13 febbraio 1921: nasce Sergio De Tomasi

A ottobre del ’43 è già in montagna, sul Monte San Martino, riparando in Svizzera a seguito di uno dei primi scontri armati fra partigiani e tedeschi.

13 febbraio 1921: nasce Sergio De Tomasi

Nato alla vigilia del fascismo in una famiglia lombarda di valori socialisti, fin dall’infanzia conosce i soprusi dello squadrismo e del nascente regime, che vessano quasi quotidianamente il padre di Sergio, rendendogli impossibile persino lavorare. Successivamente al padre verranno confiscati tutti i beni costringendolo ad emigrare in Francia, mentre Sergio inizia a lavorare fino a che non viene richiamato alle armi e spedito come telegrafista sul fronte russo.

Prima dell’Armistizio torna in Italia per essere sottoposto ad un intervento chirurgico, evitando così, almeno parzialmente, il dramma della ritirata di Russia, ma al contempo inizia a prendere contatti con CLN di Varese.

A ottobre del ’43 è già in montagna, sul Monte San Martino, riparando in Svizzera a seguito di uno dei primi scontri armati fra partigiani e tedeschi.

Rientra in Italia dopo pochi mesi sotto falso nome e si dirige a Milano: cerca di organizzare una nuova banda, ma il tradimento di un delatore ne provoca l’arresto e l’internamento a San Vittore. Fossoli, poi la quarantena a Mauthausen e infine Gusen, con il triangolo rosso dei prigionieri politici. Sergio De Tomasi, dopo quasi un anno nel lager nazista, arriva a pesare meno di 40 kg, ma nonostante tutte le sofferenze patite riesce a sopravvivere alla liberazione del campo e a tornare nella sua Varese.

Per molti anni fatica a raccontare: ci riuscirà solamente in tarda età, con l’aiuto della storica Francesca Boldrini e dell’ANPI di Varese, iniziando a portare la sua esperienza nelle scuole. Muore a Varese il 27 novembre 2009.

 

Per approfondire:

F. Boldrini, “Se non ci ammazza i crucchi... ne avrem da raccontar”. La battaglia di San Martino-Varese, 13-15 novembre 1943, Mimosa, Milano, 2014.

Articolo di Triangolo Rosso, 4-5, 2009, a firma di F. Giannantoni: http://www.deportati.it/static/pdf/TR/2009/4-5/20-25.pdf.

fonte: ANED - Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi nazisti