Adesso sappiamo qualcosa in più sulle indagini che hanno portato alla cattura di Matteo Messina Denaro/3

PARTE 3. Martedì è andato in onda su Rai 3 uno speciale sulla cattura di Matteo Messina Denaro. Cosa è successo realmente?

Adesso sappiamo qualcosa in più sulle indagini che hanno portato alla cattura di Matteo Messina Denaro/3

Sicuramente c'è da fare un plauso a tutti coloro che, nel bene, hanno operato per la cattura di quest'individuo. Forse, pure loro, erano gli ultimi a sapere delle decisioni che, sicuramente ma non si hanno le prove, vengono prese “dall'alto”.

Analizzando i dettagli e i precedenti, oltre alle centinaia di persone che sono state arrestate per essere vicini all'ex latitante, bisogna iniziare a guardare qualche data:

ad inizio settembre 2022 ci sono stati 35 arresti proprio a Campobello di Mazara e proprio nel bar all'angolo della, poi scopriremo, casa di Matteo Messina Denaro; il 5 novembre 2022 c'è quel gelataio di Omegna, che ancora non si riesce a capire del perché è a piede libero e libero di fare ciò che vuole, che si presenta da Giletti preannunciando, come ha fatto altre volte ma fallendo miseramente, la cattura dell'imprendibile in una data precisa e così è stato; il 14 dicembre 2022 uno dei fondatori di Forza Italia, guarda-caso ci sono sempre loro nel mezzo, Antonino D'Alì si è consegnato nel carcere di opera di Milano per scontare una condanna a 6 anni per concorso esterno in associazione mafiosa.

È considerato vicino al mandamento di Trapani dei Messina Denaro.

Proprio per Matteo Messina Denaro ha spostato, quando era sottosegretario all'Interno sempre nell'era Berlusconi e quindi aveva “potere” sulla polizia, l'allora capo della squadra mobile di Trapani Giuseppe Linares e il prefetto di Trapani Fulvio Sodano.

Inoltre la famiglia D'Alì era proprietaria della Banca Sicula a Trapani, considerata la Svizzera della mafia da Giovanni Falcone, dove ci lavorava il fratello di Matteo Messina Denaro. Inoltre il padre Don Ciccio, era campiere sempre nelle tenute dei D'Alì.

Insomma sembrano tutte coincidenze che fanno pensare, però, o alla caduta di quella cerchia di potere che lo proteggeva o ad un accordo stipulato, dalla nuova cosa nostra e da una parte dello Stato, di far arrestare l'ormai prossimo alla morte capo mafia. Anche perché sono pochissimi i dati delle famiglie di oggi che potrebbero essere al potere, considerato che gli ultimi decenni sono stati impiegate la maggior parte delle risorse alla ricerca dell'ex latitante. Sono solo congetture montate su dei dati di fatti, ma qualora fossero vere lo Stato dovrebbe chiedere pubblicamente scusa a quei valorosi uomini che hanno dato la vita per la ricerca e l'arresto di Matteo Messina Denaro sacrificando tutto.

“Noi non sappiamo cosa sapessero gli investigatori a gennaio. È chiaro che ha voluto mandare un segnale – riferendosi alla discussione di Messina Denaro con i dottori in carcere dove diceva che “Da qualche giorno a questa parte della Palermo bene ha le unghia ammucciate” - sulle cose che è in grado di dire, a quale fine lo vedremo solo vivendo, ma è chiaro che quello è un segnale alla borghesia mafiosa che potrebbe riceverlo. Le indagini partono da Palermo. Io dico che Matteo Messina Denaro nella seconda parte della sua vita ha fatto un'operazione di sommersione criminale e di emersione sociale. L'emersione l'ha fatto a Campobello di Mazara dove si sentiva sicuro, protetto dal suo territorio.

Infatti le indagini che hanno portato alla cattura non sono partite da Campobello, comunque hanno tenuto Campobello sullo sfondo, ma sono partite da altro da Palermo, come abbiamo saputo sono partite da quella clinica e quella malattia e poi sono arrivate a ritroso a Campobello.

Io non sono molto convito che Matteo Messina Denaro si sia consegnato perché uno che si consegna non lascia tante tracce, non lascia tanti elementi che poi permetto di arrestare e arrivare alle persone a lui vicine. Può darsi anche che qualcuno lo abbia tradito. Arrestare Matteo Messina Denaro poteva equivalere a pensare “è finita la mafia e la lotta alla mafia finisce qui” quindi tutto questo ci può pure stare. E questo è un rischio enorme che noi abbiamo oggi in questo Paese pensare che la mafia è finita con l'arresto di Matteo Messina Denaro

- affermava così il dottore Alfonso Sabella a “Non è l'arena” del 19 marzo.

Quindi, concludendo, sicuramente gli operatori hanno operato all'oscuro di tutto ciò che c'è dietro ed oggi dovremmo solamente ringraziarli per il risultato ottenuto. Ma, dall'altro lato, questa parte di potere italiano che opera contro i suoi cittadini deve portarsi a processo e chiedere scusa a tutti. È un'utopia ma, spero, non del tutto irraggiungibile.

 

 

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