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È nata a Brescia nel 1981, in una famiglia culturalmente attiva. Figlia infatti di Giovanni B. Tomasoni, noto artista bresciano, direttore artistico di varie riviste d’arte, pittore e scenografo per la compagnia teatrale in cui recitava anche la madre. Respira da sempre il mondo dell’arte ed in particolare si appassiona alla scrittura e alla lettura. Divoratrice di libri, già nel periodo universitario inizia le prime collaborazioni con varie riviste locali occupandosi di rubriche multidisciplinari. Proprio nell’anno in cui cambia indirizzo universitario per concentrare i suoi studi nel mondo giornalistico e della comunicazione, fu costretta ad interrompere il percorso causa la perdita del padre in un incidente stradale in cui fu coinvolta anche la madre. Era il picco della carriera artistica del padre, di rientro dalla presentazione di una collezione alla Gugghenheim di Venezia, anche per Alice Tomasoni quello rappresentava un periodo ricco di importanti opportunità. Per qualche anno rimase ferma, poi si rimboccò le maniche per proseguire la sua ambizione. Ideatrice del progetto di “Ti porto un po’ con me”, progetto nel quale tre libri con incipit scritto da lei fecero il giro di capitali europee ed italiane in cui questi tre libri vennero riempiti di foto, racconti, storie, disegni e molto altro. Centinaia di improvvisi “scrittori”, i partecipanti, che si passarono solo occhi negli occhi i libri, prendendosi cura un po’ del bagaglio lasciato dagli altri e ritornando al contatto con carta e penna ed ai rapporti umani. Da allora fu un crescendo di collaborazioni, idee e progetti, organizzazione di eventi e mostre. Mamma single a tempo pieno, curatrice del suo profilo instagram e non solo, fondatrice del progetto @ar.t in cui le parole ed il mondo della scrittura vengono stampate su t-shirt, scrittrice per passione e soprattutto in costante voglia di crescita e formazione. Social media manager. Come spesso ha detto, “Sono esattamente come scrivo... non perfetta, a volte ripetitiva, imprecisa, con errori di sintassi e di punteggiatura. Spesso mi si deve leggere due volte per capirmi perché una non basta, ma come dice Alda Merini, "sono sempre rimasta fedele alla mia meraviglia".
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