TRATTATIVA-DEPISTAGGIO? NO ALLA DERIVA DELLO STATO

Nel 1992 la mafia trucida Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i due magistrati più attivi nella lotta a Cosa Nostra. Sono trascorsi trent'anni. Le iniziative di commemorazione del tragico evento si susseguono. La volontà di CAMBIARE il corso delle cose non sempre diviene tangibile.

TRATTATIVA-DEPISTAGGIO?  NO ALLA DERIVA DELLO STATO

L'amministrazione comunale di Montauro (Cz) ha organizzato un evento per fare memoria di quei 30 anni a partire dai quali Cosa Nostra dichiarò guerra allo Stato. 

Le parole di Borsellino “La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità” sono state il fulcro dell'evento, snocciolato dagli ospiti (P. Aiello, W. Ferro, G. Brugnano) che hanno relazionato secondo le personali skills (qualifiche professionali/lavorative/esperienziali/comportamentali) al fine di celebrare il sacrificio degli 'uomini dello stato' che in esso hanno creduto, credono e crederanno, ricordando che hanno speso la propria vita lottando per la legalità e la giustizia del proprio paese. 

Il tema dei rapporti stato-mafia è stato approfonditamente trattato dalla figlia di Luigi Ilardo, Luana, che appassionatamente ha raccontato la storia del padre che, il 10 maggio 1996 (poco prima di diventare ufficialmente collaboratore di giustizia) "trovava la morte, causata da quello stato-mafia cui doveva essere protetto e dal quale, dopo ventisei anni, non perviene risposta" della colpevolezza di Cosa nostra per l'assassinio del papà Luigi. 

Ma un certo passato, si ricorda solo al fine di creare il futuro, ossia, la memoria deve attingere ad una storia -buona- al fine di costruire una nuova era valoriale; da tale considerazione, il contributo offerto dal segretario nazionale Giuseppe Brugnano (Federazione Sindacale di Polizia) che ricorda i trascorsi trent'anni da che Cosa Nostra dichiara guerra allo Stato (con le stragi di Falcone e Borsellino). Nonostante tale sacrificio, ad oggi, giustizia non hanno avuto.

Le Forze di Polizia hanno chiara visione del lavoro che i due giudici apportarono nella magistratura, ma, quando i ricordi, non riescono a dare seguito ad azioni presenti non si può dare vita al nuovo, alla progettazione di quel futuro per il quale chi vi ha creduto è stato sacrificato sull'altare della giustizia; dunque, il patrimonio etico lasciato da Falcone e Borsellino non può andare alla deriva e serve considerare anche il lavoro della nostra Commissione Parlamentare antimafia - dal compito di accertare la congruità della normativa vigente e della conseguente azione dei pubblici poteri che così formula le proposte di carattere normativo ed amministrativo ritenute opportune al fine di rendere coordinata ed incisiva l'iniziativa dello Stato, delle regioni e degli enti pubblici.

Giuseppe Brugnano contesta la funzionalità della Commissione d'inchiesta sulle organizzazioni criminali, facendo una valutazione dei problemi emergenti dai lavori (non conclusi) della stessa. Considerazione anche in virtù delle 'verità nascoste' su Via D'Amelio considerati il 'Borsellino Quater'.

La giustizia, intesa come strumento per verificare l'esercizio legale del potere, può essere realizzata, se, nella Commissione Antimafia, rientra anche la società civile, per poter analizzare i fenomeni di connessione fra ‘ndrangheta e zona grigia, cioè fra il potere politico e quello economico. Immancabile poi, l'approfondimento di Giuseppe Brugnano  al 'Borsellino Quater' - Strage di Via D'Amelio: trent'anni di lavoro d'inchiesta vigono fra verità nascoste e depistaggi nella vicenda processuale. Ciò, imprime molta  indignazione!

Talvolta la realtà è più torbida dell'immaginazione e la credibilità della giustizia risulta pari a zero, citando a semplice esempio l'altare di Tangentopoli e la polvere suscitata del caso Palamara.

Urge uscire da tale diabolico incastro, per ripensare e poi costruire la fiducia per i valori afferenti a giustizia, legalità e verità, baluardi fondamentali per la democrazia. L'opera di rigenerazione della magistratura italiana potrebbe realizzarsi con quella stessa etica e cultura che la vogliono indipendente, così che, la giustizia divenga strumento per verificare l'esercizio legale del potere. Coinvolgere la società civile è fattibile se la stessa è coinvolta nei lavori della Commissione Antimafia in modo che ne possa comprendere i fenomeni di connessione tra criminalità e zona grigia ossia, fra il potere politico e quello economico.

Bonificare le zone d'ombra riannodando i valori di quella giustizia (!?) per la quale si sacrificarono i nostri eroi.

Cinquantasette giorni dopo l’uccisione di Giovanni Falcone, un’autobomba con 50 chili di tritolo esplode il 19 luglio a Palermo, trucidando il giudice del pool antimafia Paolo Borsellino con i membri della scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Nel 30° anniversario della strage, il Comune di Montauro ha proposto un incontro per dare voce alla memoria, con gli accreditati ospiti: Piera Aiello (membro commissione parlamentare antimafia) Wanda Ferro (segretario commissione parlamentare antimafia) Luana Ilardo (figlia del collaboratore di giustizia Luigi) Mario Ravida (Commissario di P.S. già in servizio alla D.I.A.) Giuseppe  Brugnano (Segretario nazionale del sindacato di Polizia F.S.P.) Antonio Schiavone e Leo Aiello (vice Sindaco e Consigliere) che, sapientemente moderati dal giornalista Francesco Pungitore hanno raccontato la memoria storica dei tragici eventi, sottolineando il personale impegno nel costruire un percorso composto da buona volontà e collaborazione fra tutte le forze, da quelle istituzionali a quelle politiche, religiose, sociali e soprattutto con la collaborazione della società civile. Rappresentare e descrivere i fenomeni delle mafie, facile non è, ma nemmeno impossibile, come ricordato in una frase di Borsellino: “La paura è umana, ma combattetela con il coraggio", al fine di non farle rimanere nelle "Cose Nostre” !

Il messaggio, è che tutti dobbiamo impegnarci, al fine di ricostruire quella democrazia funzionante che sarà composta da cuori nuovi, strutturati col fine di costruire i percorsi che coniugano i diritti con i doveri per creare la società futura i cui individui godranno, certamente, dei fondamentali diritti, ma corrisponderanno, in egual misura, i propri doveri. 

Maria Teresa Notarianni

 

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