NON DIMENTICARMI: un monumento per la memoria

In ricordo delle vittime della strategia della tensione la condanna sulle responsabilità politiche dell’estrema destra eversiva.

NON DIMENTICARMI: un monumento per la memoria

È il nome che porta l’impegno assunto da un comitato di cittadini, Comitato “Non Dimenticarmi’, con il sostegno delle associazioni dei famigliari di impedire che vengano dimenticate le vittime della Strategia della Tensione, dalla strage di Piazza Fontana (1969) a quella della Stazione di Bologna (1980).  

Un impegno che trova espressione in un monumento che sarà collocato in via Beccaria davanti a piazza Fontana.

L’installazione caratterizzata da un forte significato simbolico e narrativo è stata ideata dall’artista Ferruccio Ascari e sarà collocata in via Beccaria in un’area verde prospiciente piazza Fontana. È un dispositivo pensato per suscitare la memoria collettiva e gli elementi di cui è composto concorrono al raggiungimento di questo scopo: ai 137 steli - corrispondenti al numero delle vittime delle stragi, compreso Giuseppe Pinelli - sono sospese altrettante campane a vento.

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Sollecitate dal vento le campane risuonano evocando le voci delle vittime che chiedono di poter raccontare la loro storia, di non essere dimenticate.

Il memoriale da lui concepito e dedicato alle 137 vittime delle otto stragi che hanno segnato la storia del nostro Paese dal 1969 al 1980, è stato approvato e accolto dal Comune di Milano nell’ambito di Milano è Memoria, il palinsesto di iniziative nate per far conoscere, conservare tramandare la storia e l’identità della città. 

La presenza di quest’opera nel cuore di Milano sarà per cittadini, cittadine e passanti e soprattutto per le giovani generazioni, un’occasione di riflessione su un doloroso passato di terrore e sul valore della memoria per costruire un futuro libero da paura e improntato al libero confronto.

In Italia ci sono stati, tra il 1969 e il 1980, 137 morti e oltre 570 feriti che ancora oggi attendono un verdetto chiaro e completo sulle responsabilità politiche della estrema destra eversiva e dei cosiddetti “corpi deviati dello Stato”.

 

Le stragi: misteri d’Italia

Le stragi di piazza Fontana (12 dicembre 1969), Gioia Tauro (22 luglio 1970), Peteano (17 maggio 1973), della Questura di Milano (17 maggio 1974) e del treno Italicus (4 agosto 1974), di piazza della Loggia (4 agosto 1974) e piazza Arnaldo a Brescia (16 dicembre 1976) e della Stazione di Bologna (2 agosto 1980) sono state tutte  terreno di clamorosi depistaggi, con l’implicazione di “esponenti deviati” di tutti gli apparati dello Stato, polizie, servizi segreti, forze armate, magistrature, governi: tanto che vengono definite – come peraltro già allora si fece – come “stragi di Stato”.

Tutte le stragi e i loro depistaggi implicarono il profondo coinvolgimento dei governi, non solo di quelli in carica al momento dei fatti ma anche di tutti quelli che li hanno seguiti, fino a oggi.

La massoneria “coperta” operò in funzione di coordinamento e depistaggio tra gli organi dello Stato, il personale politico, i mass media. Che la Loggia P2 di Gelli abbia re­sponsabilità dirette nella strage dell’Italicus lo affermò la stessa relazione finale della Commissione Anselmi.

Le apposizioni del segreto di Stato su un lungo elenco di epi­sodi collegabili alle stragi confermarono queste strette connessioni: a partire dai documenti del SISMI sull’Italicus (governi G. Spadolini, 1982 e B. Craxi, 1985), ai fascicoli SISMI dell’archivio Gelli (B. Craxi, 1985) e al caso dell’aereo Argo-16 a disposizione della rete Gladio (C. De Mita, 1988), fino alla “gestione” della de-secretazione decisa nel 2014 (go­verno Renzi), particolarmente opaca su Ustica e Bologna.

La stessa gestione dei processi fu di fatto orientata dal potere politico, sia nel merito giudiziario, sia soprattutto in un intento dilatorio che aveva direttamente a che fare con le conseguenze politiche. Se ciò non ha impedito, in ultima istanza e non sempre, che giudici e tribunali riuscissero a dipanare le aggrovigliate matasse dei processi e giun­gere quanto meno a stabilire una verità storica, ha però consentito che le sentenze giudi­ziarie – ancorché severe – non abbiano riguardato tutti i colpevoli, una consistente parte dei quali, quelli più direttamente collegati alle “trame di Stato”, è riuscita a godere di una sostanziale impunità. La lentezza processuale ha quindi fatto scattare i meccanismi della prescrizione dei reati e dei provvedimenti di amnistia, e questi hanno contribuito allo sbia­dirsi, alla confusione della memoria collettiva.

Il significato dell’opera in ricordo delle vittime

È lo stesso Ferruccio Ascari (ritratto nella foto in basso) a precisare che il senso della sua opera Non Dimenticarmi’ non si esaurisce nella sua parte visibile poiché l’azione di partecipazione politica che l’accompagna è parte integrante, non secondaria, dell’opera stessa”.

Il progetto sarà presentato pubblicamente il 15 maggio alle ore 21 alla Casa della Memoria (via Confalonieri 14) e il 31 maggio alle ore 21, alla Casa della Cultura (via Borgogna 3).

 

 

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