«Come può la Chiesa italiana (e solo quella italiana), gestire in proprio i crimini che ha essa stessa coperto?»
QUARTA PARTE. Francesco Zanardi (Rete L’Abuso) su Adista: lo Stato Italiano è rimasto a guardare in sfregio alla Costituzione e a tutti i cittadini, non solo le vittime.
Il report che non riporta, non la denuncia e l’emersione di un sistema di violenze e abusi ma omertà e volontà di insabbiamento. La vera natura e le conseguenze del report CEI sugli abusi pedofili clericali in Italia è, come stiamo riportando in questi giorni e già era chiaro prima della pubblicazione come riportato anche in alcuni nostri articoli, è lampante e cristallina a chiunque voglia vedere e non è guidato da strumentali interessi di comodo.
«Cosa mi ha davvero scioccato del primo Report della Cei sugli abusi nella Chiesa? Il fatto che lo Stato sia rimasto a guardare, in sfregio alla Costituzione e agli stessi cittadini, tutti, non solo le vittime. L’operazione appare come la palese prova dell’esistenza di uno Stato dentro lo Stato: non quello di chi ha stuprato nei fatti, ma dei vescovi italiani che hanno sempre coperto».
Così Francesco Zanardi, fondatore di Rete L’Abuso, ha denunciato su Adista, l’operazione dei vescovi italiani che ha portato alla redazione del report che non riporta ma insabbia. https://www.adista.it/articolo/69123 Zanardi ricorda quanto i fatti di queste settimane sono figli di un processo che affonda le radici nella Crimen sollicitationis del 1962 redatta dal Cardinal Ottaviani.
«La domanda che dobbiamo porci, ma che si dà risposta da sé, è: perché già nel 1962 Ottaviani scrisse per il Vaticano quella procedura criminale? – sottolinea Zanardi - Il mondo la scoprirà solo nel 2001, e nel 2004 un avvocato di Houston, Daniel Shea, trascinò il cardinale Ratzinger – all’epoca a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede, ovvero l’organo vaticano che si occupa della dottrina e della disciplina, quindi anche della pedofilia dei preti – in tribunale: l’accusa è di intralcio alla giustizia, in quanto avrebbe omesso di denunciare i casi alle autorità civili, ribadendo nella sua funzione ai vescovi di tutto il mondo, con De delictis gravioribus, che la direttiva del 1962 era tutt’ora in vigore».
«Il cardinale Raztinger, chiamato a rendere conto in tribunale di quell’accusa, divenne papa, eletto da un intero Conclave, dopo il provvidenziale decesso del predecessore. Usufruì in quanto capo di Stato dell’immunità diplomatica, e non rispose mai agli inquirenti che lo accusavano – denuncia nell’articolo il fondatore di Rete L’Abuso - Tuttavia di Ratzinger la Chiesa parla bene in Italia. Gli opinionisti dicono persino che ha fatto tanto per la pedofilia (non è chiaro se per mantenerla o eliminarla). Mentre i magistrati e le vittime in Germania gli chiedono conto».
Dopo aver analizzato i dati del report della CEI e ricordato i dati francesi Zanardi nell’articolo pone alcuni importanti interrogativi che dimostrano le responsabilità dello Stato italiano oltre che dei vescovi e squarcia il velo dell’ipocrisia e della propaganda intorno al report.
Come può la Chiesa italiana (e solo quella italiana), gestire in proprio i crimini che ha essa stessa coperto per legge interna?
Come può lo Stato italiano, controcorrente rispetto a tutti gli altri, fare finta che non ci sia nulla di grave?
Come possono, gli stessi cattolici che affidano al clero i propri figli, continuare a farsi andare bene tutto così?
La via italiana è ancora davvero lunga. Non esiste ancora, nel Paese, una coscienza collettiva, civile, e questo lascia spazio, nei fatti, a qualcosa che continuerà ancora per anni.
La pedofilia clericale non è un capitolo passato, è attuale denuncia indignata Cristina Balestrini di Rete L’Abuso su facebook.
Un sistema di violenze ed abusi di cui sono colpevoli i cattolici italiani – da cui «non vi è stata nessuna presa di posizione dopo il vergognoso report della CEI» - e dello Stato italiano che «non ha alzato un dito per la difesa delle vittime dei preti pedofili». Cinque anni fa, ricorda Balestrini, grazie a Rete L’Abuso fu presentata un’interrogazione parlamentare rimasta senza risposta e due anni dopo una diffida completamente ignorata.
«Bisogna solo non lamentarsi quando i nostri figli vengono stuprati, non bisogna fare rumore … le vittime sono scomode, mettono il dito in una piaga che tutti vogliono nascondere sotto il tappeto – denuncia Cristina Balestrini – Francesco Zanardi in questi anni ha fatto il possibile (e anche di più); fiera di essere stata al tuo fianco».
«Ringrazio l’egoismo dei benpensanti, quelli che ti danno una pacca sulla spalla ma che in concreto non fanno nulla. Noi almeno, con la Rete L’ABUSO, possiamo dire di averci provato davvero – conclude indignata Cristina Balestrini - alla chiesa va bene continuare a difendere i preti pedofili? Sarà un autogol. Ai cattolici va bene? Bisogna solo sperare che non succeda ai propri cari, perché allora si scoprirà di essere davvero SOLI, oggi ancor di più». Un’ipocrisia e un’omertà che Cristina Balestrini aveva già denunciato in un articolo sul sito di Rete L’Abuso dopo un’intervista all’arcivescovo Delfini dal titolo «Arcivescovo grazie per l’ipocrisia». «Lei ha usato termini accorati quali “attenzione, conforto, ascolto, accompagnamento…”, e addirittura ha affermato che “la preghiera è un segno di impotenza” – riporta l’incipit dell’articolo https://retelabuso.org/2022/11/29/arcivescovo-grazie-per-lipocrisia/ - Frase infelice: o non crede nella potenza della preghiera – e sarebbe per lo meno bizzarro o tristissimo per il ruolo che ricopre nella Chiesa, quale successore di Sant’Ambrogio! – oppure ammette candidamente che tutto quello che la Chiesa vanta di fare per la lotta agli abusi è tutta fuffa».
«“difficoltà a vivere una vita serena” dopo aver subito abusi, e “impegnarsi perché non succedano queste cose”, la Chiesa si sarebbe “attrezzata”: ma quante belle parole! Quanta ipocrisia – prosegue l’articolo di Cristina Balestrini - Basta leggere con attenzione il report della Cei: il grande impegno che intendete mettere in campo è la FORMAZIONE. Bello! Ma sa cosa pensano le vittime? Se la Chiesa ha bisogno di “formazione” per imparare che violentare un bambino non si deve fare, la distanza con le vittime è davvero abissale».