Focolaio Covid19. Carcere di Carinola: quasi 30 operatori penitenziari contagiati e 3 morti

Richiesta apertura indagine interna per i gravi fatti della casa circondariale di “Carinola”. I sindacati di polizia penitenziaria proclamano lo stato d’agitazione e che «non intendono proseguire alcuna relazione almeno fino a quando non si dimostri con i fatti e non con le parole che esiste e viene praticato il rispetto del ruolo e della funzione dei soggetti sindacali e che la parte datoriale non è al di sopra delle leggi e dei contratti».

Focolaio Covid19. Carcere di Carinola: quasi 30 operatori penitenziari contagiati e 3 morti
per gentile concessione di Orlando Scocca, coordinatore FP Cgil Penitenziaria Campania

La FP CGIL Regionale e provinciale di Caserta considerata la drammatica e sconcertante scomparsa di tre poliziotti della polizia penitenziaria di Carinola per covid 19 contratto in servizio, tenuto conto che le segnalazioni inoltrate ai vertici dell'istituto penitenziario del 15 e del 17 febbraio 2021 sono rimaste inascoltate ha chiesto l’apertura di una indagine amministrativa per accertare le responsabilità dei vertici dell’istituto penitenziario “de quo”.

«Nel caso emergano elementi di responsabilità a carico dei vertici, chiediamo sin da ora l’immediata adozione di provvedimenti disciplinari e la rimozione immediata degli stessi.

Non si può essere avventati e superficiali quando sono in gioco vite umane e non è ammissibile che per lavorare ci si rimette la propria vita. L’accertamento delle responsabilità è un atto moralmente dovuto, a prescindere da ogni altra considerazione, nei confronti di chi è scomparso e nei confronti dei rispettivi congiunti costretti a rinunciare per sempre alla presenza dei propri cari.»

Ieri i segretari regionali campani di Si.N.A.P.Pe, UIL P.A. PP, USPP, FNS CISL, CNPP e FP CGIL Gallo, De Benedictis, Auricchio, Strino, Napoletano e O. Scocca hanno comunicato che « per senso di responsabilità, si confronteranno esclusivamente sulle riunioni finalizzate alla sottoscrizione dei protocolli di sicurezza sanitaria finalizzati alla prevenzione del contagio da COVID- 19». In relazione alle «convocazioni finalizzate alla sottoscrizione dei protocolli di intesa locale» i dirigenti sindacali «ribadiscono lo stato di agitazione e l'interruzione delle relazioni sindacali». Queste le motivazioni: «sono trascorsi quasi 5 mesi dalla data di sottoscrizione del P.I.R., ma l'articolato in argomento viene puntualmente violato e disatteso, con l'emanazioni di provvedimenti unilaterali inerenti la mobilità del personale sia regionale che locale, disposti in aperto contrasto con i principi contenuti nel novello Accordo Regionale, che spesso straripano l'alveo della discrezionalità sfociando nell'arbitrarietà. Altresì, continuano a mancare le informazioni alle compagini sindacali in merito ai provvedimenti de quibus, anche a livello regionale.  Gli interpelli per la mobilità in entrata stentano a decollare, con un eccessivo ed anomalo ricorso a provvedimenti di assegnazione aventi carattere di temporaneità. In questo regime di "anarchia" la funzione di controllo e garanzia del massimo organo regionale è carente, se non addirittura assente».

Le segreterie sindacali «ribadiscono il loro fermo dissenso nei confronti delle scelte operate dall'amministrazione», sottolineano di non essersi mai sottratte al confronto «con la Parte Pubblica ma ritengono che, affinché lo stesso sia costruttivo e paritetico, non può prescindere dalla correttezza e dal rispetto degli accordi stipulati e delle prerogative sindacali». «Se questo è il modus operandi della Parte Pubblica le scriventi rappresentanze sindacali non intendono proseguire alcuna relazione almeno fino a quando non si dimostri con i fatti e non con le parole che esiste e viene praticato il rispetto del ruolo e della funzione dei soggetti sindacali e che la parte datoriale non è al di sopra delle leggi e dei contratti – concludono nel documento unitario -  nel comunicare l'interruzione delle relazioni sindacali ci premuriamo di sollecitare gli autorevoli organi superiori del D.A.P., a promuovere ogni utile iniziativa tesa al ripristino delle corrette relazioni sindacali utili al perseguimento degli obiettivi comuni e nell'interesse dei lavoratori».

 

 

La comunicazione al Capo del D.A.P., Bernardo Petralia

 

Pregiato Presidente,

gli istituti penitenziari sono da sempre un luogo poco sicuro per chi vi lavora sia per i compiti propriamente istituzionali che gli operatori penitenziari sono chiamati a svolgere, sia per le condizioni di stress a cui è sottoposto il personale, basta contare il numero dei suicidi. Oggi a questi, si aggiunge anche un problema di carattere sanitario strettamente legato alla gestione della pandemia in corso.

Nell’istituto penitenziario di Carinola sono stati contagiati quasi 30 operatori penitenziari di cui tre sono morti. Morti che gravano sulla coscienza di una gestione poco attenta delle prescrizioni sanitarie disposte a vari livelli dal Ministero della salute, dal DAP e dai proto-colli anti COVID-19 locali discussi con le organizzazioni sindacali.

In data 28 gennaio u.s.,una delegazione in visita sui luoghi di lavoro della scrivente organizzazione sindacale è stata rassicurata sulla distribuzione dei DPI e circa l’attenzione pre-stata alle procedure previste dai protocolli anti-COVID-19, ma oggi, ascoltando le testimonianze di chi presta servizio nel penitenziario casertano, sembrerebbe che i dispositivi individuali di protezione non siano mai stati regolarmente distribuiti al personale, così come non siano mai stati fatti tamponi rapidi anti Covid-19 per la detection di eventuali positivi, così come non siano mai state messe in atto le procedure di sanificazione dei locali.

Ma c’è dell’altro, sembrerebbe che sia stata istituita un’ulteriore sezione COVID, dove il personale ivi in servizio non aveva a propria disposizione neanche il bagno o peggio poteva sfruttare i servizi sanitari presenti in altri locali della struttura con il grande rischio di poter diffondere il virus anche ai colleghi in servizio in altre sezioni e non muniti di DPI. Per questo, ci stringiamo al dolore dei famigliari degli appartenenti al Corpo di Polizia pe-nitenziaria morti per COVID-19 in seguito al focolaio scaturito nell’istituto.

Per quanto sopra esposto, le chiediamo di appurare quanto accaduto nell’istituto in questione e di fornirci chiarimenti a riguardo, così come prendere provvedimenti tesi ad evitare il ripetersi di tali situazioni.

 

Coordinatore Nazionale FP CGIL - Polizia Penitenziaria

Stefano BRANCHI

 

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