21 gennaio 1945: arresto di Abramo Oldrini
Nacque l’11 dicembre 1911 a Castelletto Ticino (NO), ma già in gioventù si trasferì con la famiglia a Sesto San Giovanni (MI), la cittadina a cui tutta la sua vita sarebbe stata legata. Qui Abramo trova lavoro alla Breda, una delle grandi fabbriche che nel ‘900 erano estremamente diffuse nella zona, e nel ’38 sposa Italia Rosati.
Sul luogo di lavoro, Abramo Oldrini viene a contatto con l’antifascismo e in particolare con il comunismo, entrando a far parte del Partito e contribuendo all’organizzazione dei grandi scioperi del ’43, una delle primissime manifestazioni di dissenso su vasta scala contro il regime fascista.
Gli scioperi proseguono anche dopo la caduta di Mussolini e l’armistizio con gli Alleati, ripetendosi nel dicembre ’43 e nel marzo ’44, e Oldrini ne è sempre tra i promotori.
È proprio per la sua intensa attività di opposizione al fascismo e di supporto alla Resistenza che viene arrestato, insieme ad altri tre compagni, il 21 gennaio ’45, subendo la detenzione a San Vittore e la deportazione a Bolzano-Gries. La sconfitta nazifascista è ormai prossima e Abramo riesce a scampare al trasferimento verso i campi tedeschi, venendo liberato nella città altoatesina alla fine di aprile. Torna a Sesto nel maggio ’45, quando ormai la moglie e la figlia temevano fosse morto, non ricevendo sue notizie da mesi.
Le sue doti di leadership e la sua lunga militanza vengono riconosciute nel ’46, con l’elezione a primo sindaco di Sesto San Giovanni, la 'Stalingrado d'Italia', carica che mantiene fino al 1962, quando muore prematuramente il 3 febbraio.
Oggi una targa, posta nel primo anniversario della scomparsa, ne omaggia la memoria nella sua Sesto.
Il figlio Giorgio, nato dopo la Liberazione, giornalista e anch’egli già Sindaco di Sesto San Giovanni, è l’attuale Direttore Responsabile di Triangolo Rosso, rivista ufficiale di ANED, inviata agli iscritti e reperibile nelle sezioni od online sul sito di ANED.
fonte: ANED - Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi nazisti