Quale dignità ha un detenuto nell’attuale sistema carcerario?

L’ultimo rapporto dell’Associazione Antigone ha rilevato che sono moltissimi i detenuti che vivono in celle anguste, con spazi ridottissimi, privi di servizi igienici adeguati, schermature alle finestre che non favoriscono l’ingresso di luce naturale. Mancano del tutto aree verdi per i colloqui visivi nel periodo estivo.

Quale dignità ha un detenuto nell’attuale sistema carcerario?

L’incremento esponenziale dei reati per i quali è prevista la misura detentiva rende ogni giorno più drammatica la situazione delle carceri italiane, da tempo afflitta da sovraffollamento. Il tasso ufficiale è del 107,4%. In ben sedici istituti supera il 150%. Le condizioni dei detenuti sono causa anche dell’aumento dei casi di suicidio (51 da inizio anno).

In questo quadro la questione delle madri detenute raggiunge livelli disumani: ad oggi risultano in carcere 19 donne con 21 figli, tutti inferiori ai 3 anni di età e c’è chi denuncia di aver partorito in cella, senza supporto medico, nell’indifferenza del personale penitenziario, con il solo aiuto di altre detenute.

Le situazioni al limite sono tante. La recente crisi sanitaria ha esasperato un dramma già avviato e la violenza delle rivolte dei detenuti ne è soltanto un sintomo.

L’ultimo rapporto dell’Associazione Antigone ha rilevato che sono moltissimi i detenuti che vivono in celle anguste, con spazi ridottissimi, privi di servizi igienici adeguati, schermature alle finestre che non favoriscono l’ingresso di luce naturale. Mancano del tutto aree verdi per i colloqui visivi nel periodo estivo.

Inadeguato il personale. Alcuni direttori sono chiamati a dividersi tra più istituti. Il concorso del maggio 2020 per 45 posti da dirigente penitenziario non è bastato a coprire le posizioni vacanti dovute ai tanti pensionamenti passati e imminenti.

Il vecchio Regolamento del Sistema Penitenziario, in vigore dal 2000, ha contribuito in parte a elevare gli standard di detenzione, ma ancora molto deve essere fatto per evitare la mortificazione della dignità e dei diritti fondamentali di tanti.

Una riforma del Regolamento di Esecuzione dell’Ordinamento Penitenziario è ineludibile se si vuole ancora definire il nostro come un Paese civile. Essenziale è anche un piano di ristrutturazione delle carceri esistenti, coinvolgendo nella pianificazione progetti in grado di modernizzare le strutture vetuste, nel rispetto di quanto previsto dalle norme interne e internazionali, in termini di spazi, diritti e opportunità.

I detenuti sono esseri umani e come tali debbono essere rispettati anche durante la detenzione. Non bisogna dimenticare che la pena deve avere natura riabilitativa della personalità perché il detenuto, dopo averla scontata, possa essere reintegrato nel contesto sociale nel rispetto della sua dignità di uomo. In tale ottica è fondamentale che lo si aiuti a liberarsi di quei “fattori” che lo hanno indotto a delinquere.

Sono prioritariamente necessari, dunque, un potenziamento delle infrastrutture carcerarie, mediante modernizzazione di aule scolastiche, aule informatiche, spazi comuni, attrezzature sportive, biblioteche e strutture per lavoro infra murario (laboratori, officine, ecc.), progetti educativi e sociali, che riducano i rischi della devianza, trattamenti socio-terapeutici esterni per chi ha problemi di dipendenza, case famiglia per detenute madri, accordi con le centrali della cooperazione sociale, dell’artigianato e del mondo dell’industria per facilitare inserimenti lavorativi di persone in esecuzione penale e, ultimo ma non ultimo, l’incentivo di progetti ad hoc che valorizzino le soft skill di ogni individuo, con il supporto di nuove tecnologie, così da favorire un più facile reinserimento nel tessuto sociale

Sono importanti, inoltre, un costante supporto psicologico della popolazione detenuta, maggiore possibilità di contatti visivi e telefonici con familiari la riduzione del ricorso all’isolamento e totale eliminazione delle ‘celle di punizione’.

Rispetto della dignità dei carcerati non significa un abbassamento dei livelli di vigilanza e di prevenzione degli abusi. 

L’implementazione del numero di direttori e vice-direttori, affinché ogni Istituto abbia i propri dirigenti e una formazione più qualificata agli operatori del mondo carcerario, fornendo loro strumenti adeguati a svolgere al meglio un lavoro difficile, logorante e pericoloso sarebbero già ottime misure di deterrenza contro l’insorgere di fenomeni di turbolenza intra muraria, notoriamente più vistosi proprio nelle condizioni di invivibilità carceraria.

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