8 aprile 1925: nasce Lidia Beccaria Rolfi

Ridotta a poco più di uno scheletro, Lidia Beccaria riesce a sopravvivere anche alla ‘marcia della morte’ e nel settembre ’45 torna finalmente in Italia. Torna a insegnare e si laurea, negli anni successivi partecipa alla fondazione di ANED, rappresentando inoltre l’Italia nel Comitato Internazionale di Ravensbrück.

8 aprile 1925: nasce Lidia Beccaria Rolfi

Nata a Mondovì (CN), ultima di cinque figli di una famiglia contadina, Lidia Beccaria Rolfi cresce in pieno fascismo e, per sua stessa ammissione, in un primo tempo abbraccia il racconto entusiastico del regime. Prosegue gli studi frequentando le scuole magistrali, nel frattempo, però, complici le leggi razziali del ’38 e l’esperienza di due dei fratelli, reduci di Russia, si allontana progressivamente dal fascismo, fino a che, dopo l’eccidio di innocenti di Boves negli ultimi mesi del ’43, si convince a compiere la definitiva scelta antifascista: con il nome di ‘maestrina Rossana’, entra nella XV Brigata Garibaldi ‘Saluzzo’ come staffetta.

Il 13 aprile ’44, vittima di delazione, è arrestata dalla Guardia Nazionale Repubblicana, venendo torturata per un giorno e una notte interi.

Lidia resiste alle violenze fisiche e psicologiche, ma viene consegnata alla Gestapo per essere deportata: dalle ‘Nuove’ di Torino è caricata su un carro bestiame che la conduce al lager femminile di Ravensbrück. Qui le condizioni di vita e i lavori forzati la portano allo stremo delle forze, in un contesto in cui le prigioniere italiane sono anche guardate con disprezzo da quelle di altre nazionalità per il passato legame fra l’Italia fascista e la Germania nazista. Nonostante ciò, Lidia riesce a instaurare un profondo legame fra le italiane e le francesi, che durerà anche dopo la guerra.

Ridotta a poco più di uno scheletro, Lidia Beccaria riesce a sopravvivere anche alla ‘marcia della morte’ e nel settembre ’45 torna finalmente in Italia.

Torna a insegnare e si laurea, negli anni successivi partecipa alla fondazione di ANED, rappresentando inoltre l’Italia nel Comitato Internazionale di Ravensbrück. La sua attività di testimone si sublima nel ’78 nella pubblicazione, insieme a Maria Bruzzone, del libro ‘Le donne di Ravensbrück’.

Attiva nelle fila del PSI, per tutta la vita terrà alta l’attenzione sulla storia della deportazione, ma anche su tematiche come il diritto all’aborto e il disagio psichico.

Muore nella sua Mondovì il 17 gennaio 1996.

 

Per approfondire:

L. Beccaria Rolfi, A. M. Bruzzone, Le donne di Ravensbrück. Testimonianze di deportate politiche italiane, Einaudi, Torino, 1978.

fonte: ANED - Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi nazisti