Le cosiddette Responsabilità

Le cosiddette Responsabilità
Foto di Alexandra_Koch da Pixabay

Assolutamente vero. Ci sono e ci saranno in questa fase 2 delle persone indisciplinate. Cosi come ci sono state nel primo periodo di questo avverso periodo storico, ci saranno sempre.
In che percentuale? Davvero minima. Il senso civico e di responsabilità, il basilare buon senso, fosse anche dettato dalla paura, si è fatto sentire e vedere.

Autocontrollarsi in un precario momento in cui psiche, emotività, paura, forzatura, ansia, sopportazione non è così scontato e semplice. Ma è successo. Sicuro. Ci sono state parecchie eccezioni. Ma davvero minime se si vanno analizzare i numeri.

E no, non sarà responsabilità degli italiani, o meglio dei lombardi, se qualcosa andrà storto in questa seconda fase molto più delicata ed importante rispetto alla prima. Sarebbe troppo semplice puntare il dito a questo numero di persone. In Lombardia, anche in caso di familiari con covid-19, non è fattibile fare un tampone. I tamponi vengono eseguiti solo agli ospedalizzati.

In città come Brescia però, ci sono state centinaia e centinaia di persone, soprattutto nel momento cruciale in cui il picco ha sfiorato numeri esorbitanti, rinchiuse in casa con palesi sintomi da coronavirus, con necessità di ossigeno, in mancanza di assistenza continua e purtroppo con conseguenze irrimediabili in cui non è stato fatto nessun tampone.
Ricordo che i numeri che noi conosciamo sono delle persone ospedalizzate.

Anche chi comunque ha effettuato tampone in ospedale, ai familiari è stato chiesto o consigliato di stare in isolamento quattordici giorni in via precauzionale.

Bastano 14 giorni e poi possiamo avere la certezza di essere negativi con o senza sintomi? Direi che abbiamo ormai imparato che non sempre l'iter è questo per essere certi che vada tutto bene.
Perché ci stanno dicendo che il numero di tamponi da fare secondo le statistiche è studi dovrebbe essere 250 su cento mila persone (in Lombardia tra l'altro ne vengono fatti circa un centinaio) rispetto alla massiccia attività di testing necessaria nella fase 2?

In Palestina, Israele o molti altri Paesi i tamponi vengono eseguiti nonostante la percentuale di positivi siano ben distante da quelli dell'Italia. Senza andare distante, esistono  tra l'altro notevoli variabilità regionali.

In Lombardia sono stati fatti 477 mila tamponi, in Veneto circa 430 mila tamponi. Peccato che in Veneto però la popolazione sia di circa 5 milioni di abitanti scarsi, in Lombardia di 10 milioni di persone con una percentuale molto più elevate di casi positivi.

Milano, Brescia, Bergamo hanno iniziato la fase due con 4 milioni e mezzo di lavoratori che han ricominciato a lavorare, a circolare, a prendere i mezzi, a stare a contatto con colleghi per poi rientrare nelle loro caso e stare a contatto di conseguenza con la propria famiglia.
Non tutti i datori di lavoro tra l'altro, vanno a fondo con test seriologici per avere la certezza e capire chi può davvero rientrare al lavoro.

Quindi sì, scorretto giocare a palla in un prato (è stato detto no alle attività ludiche nei parchi); scorretto e da incoscienti l'episodio sui Navigli che tanto ha fatto discutere; giustamente scorretto, sbagliato uscire di casa con il congiunto - con cui si vive - e stare seduti a bivaccare in un parco all'aria aperta, ma davvero saranno poi questi i casi che potrebbero portare a rischio un ritorno alla fase 1?

Non si sa, ma le responsabilità politiche e sanitarie devono essere prese e assunte.

La gestione della Lombardia va sottolineata.

In un mondo un cui nemmeno una pandemia mondiale sta cambiando alcuni aspetti morali non ci si aspetta che venga fatto il proprio dovere solo per principio morale, per la propria dignità, per il proprio dovere così come la maggior parte della popolazione ha capito che alcune scelte non sono state fatte perché nessuno era pronto ad un tale disastro.

Ma, come affermò Martin Luter King: «Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla».