12 gennaio 1923: nasce Olivo Soravito
«Sentivo i morsi dei pidocchi. Eppure li avrei voluti accarezzare ogni sera, uno per uno. Tra di noi si diceva che quando un prigioniero non sentiva più il morso dei pidocchi il giorno successivo sarebbe morto perché le bestiole rifiutavano il sangue di chi stava morendo. Sì, mi davano dolore, ma mi facevano sentire ancora vivo».
Olivo Soravito nasce a Liariis di Ovaro (UD), alle pendici del monte Zoncolan, cima mitologica per gli appassionati di ciclismo, il 12 gennaio del 1923. Nel 1944 ha quindi 21 anni, lavora a Udine, per una ditta tedesca che contribuisce, dunque, allo sforzo bellico del regime nazista, ma è anche nativo di Liariis, appunto, un paesino in cui opera una brigata garibaldina che sta mettendo in difficoltà le truppe d’occupazione tedesche.
È proprio con l’accusa di essere un partigiano comunista che viene arrestato, il 16 luglio di quell’anno, mentre alla stazione di Tolmezzo scende dal treno che da Udine lo riportava a casa.
Interrogato, il giorno dopo è caricato su un carro bestiame e deportato a Buchenwald: al suo arrivo, Olivo pesa 82 chili, alla liberazione del campo, dieci mesi dopo, ne peserà a stento 40. Quando raccontava di quei dieci mesi, Olivo ricordava spesso la fame e il freddo che aveva provato, oltre alla fatica della miniera, dove lavorava ogni giorno, da mattina a sera.
Quando torna a casa, il medico che lo visita non gli dà che pochi giorni di vita per le condizioni di salute estreme in cui versa, ma lui incredibilmente si riprende.
Per anni Olivo Soravito non ha parlato a nessuno della sua esperienza a Buchenwald, solo molto anziano, su invito dell’amico Alberto Soravito, che curerà la pubblicazione dei suoi diari, e inizia ad andare nelle scuole per tramandare la memoria di ciò che ha vissuto.
Olivo Soravito muore il 12 febbraio 2016, a 93 anni.
Per approfondire:
A. Soravito (a cura di), Matricola 34751, A. Moro, Udine, 2012.
fonte: ANED - Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi nazisti