Recensione del libro “Almarina” di Valeria Parrella

Ritorna la recensione quindicinale della rubrica “Occhio all’autore”. Oggi voglio parlarvi del libro di Valeria Parrella “Almarina”, candidato Premio Strega, per la Einaudi Edizioni.

Recensione del libro  “Almarina”  di Valeria Parrella

Il libro è una vera miniera di spigoli introspettivi dove navigano le angosce della vita, quella in particolare di Margherita, insegnante di matematica nel carcere minorile di Nisida e quella di Almarina, la sedicenne detenuta rumena, con una storia  di violenze e di soprusi alle spalle, ma è anche un libro che parla di politica, quella legata al mondo delle carceri minorili.

Un libro che fa riflettere sul valore della vita a tutto tondo, sulle diseguaglianze sociali, sulla mancanza di cura degli indifesi, i minorenni quelli per cui Margherita  si reca ogni mattina a Nisida, lasciando la borsa ed i suoi effetti personali, tanto da arrivare ultima all’ospedale per trovare il corpo morto di suo marito, perché lei è fuori dal mondo quando entra a Nisida.

Ed è in questo ambiente che  tra le due donne, ciascuna vittima di una perdita, Margherita rimasta da poco vedova e Almarina senza alcun punto di riferimento stabile nella vita, un rapporto speciale ed intenso.

Come se fosse stato quello il momento in cui le reciproche sofferenze sarebbero diventate il ponte per raggiungere le alte vette dell’amore, quello sconosciuto, quello vero, privo di interesse e di arcaiche posizioni.

Margherita intensifica il rapporto con Almarina, perché riconosce in lei le fragilità che ella stessa ha provato nella costruzione del rapporto d’amore con il marito di cui ricorda i momenti belli e brutti trascorsi insieme, la fatica per un figlio che non arriva e poi la morte che piomba come uno scudo nero a dividere quello che è stato fatto e quello che si poteva fare ancora, come sempre la morte fa.

“Non ci baciammo quella sera, né le volte subito dopo: non c’era più fretta ora che ci eravamo incontrati. Procedemmo con la cura che meritano le cose eterne”.

Proprio così le cose eterne. Così descrive Margherita l’incontro con l’amore, con il marito morto troppo presto, lasciandola abbandonata nello strazio della sua memoria.

Ma nel libro è ben descritta la condizione dei minorenni di Nisida, il costrutto dipendenza-affetto-perdita che si crea tra loro e gli insegnanti, le insegnanti, gli operatori che si lasciano dopo lunghi periodi vissuti insieme  lì dentro , di complicità, di incoraggiamento per poi ritornare nella loro realtà, molto spesso squallida, malata, vittima dell’ignoranza e della delinquenza.

Ma non per Almarina che è entrata nel cuore di Margherita e porterà con lei il peso della solitudine aggiunta, dell’amore colmato dalla speranza in un mondo migliore ricominciando  da loro due.

Il tema della solitudine, del disincanto, della voce spezzata di una società frantumata nella corteccia più intima del sentire umano.

Ma ecco appare la luce della speranza negli occhi di Margherita che si incontrano con quelli di Almarina.

Una voce nel vuoto che trova ristoro nell’incontro tiepido e sconcertante che cambierà le sorti di entrambe.

Mi chiamo Elisabetta Maiorano, sono nata a Napoli nel Novecento e spero di uscire presto da qui dentro, dal luogo del giudizio. Il luogo del riassunto, di dove le nostre due vite, che assieme assommano a una settantina di anni, a due Paesi, a un braccio di mare in cui riposano i nostri morti, vengono condensate in poche pagine di cancelleria. Non riusciremo mai a dirvi davvero tutto quello che le nostre retine hanno visto impresso., né cosa, di quelle  immagini, ci ha trasformato per sempre il cuore. Perché siamo donne in divenire, e quando saremo uscite da qui saremo diverse. (da Almarina)

 

Valeria Parrella è scrittrice,  drammaturga e giornalista italiana. E’ nata a Napoli dove vive. Per Einaudi ha scritto Lo spazio bianco da cui Francesca Comencini ha tratto l’omonimo film ed altri titoli di notevole successo. Da anni si occupa della rubrica dei libri di “ Grazia” e collabora con “ La Repubblica”.