Il prof. d'Orsi: «Si tratta del primo vero atto che dimostra la natura fascista del governo Meloni»

IL NUOVO REATO. Abbiamo letto il nuovo Decreto del Governo di destra della Meloni, dove è contenuta la norma anti Rave (questa parola non è nemmeno contenuta nel decreto) e abbiamo deciso di ascoltare il parere degli esperti per dare la possibilità ai nostri lettori di comprendere meglio ciò che sta accadendo.

Il prof. d'Orsi: «Si tratta del primo vero atto che dimostra la natura fascista del governo Meloni»

«La rivendico. Ma non negheremo a nessuno di esprimere dissenso.»

Giorgia Meloni, Presidenta del Consiglio dei Ministri, Corriere della Sera, 2 novembre 2022

IL DECRETO CONTESTATO. Dopo le innumerevoli polemiche di questi giorni abbiamo deciso di ascoltare gli esperti, gli studiosi della materia. Continuiamo questo nostro percorso, per fornire qualche elemento in più ai nostri lettori, con l'intervista al professore Angelo d'Orsi, docente di Storia, giornalista e scrittore.  

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Cosa pensa del primo atto dell'esecutivo guidato dal Presidente Giorgia Meloni, che inserisce nel codice penale l'articolo 434-bis. Una norma in materia di "occupazioni abusive e organizzazione di raduni illegali". Era così necessaria ed urgente?

«Finalmente”, potrei dire con un certo beffardo cinismo: il governo si rivela, e comincia a ritagliarsi una minima fisionomia che lo distanzia, almeno in parte, dal draghismo, che è la vera linea conduttrice del presidente (…) Giorgia Meloni, fin dalla sua nascita».

 

Per qualcuno la norma è poco chiara nell'individuazione della fattispecie. Potrebbe essere interpretata in maniera estensiva?

«Il testo sembra scritto da mani di incompetenti: possibile che nello staff presidenziale non via siano dei giuristi in grado di fare una revisione lessicale e tecnica di un decreto prima di mandarlo al presidente della Repubblica? Oltre ad essere scritto davvero “con i piedi”, come si dice, il Decreto è confuso, contraddittorio, e con forti elementi di incostituzionalità, e se è vero che Sergio Mattarella non è un cuor di leone, capisco che trattandosi dell’esordio del nuovo governo, e della Legislatura, abbia ritenuto opportuno procedere con i piedi di piombo, per evitare, suppongo, di entrare immediatamente in rotta di collisione con l’Esecutivo.  Il problema principale è proprio quello che lei adombra: il decreto può essere interpretato in modo estensivo, e diventare il grimaldello di un’azione volta a impedire, prevenendo o reprimendo, ben altre manifestazioni. Si tratta del primo vero atto che dimostra la natura fascista del governo Meloni. Non va affatto sottovalutato o preso sotto gamba».

 

Alcuni esponenti dell'opposizione temono che questo nuovo reato possa mettere a rischio la libertà di manifestazione.

«Rinvio alla risposta precedente. Questo è un decreto che ricorda quello del governo Mussolini del 1925, scritto almeno da un grande giurista, Alfredo Rocco, che era apparentemente diretto contro la Massoneria e le associazioni segrete. Antonio Gramsci, deputato, per la prima volta prese la parola alla Camera per denunciare appunto che la realtà era tutt’altra, ossia che con quel decreto lo Stato, che andava assumendo la natura di una dittatura, mirava a colpire tutte le soggettività antifasciste, o tendenzialmente tali».

 

L'articolo 17 della Costituzione Italiana recita: "I Cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica". C'è incompatibilità?

«Già in passato sovente i governi hanno forzato il dettato costituzionale, e la “comunicazione” è diventata richiesta di “autorizzazione”. Ed era ogni volta una lotta per affermare il diritto di fare cose che la Carta ammetteva di default. Qui si va oltre. Si finisce per stabilire una norma che di fatto cancella un diritto».

 

Nel testo si utilizza il termine "invasione". Lo trova esagerato?

«Esagerato è dir poco. Direi grottesco, ma dietro l’aspetto paradossale, un nuovo pericolo emerge; quello della impossibilità dei cittadini di auto-organizzarsi e fare politica dal basso, anche contestando il potere, come del resto prevede ogni democrazia autentica».

 

È stato detto che viene messa a rischio la libertà dei cittadini. Lei vede questo rischio a seguito del nuovo reato?

«Ribadisco ciò che ho già detto. Non sottovalutiamo i pericoli per la democrazia insiti in questo decreto».

Comma 1, articolo 5 del decreto legge numero 162 del 31 ottobre 2022:

«Art. 434-bis (Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica). – L’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica consiste nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica. Chiunque organizza o promuove l’invasione di cui al primo comma è punito con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000. Per il solo fatto di partecipare all’invasione la pena è diminuita».

 

 

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