Un’ammucchiata che nega un principio democratico, un governo indecente costruito a tavolino

VOCI FUORI DAL CORO/ L’avvento del governo Draghi è stato salutato da un enorme tripudio mediatico ed internazionale. Oltre i malpancisti all’interno dei partiti della nuova maggioranza, quasi tutti per interessi particolari e delusioni di «poltrone», ben poche voci non si sono allineate al coro di voci bianche. Duri affondi di Antonio Ingroia, presidente di Azione Civile, Rifondazione Comunista e Unione Sindacale di Base

Un’ammucchiata che nega un principio democratico, un governo indecente costruito a tavolino
Draghi e Mattarella durante il giuramento del nuovo governo, fonte: sito web del Quirinale

«L’attuale convulsa crisi politica impone alcune riflessioni e sguardo critico» è la riflessione condivisa nelle scorse ore da Antonio Ingroia, presidente di Azione Civile. Ingroia è una delle pochissime voci nel panorama politico e sociale che in queste ore non si è allineato al coro delle voci bianche che esultano e magnificano le sorti della «Grosse Koalition» sorta intorno al nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi.

Lo spirito critico e il non allinearsi in questi giorni sono merce rara. Sui grandi quotidiani, nei dibattiti dei talk show e nello stesso dibattito pubblico le uniche note stonate del coro sembrano tutte riferirsi a beghe interne ai partiti, ai delusi perché sono stati scelti come ministri rappresentanti di una corrente piuttosto che l’altra. «C’è un bisogno di chiarezza e coerenza, di non interpretare la politica solo come potere per il potere ma nella sua essenza che sembra perduta – sottolinea Ingroia -. E merita considerazione e apprezzamento la posizione assunta da Alessandro Di Battista (che, per quanto extra parlamentare resta uno degli esponenti più in vista e seguiti della galassia 5 Stelle) e da alcuni parlamentari di coerenza rispetto alle, ormai lontane e remote, origini del Movimento 5 Stelle e di coloro che hanno rifiutato di partecipare ad un’ammucchiata totale in dispregio degli interessi e dei diritti dei cittadini».

La corsa «sul carro del nuovo governo» e l’affannarsi « ad apparire ognuno più governativo dell’altro» sta portando ad un’ammucchiata «in cui si troveranno insieme tutto e il contrario di tutto, praticamente tutti i partiti o quasi dalla fu sinistra radicale – sempre meno sinistra, sempre meno radicale e sempre più spenta come una candela – di fatto cancella uno dei più importanti capisaldi della democrazia e lo stesso concetto di politica»: «non esisterà più una dialettica democratica, non avremo più il confronto politico tra una maggioranza ed una opposizione.

I partiti presenti in Parlamento, pur di rimanere (o tornare) al governo, si consegnano ad un tecnico terzo e cancellano idee, visioni, posizioni». Vengono così sconfitti la politica e la democrazia in quella che l’ex pm e oggi avvocato antimafia definisce « l'ultima parabola del Palazzo e dei politicanti di mestiere, e la sconfitta dei cittadini».

«La politica politicante è sempre più lontana dai cittadini mentre i cittadini soffrono» conclude il presidente di Azione Civile Antonio Ingroia secondo cui «è giunta l'ora di alzare la testa e ribellarsi contro il sistema dei Partiti che ha fagocitato tutto e tutti, perfino chi alle ultime elezioni diceva di presentarsi agli elettori contro il Sistema».

Fuori dal parlamento molte organizzazioni della cosiddetta società civile stanno accogliendo positivamente l’arrivo di Draghi a Palazzo Chigi, offrendosi come interlocutori dialoganti. Se alcune associazioni ambientaliste, come il WWF con la sua presidente nazionale Donatella Bianchi (presentatrice RAI e presidente del Parco nazionale delle Cinque Terre), hanno esultato per il superministero della transizione ecologica – che ai fatti si è rivelato solo un potenziamento del Ministero dell’Ambiente – senza citare null’altro, anche tra i grandi sindacati le voci critiche e non allineate non abbondano.

Le posizioni di Rifondazione Comunista e Unione Sindacale di Base

Il superministero della transizione ecologica e la designazione dell’ex manager di Leonardo-Finmeccanica sono al centro delle critiche di Rifondazione Comunista. «Le prime parole di Draghi che annunciano che il suo sarà un governo ambientalista sono una presa in giro – dichiara il segretario nazionale Maurizio Acerbo - è un governo senza ambientalisti e alla guida della bufala del ministero della transizione ecologica hanno messo uno scienziato che è a favore dell'energia nucleare e delle fonti fossili, che era alla Leopolda mentre Renzi faceva lo Sblocca Italia e che viene dalla più grande azienda produttrice di armi del nostro paese». Il nuovo esecutivo «sarà il governo con cui le grandi imprese e le lobby si spartiranno i miliardi del recovery plan e proseguiranno il saccheggio dei beni comuni» attacca Acerbo che paragona la scelta di Draghi a quella di Macron di quattro anni fa «per darsi un look green ma che poi ha perseguito interessi delle grandi imprese, come sancito da un tribunale che ha condannato il governo francese lo scorso 3 febbraio».  

L’unico grande sindacato che ha fortemente criticato la lista dei nuovi (e vecchi ministri) e non si è unito al coro delle voci bianche è stato l’Unione Sindacale di Base: l’USB definisce la nomina dell’esponente di Forza Italia Renato Brunetta a Ministro per la Pubblica Amministrazione «uno schiaffo ai lavoratori pubblici», una provocazione e un «vero e proprio atto di guerra nei confronti dei lavoratori pubblici che hanno sostenuto il Paese in questo difficilissimo anno – sottolineano - nella Sanità, nella Scuola, nella Ricerca, in tutto il Pubblico Impiego» per «garantire le cure, per contrastare l’epidemia, per assicurare il diritto all’istruzione, per erogare la cassa integrazione». Un impegno lavorativo e sociale, attacca l’Unione Sindacale di Base ricordando le crociate di Brunetta nell’ultimo governo Berlusconi contro i dipendenti pubblici,  «nelle macerie della pubblica amministrazione conseguenza del violento attacco lanciato proprio da Brunetta».

«Un governo indecente costruito a tavolino per servire la finanza, ristrutturare il lavoro, obbedire alla BCE e all'Unione Europea, con dentro tanti fedelissimi travestiti da tecnici e il peggio della politica» definisce l’esecutivo guidato da Draghi la nota USB emessa al termine della riunione dei Coordinamenti nazionali congiunti delle categorie di ieri esprimendo forte preoccupazione per la «pattuglia di politici chiamati a sovrintendere al mondo del lavoro». La scelta di Giorgetti (Lega) al MISE «fa intravvedere una pessima sorte per gli oltre 140 tavoli di crisi in attesa di soluzioni che non arrivano da troppo tempo, a cominciare dalla sorte di Alitalia e di Arcelor Mittal», Brunetta che torna ad essere ministro del lavoro «a rinfocolare quegli attacchi sguaiati e beceri ai lavoratori pubblici e a rimettere in moto quei provvedimenti da lui introdotti col governo Berlusconi e messi in soffitta da tutti i ministri che si sono poi succeduti a Palazzo Vidoni» e il vicesegretario del PD Orlando come suo vice segretario «segnerà di fatto un connubio inscindibile con Cgil Cisl Uil e una stretta obbedienza in materia di salari, pensioni, reddito ai diktat dell'Unione Europea». Questo governo di tutti, in nome del recovery fund, sarà «un governo che scaricherà il peso del debito gigantesco sulle spalle delle masse popolari e dei lavoratori, che ristrutturerà ancora il mondo del lavoro in nome di una digitalizzazione e transizione ecologica che verranno declinate attraverso un enorme processo di trasformazione che chiuderà produzioni non competitive, espellerà centinaia di migliaia di lavoratori, riorganizzerà la pubblica amministrazione e utilizzerà la digitalizzazione per tagliare ulteriormente le funzioni sociali dello Stato favorendo privatizzazioni e svendite di patrimonio collettivo e gioielli di famiglia – lancia l’allarme il coordinamento sindacale - si prepara a lasciare ancora più indietro il meridione, privilegiando il sistema delle imprese del nord e favorendo ancora di più l’aumento delle disuguaglianze sociali e territoriali». Il sindacato di base annuncia di essere «già in movimento per costruire le mobilitazioni per contrastare le scelte antipopolari che il governo Draghi si prepara a promuovere, sia sul piano delle singole categorie che su quello più generale» e che sarà necessaria «una grande e duratura mobilitazione generale che metta in moto un vasto arco di settori sociali e politici per invertire la tendenza e questo è l’impegno che l’USB assume per i prossimi mesi».

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