«Nessuno ha interesse a far emergere il rapporto tra criminalità e politica»

INTERVISTA. Parla il testimone di giustizia Gennaro Ciliberto: «Lo Stato ha scaricato i testimoni di giustizia. E sono stati scaricati pure dai 5 Stelle. Ma vuoi vedere che Crimi (presidente della Commissione centrale, nda) non comanda proprio niente e c’è un sistema al Viminale che rende il politico che ricopre certi ruoli un mero figurante?»

«Nessuno ha interesse a far emergere il rapporto tra criminalità e politica»
Vito Crimi

«La questione testimoni di giustizia non può essere un’emergenza Covid19 ma una presa di coscienza di una politica che da 20 anni non attua le giuste azioni nei confronti dei cittadini che hanno denunciato le mafie. La carità non serve, ma urge serietà e certezza, la povertà è altra cosa e non bisogna minimamente unire le due questioni».

Non usa mezze misure il testimone di giustizia Gennaro Ciliberto per analizzare la situazione dei cittadini che hanno denunciato, attraverso il loro coraggio, le schifose mafie. Ciliberto ha fatto emergere gli affari della camorra e gli appalti criminali, nei lavori pubblici. Da anni si batte, non solo per la sua condizione, ma anche per portare allo scoperto i gravi limiti di un intero sistema. «Si continua a dire che i testimoni di giustizia sono abbandonati, ma sono 20 anni che va avanti questa storia. E sono abbandonati anche da questo Governo che, fondamentalmente, è composto da quelle persone che quando c’era il PD o gli altri, dicevano che avrebbero risolto i problemi. I testimoni che ora si stanno lamentando lo stanno facendo solo per alzare un polverone, per chiedere qualcosa in cambio».

 

Entriamo nel merito.

«Chi conserva il polo fittizio sta nel programma di protezione. E quindi, Covid o non Covid, è previsto il contributo, con l’alloggio dello Stato. Quindi non stanno facendo la fame. Mentre chi è fuoriuscito e non si è riuscito a realizzare per le mille mancanze del Servizio Centrale di protezione o per un loro modo di fare, la fame faceva prima e la fame fa adesso. Il Covid-19 non c’entra nulla. Lo Stato ancora non riesce a comprendere che aiutare meno di 100 persone è una cosa prioritaria. Come c’è stato un intervento, in occasione di questa pandemia, è mancato un intervento, negli ultimi anni, nei confronti dei testimoni. Sto parlando di un vero e proprio sussidio. Perché non si decidono? Parliamo di 80, 90 persone. Non penso che lo Stato per 90 mila euro al mese possa fallire».

 

Perché non è stato previsto un sussidio?

«Non c’è volontà».

 

Ma perché non c’è volontà?

«Perché i testimoni non servono. Perché lo Stato, in questa fase, sta cominciando a dare dei soldi? Di cosa ha paura?»

 

Lei cosa pensa?

«Ha paura della sommossa e di perdere il consenso elettorale. Se oggi un premier o un partito fa bene i cittadini lo ricorderanno. Dei testimoni di giustizia non se ne frega niente nessuno. Cominciando dalla magistratura. Dobbiamo sempre richiamare le parole di un magistrato, pronunciate in un momento di calma, di serenità, in tempi non sospetti, da membro della Commissione e da esponente della DNA nazionale».

 

Cosa disse?

«I testimoni di giustizia non devono più esistere. Così è. Non servono. E adesso stanno scoprendo che non servono nemmeno i collaboratori di giustizia».

 

Pure i collaboratori?

«Sì, perché mentre prima si puntava su collaboratori di un certo calibro che potevano dare delle notizie importanti, che portavano a sequestri di miliardi di euro, negli ultimi anni questi soggetti sono di basso livello. Gente che parla dell’omicidio, dell’estorsione. Non parlano, ad esempio, della camorra spa, cioè del meccanismo finanziario, dello scambio di voti».

 

Ma perché, secondo lei, accade tutto questo?

«All’interno della Commissione Antimafia ci sono dei politici che non hanno nessun interesse a far emergere il rapporto tra la criminalità organizzata e la politica. Dobbiamo sempre ricordare che la criminalità durante le elezioni muove i voti. Non c’è nessun tipo di vantaggio a fare stare bene queste persone. Lo Stato non vuole più i testimoni di giustizia. Basti vedere la decisione di eliminare il danno biologico, la capitalizzazione e tutte le misure che offrivano un inserimento nel mondo reale di una persona che ha perso».

 

In che senso? Cosa vuole dire?

«Quando diventi testimone di giustizia perdi. Se io, oggi, metto la mia storia e quella dei Vuolo, che ho denunciato, sulla bilancia, il piatto pende a mio sfavore. I Vuolo hanno vinto, ma non contro di me».

 

Quindi i testimoni di giustizia sono pericolosi per il sistema?

«Lo Stato ha scaricato i testimoni di giustizia. E sono stati scaricati pure dai 5 Stelle. Quando non stavano al Governo dicevano che il problema si poteva risolvere in due mesi e sono passati anni. E nulla si è risolto. Ci sarà un perché? Ma vuoi vedere che Crimi (vice ministro dell’Interno e presidente della Commissione centrale, nda) non comanda proprio niente e c’è un sistema al Viminale che rende il politico che ricopre certi ruoli un mero figurante? Come è possibile che una persona con una delega non riesce a risolvere le problematiche dei testimoni di giustizia?».

 

Quali sono i problemi dei testimoni di giustizia?

«L’inserimento socio lavorativo, che è diventato un bluff. Anche quei pochi posti di lavoro che hanno dato non permettono di riorganizzarsi una vita. Poi c’è la questione della protezione, che è sempre più inesistente».

 

Un giudizio su questo Governo?

«Se il testimone di giustizia ha le capacità per tornare a vivere ci riesce, ma da solo. Altrimenti è destinato a morire. Il giudizio è deludente. Loro che dicevano che avrebbero aperto il parlamento come una scatoletta, hanno deciso di lasciarla chiusa. Nel senso che non c’è stata un’apertura. Lo stesso Comitato, presieduto dalla Aiello, ad oggi ha realizzato zero risultati. Anzi, meno di zero. Non ci sono stati risultati e come tutti gli altri Comitati si concluderà con una relazione che verrà mandata, verrà letta e riposta nei cassetti. Niente hanno fatto loro, come niente fece la Bindi come niente fece la Commissione precedente con Mattiello».

 

È giusto mettere nello stesso calderone i testimoni e i collaboratori di giustizia?

«No, non è giusto. Al Servizio Centrale di protezione esistono varie sezioni, ben distinte e separate. I percorsi sono completamente differenti, con diritti e doveri differenti. Ben venga chi collabora in maniera onesta, ma continuo a dire che c’è una netta distinzione tra testimone e collaboratore. Il testimone, oltre ad essere una persona che ha ricoperto un ruolo importante nei processi, è anche parte lesa. Quello che non può essere un collaboratore di giustizia. Il testimone non ha scelto una via criminale, ma ha scelto la via della giustizia».

 

Qual è la ratio di mettere tutti insieme?

«Fare numero e confusione».

 

 Lei come giudica l’operato politico della testimone di giustizia Piera Aiello?

«Una figura molto marginale che ha trovato la sua nicchia per il suo pregresso, per il suo essere stata testimone di giustizia».

 

È servito ai testimoni avere una testimone all’interno delle Istituzioni?

«Se la stessa fosse rimasta una testimone di giustizia sì. Ma alla luce dei fatti lei è una politica, ha dimenticato le sofferenze patite e non si è più immedesimata nel ruolo dei testimoni di giustizia. Tante promesse e nulla di fatto».