Ninna nanna della speranza

Pensiero incrociato al tempo del coronavirus.

Ninna nanna della speranza

La mia amica Sandra è diventata nonna. Pochi giorni fa mi ha inviato alcune bellissime foto del suo primo nipotino che ho sfogliato con premura come se avessi tra le mani il neonato e non il telefono.

Stessa cosa per Catia, la figlia di un’altra mia amica che ha messo al mondo la sua secondogenita e mi ha inviato decine di foto con lei e la bimba in braccio, visibilmente commossa con gli occhi lucidi. Mi scrive che si sente in colpa perché l’ha messa al mondo in questo periodo di grande difficoltà e cambiamento globale e si chiede che futuro potrà mai donare ai suoi figli. Non saprei rispondere a questa domanda. Posso solo rassicurarle che ogni evento terribile ha portato via persone e ne ha messe al mondo nuove.

Era così durante le guerre, nella grande depressione del 1929 e durante la pandemia della Spagnola, per citarne solo qualcuno.

Penso che anche le mamme di quei periodi hanno avuto la sua stessa preoccupazione, anche se ora il motivo è un altro: il dannato coronavirus e tutte le conseguenze. Probabilmente il pensiero di un genitore non cambia, nemmeno con il tempo, né con le nuove nascite, ma rimane lì, radicato e pronto per essere trasmesso alle nuove generazioni.

Lo stesso pensiero di Catia l’avranno avuto i miei nonni quando spingevano in avanti il passeggino che conteneva una bimba vispa con tanta voglia di vivere in una città assediata dal crescente fascismo. Mia nonna esprimeva la sua forte preoccupazione verso quelle leggi razziali fasciste che erano l’inizio di qualcosa di atroce. Di sera prendeva la figlia in braccio per cullarla in un sonno sereno e consolarsi con quel profumo di bimba. Fece la stessa cosa con mio zio quando nacque e si dovette tener cura da sola di due bimbi piccoli perché il marito era stato portato via dai nazisti.

Quel pensiero lo ha avuto mia madre l’estate dei giochi Olimpici di Monaco di Baviera, quando un comando di terroristi irruppe negli alloggi destinati agli atleti Israeliani, uccidendo due atleti che avevano tentato di opporre resistenza e prendendo in ostaggio altri nove membri della squadra olimpica di Israele. Un successivo tentativo di liberazione da parte della polizia tedesca portò alla morte di tutti gli atleti sequestrati. Ero piccola, ma mi ricordo le immagini cruenti del telegiornale e la tristezza negli occhi di mia madre quando mi rimboccava le coperte e mi diceva che sarebbe andato tutto bene.

Quel pensiero l’ho avuto io, quando cantavo la ninna nanna a mia figlia appena nata, e la terra mi tremò sotto i piedi mentre nelle Marche e nell’Umbria crollavano i tetti addosso alle persone. Mai avrei pensato che lei un giorno mi avrebbe cantato le stesse note, ma in maniera così soffice ed angelico per farmi per un attimo dimenticare il brutto periodo che stiamo vivendo.

Quella ninna nanna l’hanno cantata le mamme che ora sono diventate nonne e bisnonne, alcune ci sono ancora, altre no, ma che hanno lasciato il loro insegnamento; quelle mamme che ora sono anziane e come i loro compagni, categoria di maggior rischio del micidiale coronavirus. I nonni, roccaforti delle famiglie, di cui l’ottanta per cento si occupa dei nipoti fino a quando compiono almeno tredici anni. I nonni, punti cardinali, che lasciano le loro tracce nelle anime dei bimbi, simboli di tenerezza e comprensione: gli eroi del nostro passato che hanno avuto le stesse paure e le stesse domande. I nonni che sono esposti a maggior pericolo perché il virus non guarda in faccia nessuno, proprio nessuno, partigiani o no...  

Ed ora quel pensiero trafigge le menti dei genitori dei nati del 2020 legando tutte le generazioni allo stesso destino e alla stessa preoccupazione: ce la faremo? Ne usciremo vincitori o sconfitti? Saremo cambiati sicuramente, come ancora non si sa. 

Intanto i giorni di quarantena passano, come i cieli colorati di rosso dei meravigliosi tramonti dopo ogni bella giornata di primavera. Importante non mollare, restare a casa, attendere la pioggia che non arriva ed i ghiacciai che si sciolgono. E nell’attesa che arrivi il caldo che dovrebbe spazzare via uno dei nostri più grandi nemici del momento, incorniciamo le foto dei bimbi appena nati con un’energia nuova e con il desiderio di poter abbracciare presto quelle piccole vite per poterle cantare la ninna nanna della speranza.