Omicidio Ilardo, manca poco per la sentenza della Cassazione

«Senza verità non c’è giustizia e non ci accontentiamo di brandelli». E’ un dato oggettivo che grazie alle sue dichiarazioni, sotto il nome di “fonte Oriente”, sono stati arrestati uomini di mafia di primissimo piano. Ed è altrettanto noto che il 31 ottobre 1995, sempre Ilardo portò i Ros a Mezzojuso, nel covo di Bernardo Provenzano. L’udienza è prevista alle ore 10:00 e la sentenza è prevista intorno le ore 17:00. Come mandanti, sono stati condannati in sentenza di appello, i boss Giuseppe Madonia, Vincenzo Santapaola, come organizzatore, Maurizio Zuccaro, e, come esecutore materiale, Orazio Benedetto Cocimano.

Omicidio Ilardo, manca poco per la sentenza della Cassazione

Il primo ottobre la Corte Suprema di Cassazione esprimerà il giudizio definitivo nei confronti dei mandanti ed esecutori dell’omicidio di Luigi Ilardo, avvenuto a Catania il 10 maggio 1996.

L’udienza è prevista alle ore 10:00 e la sentenza è prevista intorno le ore 17:00.

Come mandanti, sono stati condannati in sentenza di appello, i boss Giuseppe Madonia, Vincenzo Santapaola, come organizzatore, Maurizio Zuccaro, e, come esecutore materiale, Orazio Benedetto Cocimano.

Un omicidio, quello di Luigi Ilardo, che rientra perfettamente nello schema dei tanti misteri italiani.

Perché la sua storia non è solo quella di un capomafia della provincia di Caltanissetta, come per tanti anni si è voluto far credere, ma è quella di un uomo che ha deciso di spezzare quel vincolo, diventando confidente del colonnello Michele Riccio.

Non è un caso se è stato ucciso pochi giorni prima di divenire definitivamente collaboratore di giustizia.

E’ un dato oggettivo che grazie alle sue dichiarazioni, sotto il nome di “fonte Oriente”, sono stati arrestati uomini di mafia di primissimo piano. Ed è altrettanto noto che il 31 ottobre 1995, sempre Ilardo portò i Ros a Mezzojuso, nel covo di Bernardo Provenzano.

Quel mancato blitz per procedere all’arresto del boss corleonese è uno dei capitoli bui della nostra storia se si considera che un evento simile, in quel periodo storico, avrebbe rotto il patto tra Cosa nostra e lo Stato.

“Binnu u tratturi” (così era chiamato Provenzano), verrà arrestato 11 anni dopo, partendo proprio da quelle indicazioni e tracce che lo stesso Ilardo aveva lasciato.

Nel suo contributo aveva anche fornito indicazioni sui rapporti tra mafia, politica ed anche quelli con la massoneria. E’ chiaro, dunque, il motivo per cui Ilardo era scomodo. Ed è altrettanto evidente che qualcuno lo ha tradito. Chi? E perché?

La famiglia Ilardo in tutti questi anni è sempre stata tenuta in silenzio dalla società, non ricevendo mai un telegramma o altro e ha appreso casualmente dalla stampa lo status di collaboratore (mai ufficiale) di Luigi Ilardo, mai protetto dallo Stato, né da vivo, né da morto. Quello Stato che doveva proteggere un Uomo che aveva offerto un contributo importante per l’arresto di diversi boss.

Per riflettere su questi argomenti, la Famiglia Ilardo organizza una conferenza stampa sulla sentenza di Cassazione che si terrà venerdì 2 ottobre, alle ore 10.30 presso l’hotel DonnaLaura (Lungotevere delle Armi, 21 Roma).

Interverranno: Luana Ilardo, Felice Centineo a rappresentare lo Studio Legale Tamburello Avellone Centineo, avvocato della famiglia Ilardo, Giorgio Bongiovanni (direttore della Rivista ANTIMAFIADuemila), e, in video collegamento, Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo Borsellino e fondatore delle Agende Rosse.

 

APPROFONDIMENTI:

 

Caso Ilardo: «Lo Stato ha ucciso mio padre»

 

- L’intervista al colonnello dei carabinieri Michele RICCIO.

Prima parte: «Dietro alle bombe e alle stragi ci sono sempre gli stessi ambienti»

Seconda parte: Riccio: «Mi ero già attrezzato per prendere Bernardo Provenzano»

Terza parte: «Non hanno voluto arrestare Provenzano»

Quarta parte: Riccio: «L’ordine per ammazzare Ilardo è partito dallo Stato»

 

 

 

- LEGGI l'Intervista a Salvatore BORSELLINO

 

PRIMA PARTE. «Borsellino: «gli assassini di mio fratello sono dentro lo Stato»

SECONDA PARTE. «Chi ha ucciso Paolo Borsellino è chi ha prelevato l’Agenda Rossa»

TERZA PARTE. Borsellino«L'Agenda Rossa è stata nascosta. E' diventata arma di ricatto» 

   

- LEGGI anche:

 

Stato e mafie: parla Ravidà, ex ufficiale della DIA

 

Attilio Manca suicidato per salvare Bernardo Provenzano

 

INGROIA: «Lo Stato non poteva arrestare Provenzano»

 

INGROIA: «Provenzano garante della Trattativa Stato-mafia»

 

- L’intervista al pentito siciliano Benito Morsicato.

 

Prima parte: «Cosa nostra non è finita. È ancora forte»

 

Seconda parte: Il pentito: «Matteo Messina Denaro è un pezzo di merda. Voglio parlare con Di Matteo»