ETICA PER IL GIORNALISMO…TRA UTOPIA E CERTEZZE FUTURE

L’avvento della Carta di Bressanone. Convergenze e dubbi.

ETICA PER IL GIORNALISMO…TRA UTOPIA E CERTEZZE FUTURE

Negli incontri in tema di giornalismo mi sono sempre espressa sul contenuto dell’etica e sulla differenza tra essa e la deontologia.

L’etica del giornalismo è l’etica del giornalista, cioè, come per chiunque altro, la sua coscienza morale, come cittadino e come professionista; ma, a differenza di altri, chi opera nel campo dell’informazione deve essere ben consapevole delle possibili conseguenze morali, sociali, politiche e culturali di un lavoro che non si esaurisce in se stesso o nell’ambito di poche persone, ma istituzionalmente si rivolge – con un forte potere di convincimento – a un largo universo di cittadini. Più di chiunque altro, quindi, il giornalista deve perciò, nell’esercizio della sua professione, attenersi con rigore non solo al rispetto dei codici e della legislazione del suo paese, ma anche e soprattutto al rispetto della verità.

Se una “formazione” etica è dovere di tutti, per un giornalista è necessaria anche una “informazione” etica, cioè una buona conoscenza del codice penale, della legislazione sulla stampa e dei codici deontologici stabiliti, in Italia, dall’Ordine professionale.

La questione della morale nei media è legata, sempre e quasi esclusivamente, con la questione della qualità dell’informazione, come riconoscono perfino gli stessi rappresentanti dei nuovi media.

Giornalisti, comunicatori, ricercatori, studiosi e professionisti della comunicazione di diversi Paesi si sono incontrati in questi giorni a Bressanone per una giornata di discussione e riflessione sull’importanza degli aspetti deontologici nell’informazione professionale, in occasione del primo Convegno Internazionale “Giornalismo e Etica”, con il patrocinio dell’Ufficio del Parlamento Europeo, della Provincia Autonoma Alto Adige-Sudtirolo e della Città di Bressanone.

Il tema del Convegno è stato affrontato da vari punti di vista: dal rapporto tra stampa e potere politico alle specifiche caratteristiche del giornalismo nelle diverse realtà nazionali e culturali, dalle nuove forme di informazione e influenza sull’opinione pubblica, che in parte integrano e in parte sostituiscono il giornalismo tradizionale, alla complessa relazione, a volte perversa, tra i media e la pubblicità commerciale, dalla veridicità delle informazioni in tempo di guerra alla visione delle giovani generazioni che si accostano alla professione.

Tra le considerazioni emerse nel corso dei lavori, si è registrata una convergenza sul valore imprescindibile dell’etica in tutte le forme in cui la professione è svolta e declinata - “il giornalismo o è etico o non è giornalismo” è stato affermato a Bressanone - ma anche sul valore del giornalismo come elemento fondante di una società democratica, in quanto garantisce l’esistenza stessa della democrazia, che consiste anche nella possibilità per tutti di manifestare la propria opinione e il proprio pensiero.

In questo contesto, è stata sottolineata anche l’indispensabilità del ruolo di intermediazione esercitato dai media: giornalisti non ci si improvvisa, ma lo si diventa attraverso un percorso di formazione costante che mette in grado gli operatori dell’informazione di svolgere correttamente la propria funzione di interpreti della realtà e di informatori.

È stata quindi auspicata un’alleanza virtuale tra opinione pubblica e giornalisti, che consenta una separazione tra il racconto dei fatti e il relativo commento.

 Quale sarà il ruolo dell’intelligenza artificiale.

Di particolare interesse sono stati gli interventi sulle implicazioni deontologiche derivanti dall’uso dell’intelligenza artificiale, considerata attualmente come elemento di possibile turbativa del rapporto di fiducia tra lettori e giornali ma destinata a un’evoluzione rapida, in considerazione della sua recente diffusione.

Si tratta di una problematica che i relatori più giovani hanno esteso all’adozione delle nuove tecnologie, sia come strumenti professionali, sia come strumento di potenziale manipolazione delle informazioni, giungendo alla conclusione che l’innovazione non può essere arrestata né limitata, ma che può essere gestita operando in termini di competenza dei giornalisti stessi. Ogni generazione di professionisti ha dovuto affrontare e gestire il problema dell’introduzione di novità tecnologiche nel suo lavoro: ma un giornalista è un giornalista indipendentemente dalle tecnologie a sua disposizione e deve prima di tutto coltivare sempre i principi professionali di veridicità, imparzialità, rispetto e umanità nel suo modo di lavorare.

Nei prossimi mesi, i temi analizzati nel corso dei lavori saranno raccolti e sintetizzati in un documento - “Carta di Bressanone sull’Etica” - che sarà presentato all’edizione 2024 del Convegno perché diventi- voglio sperarlo - un punto di riferimento per i giornalisti europei.