Ricordare e riabilitare chi fu ucciso perché non volle partecipare all’inutile strage

Celebrazioni milite ignoto, dal mondo pacifista e dei persuasi della nonviolenza il rilanciò dell’appello a restituire giustizia di disertori della Prima Guerra Mondiale.

Ricordare e riabilitare chi fu ucciso perché non volle partecipare all’inutile strage
ph Azione Nonviolenta

«Non festa ma lutto» è il grido accorato che ogni anno associazioni e movimenti pacifisti lanciano in occasione del 4 novembre. Giornata in cui ufficialmente si «festeggiano» le Forze Armate e l’Unità nazionale.

Data scelta in epoca fascista per celebrare quella che veniva considerata la «vittoria» nella prima guerra mondiale. La guerra definita «inutile strage» da Benedetto XV, un conflitto a cui non conveniva per l’Italia partecipare secondo Giolitti (non certo un socialista anarchico anti-militarista!).

Le vittime, militari e civili, furono circa 40 milioni: 21 milioni di feriti, 19 milioni di morti – di cui 9,7 milioni di militari, 8,8 milioni di civili – (4,2 nell’Impero ottomano e 1,5 in Russia), tra gli Alleati rimasero uccisi oltre 5 milioni di soldati (Russia 1,8 – Francia 1,4 milioni) e tra gli Imperi centrali circa 4 milioni (la Germania 2 e l’Austria-Ungheria 1,1 milioni), (5 milioni furono i feriti in Russia; 4,3 in Francia e in Germania; 3,6 in Austria-Ungheria.

In queste settimane in molte città, nell’ambito di un percorso nazionale, alle celebrazioni ufficiali per il 4 novembre si sono aggiunti omaggi al «milite ignoto». Ovvero soldati morti uccisi durante la Prima Guerra Mondiale che non è mai stato possibile identificare. «Per onorare a pieno la nostra Costituzione e in occasione dei cento anni del “milite ignoto”, sarebbe giusto dare onore e riabilitare finalmente anche i militari disertori» è l’appello pubblicato dal sito web di Azione Nonviolenta da parte di Massimiliano Pilati, attivista e membro del direttivo nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile del sito azionenonviolenta.it e dei suoi social media, Presidente del Forum Trentino per la pace e i diritti umani e membro del Consiglio di Amministrazione del Centro per la Cooperazione Internazionale di Trento

«La nostra Repubblica, sin dalla sua fondazione, ha voluto allontanarsi dall’orrore della guerra. L’Italia, ce lo ricorda l’articolo 11 della Costituzione, ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali – sottolinea Massimiliano Pilati - allora per onorare a pieno la nostra Costituzione e in occasione dei cento anni del “milite ignoto”, simbolo di pace e fratellanza universale, sarebbe giusto dare onore e riabilitare finalmente anche altre figure vittime della guerra. Mi riferisco alle migliaia di militari disertori spesso passati per le armi sul posto, senza processi. Giustiziati con una violenza ingiustificata e sempre accompagnata da diffamazione, vergogna, umiliazione. Umiliazione e disonore in cui veniva a cadere anche la stessa famiglia di questi ragazzi».

Ragazzi che si sono opposti all’inutile strage, che hanno eroicamente resistito all’imposizione a partecipare all’orrenda carneficina della Grande Guerra e, per questo, furono « passati alla storia come codardi e vili che si rifiutarono di battersi e di morire per niente, che vollero mettere fine ai massacri, rifiutarono di uccidere altri esseri umani con differenti uniformi; persone che cercarono di fraternizzare oltre le trincee».

«Rifiutarsi di combattere una guerra è stato considerato per anni un atto vile e codardo dalla nostra società: è ora di cambiare, di riconoscere e dare dignità al valore educativo della disobbedienza – conclude l’appello Pilati auspicando che si cominci da Trento.

Dove in consiglio comunale è stata portata in discussione la proposta di ricordare i «militi ignoti» di ogni nazionalità e, nell’occasione di questo dibattito, è nato l’appello di Massimiliano Pilati. Ricordando che già dal 2014 è pubblico  un appello al presidente della Repubblica «per la riabilitazione storica e giuridica dei soldati italiani fucilati per disobbedienza o decimati nel periodo 1915-18».

«Il centenario della Prima Guerra Mondiale deve essere l’occasione per fare i conti con un capitolo doloroso e rimosso dalla memoria nazionale, quello di mille e più soldati italiani – il numero esatto non è conosciuto – fucilati e comunque uccisi dal piombo di altri soldati italiani perché ritenuti colpevoli di codardia, diserzione o disobbedienza. Fra di loro ci sono anche i decimati, estratti a sorte da reparti ritenuti “vigliacchi” e passati per le armi “per dare l’esempio” – sottolinearono i promotori - L’Italia detiene il record pesante di essere al primo posto. In un esercito di 4 milioni e 200 mila soldati al fronte ne “giustiziò” circa 1000».

«Attendiamo dal Parlamento italiano una decisione che faccia giustizia di quell’immensa ingiustizia – si legge nell’appello - Cioè di esseri umani che furono “giustiziati” perché sostanzialmente: si rifiutarono di battersi e di morire per niente, vollero mettere fine ai massacri, rifiutarono di uccidere altri esseri umani con differenti uniformi, fraternizzarono oltre le trincee».

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