuti tossici» (Falco Ed., Cosenza, vincitore del Premio Nazionale di Giornalismo ‘Ilaria Rambaldi’ 2014); - nel 2014 «Testimoni di Giustizia. Uomini e donne che hanno sfidato le mafie» (Perrone Ed., Roma); - nel 2018 «Il Coraggio di dire No. Lea Garofalo, la donna che sfidò la schifosa 'ndrangheta» (nuova versione aggiornata, Treditre Ed.); - nel 2019 «Io ho denunciato. La drammatica vicenda di un testimone di giustizia italiano» (Romanzi Italiani, finalista del Premio Internazionale “Michelangelo Buonarrori”, 2019). Dal romanzo «Io ho denunciato», nel settembre del 2019, è stato tratto un corto e un medio-metraggio (CinemaSet, vincitore Premio Legalità, Fiumicino 2019). È autore del soggetto e della sceneggiatura del corto e del medio-metraggio «Io ho denunciato. La drammatica vicenda di un testimone di giustizia italiano», 2019 (Premio Starlight international Cinema Award, 77^ Mostra del Cinema di Venezia, settembre 2020). - nel 2022 «UNA FIMMINA CALABRESE» (Bonfirraro Editore). - nel 2023 «UNA VITA CONTRO LA CAMORRA» (Bonfirraro Editore). - Ha collaborato con CANAL+ per la realizzazione del documentario Mafia: la trahison des femmes, Speciàl Investigation (MagnetoPresse). Il documentario è andato in onda in Francia nel gennaio del 2014. Premio "Giorgio Mazzanti", San Salvo, 31 luglio 2025. Premio giornalistico letterario "Piersanti Mattarella", Roma, 30 novembre 2024. Premio Adriatico, «Un mare che unisce», Giornalista molisano dell’anno, Guardiagrele (Chieti), dicembre 2019. Premio Valarioti-Impastato, Rosarno (RC), maggio 2022. Premio Carlo Alberto Dalla Chiesa, San Pietro Apostolo (Catanzaro), agosto 2022. FONDATORE e PRESIDENTE di Dioghenes APS - Associazione Antimafie e Antiusura (dioghenesaps.it) - Ideatore, nel 2022, del Premio nazionale Lea Garofalo (giunto alla IV edizione). - Ideatore, nel 2025, del Premio nazionale Letterario e Giornalistico Pier Paolo Pasolini - www.dioghenesaps.com -- paolodechiara.blog

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