15 gennaio 1909: nasce Carlo Castellani

IL CAMPIONE. Rinchiuso a Firenze, a ‘Villa Triste’, dove aveva sede la famigerata ‘Banda Carità’ (Reparto dei Servizi Speciali, fondato e capeggiato da Mario Carità, conosciuto per i metodi brutali, le esecuzioni e l’uso sistematico della tortura), è poi condotto alla stazione di Santa Maria Novella.

15 gennaio 1909: nasce Carlo Castellani

Il nome di Carlo Castellani risulterà sicuramente noto a coloro i quali seguono con assiduità il campionato di Serie A, dato che alla sua memoria è dedicato lo stadio di Empoli.

Nato a Montelupo Fiorentino (FI) da un padre socialista e proprietario di una segheria, l’attività paterna gli permise di dedicarsi al calcio, mettendo a frutto il suo innato talento, in un periodo in cui lo sport professionistico ancora non esisteva. Carlo giocò per molti anni nella neonata società dell’Empoli, con una parentesi livornese che gli permise di essere il primo calciatore empolese a debuttare in Serie A, mettendo a segno per la società azzurra una serie di record che solo negli anni 2000 sarebbero stati superati.

Nel ’44, a seguito dei grandi scioperi di massa che coinvolsero anche le aziende empolesi, il padre di Carlo, David, fu convocato in commissariato, in quanto ritenuto uno degli organizzatori. Carlo si presentò al posto del padre malato a quella che si rivelò essere, in realtà, una trappola ordita dalle Brigate Nere.

Rinchiuso a Firenze, a ‘Villa Triste’, dove aveva sede la famigerata ‘Banda Carità’ (Reparto dei Servizi Speciali, fondato e capeggiato da Mario Carità, conosciuto per i metodi brutali, le esecuzioni e l’uso sistematico della tortura), è poi condotto alla stazione di Santa Maria Novella.

Nonostante abbia la possibilità di scappare durante il tragitto, non lo fa per non mettere in pericolo i suoi compagni di sventura, un centinaio di antifascisti empolesi con cui fu caricato sui vagoni piombati che lo porteranno a Mauthausen. Qui viene classificato come ‘politico’ e assegnato al sottocampo di Gusen. Carlo muore, dopo atroci sofferenze, l’11 agosto 1944.

Ad oggi, è l’unica vittima italiana della follia nazifascista a cui siano dedicati degli impianti in cui si pratichi sport a livello professionistico.

fonte: ANED - Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi nazisti