Narcotraffico, la droga più spacciata è la cocaina. Ma stanno comparendo sostanze sintetiche

PRIMA PARTE. Intervista a Piernicola Silvis, già alto dirigente della Polizia di Stato.

Narcotraffico, la droga più spacciata è la cocaina. Ma stanno comparendo sostanze sintetiche

Domenica 21 agosto Piernicola Silvis è stato ospite della rassegna “Scrittori in piazza” organizzata da ventinove anni a Vasto dalla Nuova Libreria.

Alto dirigente della Polizia di Stato in pensione ed ex questore di Foggia e docente di criminalità organizzata presso l’Università di Teramo Silvis ha presentato il suo romanzo “La Pioggia” e il saggio “Capire la mafia”.

La Ndrangheta è la mafia più pericolosa del mondo” si legge sulla copertina del libro “La Pioggia”. Protagonisti Cinzia ed Harry, vittime di una overdose fatale per Harry dopo aver acquistato eroina. Da questa vicenda partono le indagini di Renzo Bruni per “risalire la catena dello spaccio romano”. La “Pioggia” è il nome in codice di un piano criminale del “cartello jonico, l'onnipotente organizzazione che gestisce il commercio di coca ed eroina in tutto il Paese” che “trama, su indicazione di misteriosi mandanti”.

La “Pioggia”, si legge nella presentazione del libro, “è un progetto in cui girano centinaia di chili di eroina, milioni di dollari e altrettanti barili di petrolio” che, se attuata, “porterebbe alla morte certa di migliaia di tossicodipendenti” e “il vertice del cartello Jonico è controllato dalla 'Ndrangheta e dal potente padrino calabrese don Vittorio Santofuri, coadiuvato dal suo uomo di fiducia, Armando Nativo”. Il colpo di scena che potrebbe stravolgere i piani dell’organizzazione è la comparsa di “Annina Latini, la madre di Cinzia, donna apparentemente tranquilla, che si inserisce nelle indagini come un cuneo d'acciaio”. 

L’incontro vastese è stata occasione per contattarlo e porle alcune domande sul narcotraffico, le mafie in Italia e uno sguardo all’attualità.

Il romanzo da lei presentato a Vasto s’intitola “La Pioggia”, nome in codice di un piano ndranghetista per inondare il mercato del narcotraffico. Lei è stato per decenni alto dirigente di polizia, come in questi ultimi anni è cambiato il narcotraffico in Italia e quante “piogge” sono arrivate e si sono affermate? Quali nuove sostanze sono comparse e quali le mafie che più si sono consolidate? Quanto il lockdown della primavera 2020 e la pandemia ha cambiato la situazione?

Nel narcotraffico la parte del leone la fa ancora la cocaina, commerciata principalmente nei  traffici organizzati dalla ‘Ndrangheta e dai narcos messicani. Però da anni sono comparse alcune pericolose droghe sintetiche, come appunto il fentanyl di cui parlo nel romanzo, potentissime sostanze utilizzate dagli anestesisti, ma che se finite in mano a gente senza scrupoli portano facilmente alla morte. Sta tornando sul mercato anche l’eroina, che sembrava scomparsa. Nel mondo delle mafie il primato resta della ‘Ndrangheta, mentre Cosa nostra sta cercando di riorganizzare le fila dopo le sconfitte subite dallo stato in seguito alla guerra scatenata da Riina. La camorra infine non è che una galassia di circa centocinquanta clan composti da ragazzini che operano nel territorio napoletano, ognuno autonomo e in linea di massima dediti allo spaccio.

Nella copertina del libro la ‘ndrangheta viene definita “la mafia più pericolosa al mondo”, come è avvenuto questo salto a livello nazionale ed internazionale? Come si concretizza questa pericolosità, quali le alleanze in Italia e nel mondo? E perché se ne parla sempre pochissimo e si percepisce una sorta di sottovalutazione della ‘ndrangheta?

Le riporto il punto del mio “Capire la mafia” in cui si parla del passaggio che ha proiettato la ‘Ndrangheta nell’empireo delle mafie mondiali: “Il denaro accumulato grazie ai sequestri di persona servì alla mafia calabrese per fare investimenti nell’edilizia e partecipare agli appalti, ma fu una pratica a termine. Infatti, dal 1992, anno in cui una norma bloccò ogni possibilità di pagare i riscatti, le ‘ndrine concordarono una linea d’azione comune e decisero di cessare la pratica del sequestro. Se ottenere un riscatto era impossibile, infatti, non era conveniente rischiare l’ergastolo per la possibile morte in cattività dell’ostaggio. Fu in questo momento che si verificò l’ennesimo snodo importante nella storia delle mafie. Approfittando delle difficoltà che Cosa nostra stava avendo a causa dei colpi inferti dallo Stato dopo le stragi del ’92,  la ‘Ndrangheta entrò nei traffici di cocaina ed eroina al posto dei siciliani, che fino ad allora li avevano controllati. I calabresi investirono il denaro ricavato dai sequestri nell’acquisto di quantità sempre più ingenti di stupefacenti, utilizzando la pratica aziendale del brokeraggio, sia in ambito nazionale, sia internazionale.” Se della mafia calabrese si parla poco è perché è quasi invisibile: non uccide se non è strettamente necessario, i pentiti sono pochissimi, gli affiliati non esibiscono auto costose, yacht o ville con piscina. I mafiosi calabresi sono silenziosi e nascosti, ed è una precisa scelta strategica che li nasconde agli occhi di tutti.

Lei nel suo saggio “Capire la mafia”, lo ha ribadito anche a Vasto, tratteggia una divisione tra mafie nate in un territorio e mafie per gemmazione. Quale la differenza? Di entrambe quali oggi le mafie più pericolose ed attive?

Le mafie nate in Sicilia, Calabria e Campania hanno un’origine storica comune che affonda le basi nell’800. Le mafie pugliesi, romane o venete, al contrario, non hanno origini storiche, ma sono nate di recente e per vicinanza di altre mafie o, addirittura, come avvenuto per la Sacra Corona Unita, per imitazione delle mafie storiche, in particolare della ‘Ndrangheta. Oggi le organizzazioni mafiose più attive sono ‘Ndrangheta e, subito dopo, Cosa nostra, che sono anche le più organizzate e pericolose. Se però parliamo di uso della violenza, la mafia foggiana e i microclan napoletani sono le organizzazioni più giovani e aggressive, che usano perciò la violenza in modo inutile e indiscriminato.

 

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