Non era un «problema di ordine pubblico», erano camorra, mafia, criminalità. E lo sono ancora

DIRITTO DI REPLICA. L’ex sindaco di Vasto e oggi consigliere comunale PD Luciano Lapenna ha commentato il nostro articolo di venerdì. Doverosamente diamo il giusto spazio a questa sua replica e registriamo dopo un anno che c’è vita dalle parti dell’amministrazione vastese nei nostri confronti. Di questo riconosciamo merito all’ex sindaco.

Non era un «problema di ordine pubblico», erano camorra, mafia, criminalità. E lo sono ancora
l'articolo commentato

«Spiace si torni a parlare della conflittualità tra me ed alcuni giornali. Negli anni della mia sindacatura comparvero ben 4 fogli di proprietà diverse, con il solo compito di buttare fango contro di me. Gli elettori fecero giustizia riconfermandomi a Sindaco di Vasto. Ho parlato di Stampa disonesta spesso, ricordando Idro Montanelli che chiedeva ai colleghi di essere onesti in assenza di indipendenza. L'esempio fatto su Vasto non è Beirut, prova che ho avuto ragione. Oggi non esiste un problema di ordine pubblico sulla stampa ma, allora, ogni giorno su un giornale, si sparlava di ordine pubblico. Sulla nota giornalista vastese la Procura di Vasto ha definitivamente chiuso ogni polemica ed io non ho nessuna intenzione di tornarci sopra. Buon lavoro».

Questo è il commento dell’ex sindaco di Vasto e attuale consigliere PD Luciano Lapenna al nostro articolo di venerdì scorso «Le notizie sono notizie sempre. E la stampa non segue i desiderata del Potere». È doveroso, e la registriamo con piacere, una premessa: lo ringraziamo per aver scritto e perché finalmente, per la prima volta, abbiamo una interlocuzione e un cenno di vita nei nostri confronti proveniente dalle parti dell’amministrazione vastese. A partire da febbraio 2020, come abbiamo sempre riportato, sono state numerose le occasioni in cui abbiamo scritto a diversi esponenti dell’amministrazione vastese per chiedergli interventi, repliche e dichiarazioni sui temi più disparati. Dalla gestione rifiuti alla ludopatia, dal PAN della Riserva Naturale Regionale di Punta Aderci alle puzze sentite anche nel centro cittadino. Mai nessun cenno, mai nessuna risposta, siamo stati ignorati completamente. A queste numerose email vanno aggiunti i due accessi civici effettuati l’anno scorso e a gennaio di quest’anno.

Nel 2020 abbiamo avuto risposta solo dopo l’intervento del Difensore Civico Regionale. Quest’anno, nonostante l’intervento del Difensore Civico e una diffida inviata tramite avvocato nulla di nulla. Oggetto: la redazione del nuovo Piano di Assetto Naturalistico della Riserva Naturale Regionale di Punta Aderci, oggetto di dibattito pubblico da tempo ma non ancora giunto al pubblico. Sul tema rimandiamo ai vari articoli già pubblicati.

Venendo al merito di quanto ci scrive l’ex sindaco, premesso che l’attenzione viene rivolta ad un passaggio che non era il centro del nostro articolo, ci siano concessi due incisi. Le sue stesse parole confermano che la conflittualità con parte della stampa c’è stata. Sono fatti e nostro dovere è riportarli. Per onestà intellettuale, da cittadino e attivista ambientalista, corre l’obbligo scrivere che anche il sottoscritto con alcuni di quei «fogli» (che erano testate regolarmente registrate) ho avuto forti divergenze, ho mosso critiche e hanno pubblicato articoli che mi hanno suscitato sensazioni tutt’altro che positive. Anche notando da chi e per cosa quegli articoli erano stati scritti. Restano comunque i fatti e, vivaddio che è così, sulla stampa non compare solo quello che desideriamo e condividiamo. Finché esisterà la libertà di stampa sarà così ed è un principio sacrosanto da difendere.

Vengo brevemente al punto che più ci sta a cuore. «Oggi non esiste un problema di ordine pubblico sulla stampa ma, allora, ogni giorno su un giornale, si sparlava di ordine pubblico» si legge nel commento. Faccio sommessamente notare che non più tardi di qualche giorno la stampa ha riportato la notizia di quello che è stato definito un «attentato» all’ingresso di un locale pubblico, copiose sono le notizie di arresti per droga, avvenuti anche durante il lockdown della scorsa primavera. Ringraziamo l'intervento dell'ex sindaco di Vasto che ci permette di tornare a scriverlo, è doveroso ricordare - a proposito di «ordine pubblico» che non è solo tale ma molto di più - che una delle principali famiglie mafiose di Roma e dintorni proviene da Abruzzo e Molise. E vari sono collegamenti, sodali e famiglie affiliate a quel sistema criminale mafioso che agiscono. I traffici di droga, le estorsioni, le diffuse violenze da parte di gang e prepotenti hanno tutte o quasi la stessa radice. Nomi, cognomi e famiglie (ma, come abbiamo scritto varie volte nei mesi scorsi, forse dovremmo parlare di clan?) ben conosciuti. In fondo a quest'articolo riproponiamo i link ai diversi articoli pubblicati l'anno scorso. Siamo (purtroppo) unici o quasi nel farli ripetutamente questi nomi e cognomi, nell'evidenziare certe dinamiche e nel pubblicare numerosi articoli per denunciare. 

Nei giorni scorsi è stato arrestato per violazione degli obblighi di legge un camorrista che si trovava nel nostro territorio. L’ex sindaco e oggi consigliere comunale fa riferimento, genericamente, ad «un problema di ordine pubblico». Premesso che magari fosse stato solo un solo problema. In quegli anni si sono registrati vari attentati dinamitardi e non solo, auto esplose tra le altre aggressioni violentissime anche con armi da fuoco. Erano gli anni a cavallo del tramonto del centrodestra al governo e dell’avvento dell’ancora in sella centrosinistra.

Le forze dell’ordine e la Procura smantellarono organizzazioni criminali riconducibili all’esule di camorra Michele Pasqualone. Furono le operazioni Histonium e Histonium 2, avvenuta l’anno dopo perché Pasqualone dal carcere continuava ad essere attivo ed operativo. La presenza di Pasqualone a Vasto, così come altri fatti riconducibili a possibili infiltrazioni nel tessuto economico locale, era stata segnalata già nella relazione della Commissione Parlamentare Antimafia del gennaio 1994.

A nostro modesto avviso piuttosto che accontentarci di parlare (o sparlare) di «ordine pubblico» su quei dodici anni – tra la relazione parlamentare e l’arresto di Pasqualone – dovrebbe aprirsi una riflessione pubblica. Dopo Pasqualone vennero le varie operazioni contro i Ferrazzo e Cozzolino. Nel 2012 furono ben tre le distinte organizzazioni identificate dalle forze dell’ordine e dalla magistratura. Inchiesta iniziata dall’incendio di varie auto, tra cui quella di un notissimo ed alto esponente della politica vastese. Episodio che un consigliere comunale del PD probabilmente ricorderà anche più di noi. A queste presenze vanno aggiunte altre identificate negli anni, gli investimenti di personaggi vicini a clan camorristici nell’edilizia e non solo. L’elenco potrebbe ancora continuare.

Negli anni delle operazioni Histonium la giudice Mantini, all’epoca in servizio presso la Procura di Vasto, fu posta sotto stretta sorveglianza per le minacce e i rischi alla sua sicurezza personale. Un giudice sotto scorta come minimo dovrebbe far riflettere e preoccupare. Anzi, per essere precisi, riportò la stampa locale dell’epoca, «scorta armata, auto blindata e grado di pericolo tre». Qualche tempo dopo arrivò il trasferimento a Pescara. In pochi anni il secondo magistrato costretto a trasferirsi, non molti anni prima una campagna – a proposito di stampa ma su questo non ci sembra nessuno abbia mai avuto particolari rimostranze o abbia mai aperto serie riflessioni – di accuse sulla stampa portò al cambio del vertice della Procura vastese. Qualcuno ricorda ancora quel magistrato, anche solo nome e cognome, e quella vicenda?

Anni dopo in tribunale quelle accuse, raccolte anche in un dossier, furono letteralmente smontate. Tutto partito da quella che in un’udienza preliminare fu definita una «vera e propria spedizione bellica, premeditata, organizzata e studiata nei particolari».

«Nel 2011 dopo la notizia uscita su un quotidiano locale, in realtà destituita di fondamento – ricorda un comunicato di Associazione Antimafie Rita Atria, Movimento Agende Rosse “Paolo Borsellino – Giovanni Falcone” Abruzzo e PeaceLink Abruzzo del luglio 2019 - che poteva tornare a Vasto si vide recapitare un proiettile calibro 9 parabellum e una lettera con il messaggio “sei proprio sicuro di voler tornare a Vasto? Pensaci bene”».

 

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L'ARTICOLO CON IL COMMENTO PUBBLICATO VENERDI' 19 MARZO

- Le notizie sono notizie sempre. E la stampa non segue i desiderata del Potere

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