Storie ordinarie di Pronto soccorso ai tempi della fu sanità pubblica

Giornate di attesa ai livelli del terminal del diritto alla salute

Storie ordinarie di Pronto soccorso ai tempi della fu sanità pubblica

Il forte caldo di queste settimane sta mettendo a dura prova la salute soprattutto di anziani, malati e fragili.

E abbondano ovunque “consigli”, “decaloghi” e simili per fronteggiare il caldo. Il copione lo conosciamo ormai da tanti anni e quando si parla di salute raggiunge vette altissime: la responsabilità è del cittadino, carichi e pesi se stai male o succede qualsiasi cosa la colpa è sempre del singolo, della persona, di chi sta male.

L’individualismo della Tatcher è stato ampiamente superato in retromarcia in curva.

Quando ci si riferisce lì dove tutto si puote, ai manovrati smanovranti, ai governatori sgovernanti e a tutto il cucuzzaro si usa a volte una definizione: le alte sfere. Premesso che l’origine storica del “modo di dire” non ha nulla di anatomico, basta attraversare poche ore uno dei gironi infernali costruiti da costoro per capire perché proprio sfere è il termine a cui vengono associati.

Il 23 marzo scorso abbiamo denunciato «una vergogna indecente sulla pelle dei malati e dei più deboli» nel balletto osceno e sulle macerie – ma ormai si può parlare di cadavere o quasi – della fu sanità pubblica. In quelle settimane abbiamo raccontato cosa può accadere ad un malato grave nelle strutture sanitarie.

Mesi dopo siamo di fronte ad una situazione peggiore, per le temperature che mettono a dura prova malati e fragili, l’aumento della popolazione in luoghi turistici (quel turismo tanto decantato e tanto invitato dalla suddette sfere) e altri fattori possono solo peggiorare la situazione.

Cosa può accadere quindi a malati gravi, anche oncologici e con mesi di non cure per lacune, carenze, disinteresse ed errori non certo della persona (ma se stai male è sempre e solo colpa tua per lor signori) malata? Se fattori fisici mettono a dura prova anche la quotidianità e corri rischi per la tua incolumità?

Arrivi in Pronto Soccorso in uno stato critico, fortemente critico, con anche un sospetto trauma accidentale. Entri nel primo pomeriggio e vieni visitata la prima volta quando ormai sta iniziando la prima serata.

Per uscire qualche minuto dopo e dover attendere oltre il superamento della mezzanotte (Cenerentola scansati) per sentirsi dire di tornare per una visita ortopedica e nulla più. Perché una volta che sei stato catalogato quello è, tipo numeretto dal salumiere o protocollo burocratico. E quindi la mattina dopo sei costretto a tornare a casa senza nulla in mano, stai male, rischi ogni santo giorno ma ti rispondono che – per un incasellamento da hub di merci – non esiste urgenza, una parolina del medico consulente apre le porte a rimandare a chissà quando. Ah, qualche ora prima ti è stato detto che potresti avere problemi di cuore e/o di afflusso del sangue al cervello (tradotto in parole povere, ogni volta che stai male forse potrebbe venirti un ictus o un infarto) ma avere una visita specialistica o non trovi posto o lo trovi tra mesi e mesi.

Lasciate ogni speranza o voi che entrate scrisse il sommo Dante.

Qua siamo oltre. Nelle stesse ore, mentre il nostro paziente grave e ogni giorno a rischio (ma non urgente) attendeva capitano bambini che giungono con vomito, diarrea se non febbre i cui genitori dopo ore e ore di attesa sono costretti a desistere e rinunciare, affidando ogni possibile speranza ad una guardia medica. Un operaio che giunge lacrimando perché feritosi agli occhi costretto ad attendere quasi un’ora solo per la cosiddetta «accettazione».

Persone che sono costrette a portarsi sedie a rotelle da casa, altre che per salire dal pronto soccorso ad un ambulatorio sono costretti a farsi accompagnare da familiari (e se erano anziani soli?) che devono portare e riportare la carrozzella diverse volte, una persona attendere nove ore per una visita definita urgente che scopre – alle soglie ormai del nuovo giorno – che il medico specialista l’hanno richiamato a notte ormai inoltrata dopo che era stato in servizio fino a due ore prima.

Ma l’incasellamento burocratico, l’hub da magazzino (in fin dei conti oggi si chiamano Aziende non certo a caso) lo ha fatto aspettare  oltre la disponibilità oraria del medico. Costretto a rientrare a notte ormai inoltrata.

Questa è la quotidianità d’Italia, la quotidianità in un’estate calda e afosa, la quotidianità dei malati e dei fragili, degli anziani e dei più deboli. E di ogni persona che si può ritrovare ad incappare nella fu sanità pubblica. Dall’Alpe a Sicilia, da Trieste in giù. È solo un piccolo, piccolissimo, spaccato. Tanto altro succede ogni giorno. Mentre i colpevoli di tutto ciò, i macellai della sanità pubblica a furia di mazzette, amici degli amici degli amici e una svendita che già un ottavo avrebbe dovuto scatenare quella che nella zona d’Italia da cui si sta scrivendo quest’articolo viene definita «finizione d monn», ti dicono pure che è colpa tua che stai male, che sei tu che devi fare o non fare, questo o quell’altro.

Oggi si chiamano Aziende, i Pronto Soccorso non li hanno ancora rinominati. Anche se, nonostante tutti gli sforzi titanici di tanti medici, infermieri, OSS, di pronto è rimasto poco e il soccorso troppo spesso può diventare una chimera. Figuratevi voi se, come succede per esempio (ogni riferimento non è puramente casuale) per gli autobus, si chiamava terminal …

 

Ps: se nell’immagine di quest’articolo vedete strisce bianche è un’illusione ottica, non sono strisce ma bende …

 

 

I NOSTRI PRECEDENTI ARTICOLI

Una vergogna indecente sulla pelle dei malati e dei più deboli

https://www.wordnews.it/una-vergogna-indecente-sulla-pelle-dei-malati-e-dei-piu-deboli

SANITA' PUBBLICA: un’odissea il ritiro dei referti medici

ABRUZZO. All’ospedale di Lanciano manca un addetto, assente per gravi motivi personali, e per un paziente diventa difficilissimo riuscire ad avere anche solo notizie di un esame radiologico. La disponibilità e la professionalità del personale sanitario e la cronica carenza di personale di una sanità in sofferenza. Denuncia della deputata Daniela Torto: sanità allo sbando, in ginocchio la medicina territoriale.

https://www.wordnews.it/unodissea-il-ritiro-dei-referti-medici

Sanità pubblica? Costretti a pagare e salta pure la visita specialistica

Ospedale di Vasto. Liste d’attesa infinite ma «a pagamento» si possono accorciare. Però il giorno atteso la visita non può svolgersi per un’assenza improvvisa (giustificata) e i regolamenti. Il personale è alle prese con forti difficoltà, sempre meno numeroso, e i pazienti pagano le spese.

https://www.wordnews.it/sanita-pubblica-costretta-a-pagare-e-salta-pure-la-visita-specialistica