Ognuno ha il francobollo che merita
Nel Paese strano, senza memoria (povero Pasolini), dove gli onesti vengono dimenticati e i disonesti vengono celebrati, siamo costretti ad assistere a queste continue pantomime.
«La Trattativa continuò anche con il Governo Berlusconi. Dell’Utri, lo spiegano i giudici nella sentenza, rappresentò a Berlusconi le richieste di Cosa nostra.
E dicono i giudici che quel Governo tentò di adoperarsi, non riuscendoci per motivi che non dipendevano dalla volontà del premier, per accontentare alcune delle richieste di Riina.
Dice quella sentenza che un presidente del consiglio del Governo italiano, nello stesso momento in cui era presidente del consiglio, continuava a pagare, come aveva fatto nel 1974, cospicue somme di denaro a Cosa nostra».
Nino Di Matteo, Roma, 14 novembre 2018
Lo abbiamo scritto qualche giorno fa. Fatelo (anche) Santo. E, in passato, lo abbiamo ripetuto. Quando era in vita e, ora, in morte dell'ex Cavaliere di Arcore.
Nel Paese strano, senza memoria (povero Pasolini), dove gli onesti vengono dimenticati e i disonesti vengono celebrati, siamo costretti ad assistere a queste continue pantomime. Non sono bastate le proposte arrivate in vita (senatore a vita, presidente della repubblica). Dopo la sua morte continuano le celebrazioni commemorative (il nome scolpito sul marmo, i libri, la trama del "giovane Berlusconi", le tante cazzate che continuano a dire sul suo conto). Ora, sempre da parte della politica (quella utilizzata per la gestione dei suoi affari personali), è arrivata la decisione: un francobollo per B. "Il giusto riconoscimento a un grande italiano che ha servito e onorato la Repubblica in tutti i ruoli che ha ricoperto: imprenditore, uomo di sport, leader politico e statista". E se lo dice la vice presidente del Senato e senatrice di Forza Italia, Licia Ronzulli, possiamo stare tranquilli.
A queste parole noi rispondiamo con il pernacchio di eduardiana memoria.
Il francobollo è proprio un'ottima idea: tante lingue hanno leccato il suo deretano in vita. Molte altre continueranno a farlo dopo la sua morte.
Prendiamo in prestito una frase del figlio del grande attore italiano, Vittorio Gassmann. Qualche giorno fa Alessandro ha scritto su twitter: "Ognuno ha il francollo che merita". Noi preferiamo, di gran lunga, quello del Mattatore.
Ma resta un dato molto preoccupante. I veri problemi in questo Paese (come la lotta alle mafie) non verranno mai risolti. Non esiste la volontà politica di aggredire la disonestà. L'unica volontà è quella di celebrare gli anni più bui della nostra martoriata Repubblica: dal fascismo a Mister B.
Un suggerimento: perchè non pensate a un francobollo per Riina, Provenzano, Matteo Messina Denaro?
Anche loro hanno lasciato un contributo. Con loro avete fatto delle Trattative (il riferimento, ovviamente, è a quella parte di Stato che ha sempre collaborato con le mafie). Con loro avete fatto degli accordi. Grazie a voi hanno vissuto lungamente in "latitanza".
Poi, anche se qualcuno fa finta di dimenticare, vicino a questi nomi ne abbiamo altri che si accostano perfettamente al protagonista immortalato nel francobollo: Vittorio Mangano (già stalliere di Arcore e mafioso condannato a due ergastoli, definito dal giudice Borsellino - ucciso in via d'Amelio il 19 luglio del 1992 - una delle "teste di ponte" dell'organizzazione mafiosa nel Nord Italia), Marcello Dell'Utri (fondatore di Forza Italia e condannato definitivamente per concorso esterno in associazione mafiosa). Senza dimenticare le somme versate a Cosa nostra e l'affiliazione alla loggia P2 di Licio Gelli.
Pensateci, geniacci.
«Nonostante un gravissimo silenzio e una gravissima ignoranza indotta nell'opinione pubblica, sull'argomento noi magistrati avevamo già una sentenza che aveva condannato definitivamente il senatore Dell'Utri per concorso in associazione mafiosa. Questa stabiliva e statuiva che l’allora imprenditore Silvio Berlusconi nel 1974 con l'intermediazione di Marcello Dell'Utri avesse stipulato un patto con esponenti apicali, esponenti di vertice della Cosa Nostra palermitana. Patto di reciproca protezione e sostegno. E che quel patto era stato rispettato dal 1974 almeno fino al 1992».
Nino Di Matteo
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