La REPLICA dell'Onorevole

Aiello (M5S): “Metafora molto infelice: i collaboratori di giustizia non possono essere paragonati ai deportati di Auschwitz, ma non si strumentalizzi l’errore, si rafforzi una riflessione seria su come lo Stato maltratta chi lotta contro la mafia”.

La REPLICA dell'Onorevole
Ph Corriere.it

Dopo la frase shock («Gli ebrei deportati ad Auschwitz avevano la fortuna di essere uccisi. Noi (testimoni di giustizia, nda), invece, siamo uccisi giorno per giorno. Questa fortuna, purtroppo, non ce l'abbiamo») arriva la nota del parlamentare del Movimento 5 Stelle. 

"La parlamentare Piera Aiello (M5S) - si legge nel ccomunicato stampa - replica a coloro che la stanno accusando di aver utilizzato una metafora decisamente inopportuna in occasione di un convegno contro la criminalità tenutosi sabato 11 luglio ad Ottaviano (in provincia di Napoli), un parallelismo tra la condizione di continuo pericolo che vivono sulla propria pelle i collaboratori e testimoni di giustizia in Italia e la terribile condizione dei deportati nei campi di concentramento nazisti".

“Ho usato una metafora molto infelice – spiega la parlamentare originaria di Partanna (Trapani) –, mossa da un pathos provocato da un percorso esistenziale di profondo dolore, seppur certamente non paragonabile. L’Olocausto merita un rispetto assoluto per la memoria dell’umanità. La sofferenza dei testimoni e collaboratori di giustizia non è in alcun modo comparabile a cotanto orrore, il male assoluto di un incomprensibile delirio collettivo. La mafia e la criminalità hanno una loro logica: prendono forma, si strutturano, si insinuano, si alimentano in modo perverso nei vuoti dello Stato. Quando chi collabora con la giustizia non soltanto non viene sostenuto come si dovrebbe, ma viene trascurato completamente, mal trattato, talvolta vessato, allora si viene a creare quel vuoto".

Conclude Aiello: “chi amplifica il mio errore sta cercando di spostare strumentalmente il piano dell’attenzione, con un attacco che finisce per essere denigratorio nei confronti della mia persona e della mia lotta. Mi dispiace osservare che possa acquisire maggiore risonanza mediatica la mia brutta metafora, piuttosto che anni ed anni di tenace trincea nella lotta civile. Difficile pensare che non ci sia una regia in quest’attacco: se non criminale, quanto meno interessata e malevola. Nei prossimi giorni, promuoverò una iniziativa in occasione della quale rivelerò la verità della dimensione cui sono costretti migliaia di cittadini, collaboratori e testimoni di giustizia, e le loro famiglie”.

 

La deputata Piera Aiello e quel paragone inaccettabile. Bastano le scuse? O servono le dimissioni?