È sciopero alla Fiat di Termoli

Le risposte da parte dell’azienda non sono arrivate. Le poche rassicurazioni non hanno soddisfatto le richieste della Fiom. Per il segretario Tarantino: «Chi di dovere dovrebbe potenziare i controlli per supportare i lavoratori e i sindacati all’interno degli stabilimenti».

È sciopero alla Fiat di Termoli
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Tanto tuonò che piovve. La decisione era nell’aria da diversi giorni. Le parole, gli annunci, le rassicurazioni non sono bastate a tranquillizzare i lavoratori della Fiat di Termoli. In questo momento delicato per la salute pubblica anche gli operai vogliono restare a casa. Ma dall’azienda non c’è mai stata una risposta chiara, netta. Definitiva. La produzione, di beni che non rientrano in quelli di prima necessità, non è stata bloccata. Ed ecco la risposta della Fiom Molise: «In considerazione della decisione aziendale di proseguire le attività produttive senza aver preliminarmente messo in campo le necessarie misure di tutela, atte a prevenire la diffusione del contagio ed in assenza di ulteriori e più puntuali ed incisive indicazioni governative circa le modalità attuative delle disposizioni di salvaguardia della salute dei lavoratori» è proclamato lo sciopero di otto ore. Per ogni turno di lavoro, dalle 6:00 del 14 marzo alle 6:00 del 16 marzo.

 

Ma cosa è cambiato in queste ultime ore? Lo abbiamo chiesto al segretario regionale della Fiom Molise, Giuseppe Tarantino: «Noi ci aspettavamo la chiusura preventiva degli stabilimenti. È una decisione un po’ più incisiva, il problema sono i controlli. Chi controllerà che tutte le aziende adotteranno gli stessi dispositivi? Nelle piccole e medie aziende ci saranno dei problemi di gestione rispetto ai dispositivi e alle precauzione. Mi arrivano segnalazioni proprio su queste tematiche. Qualche azienda piccola e media già prima non ottemperava, figuriamoci adesso con questo provvedimento. Rispetto ai contagi si nota che c’è un aumento, quindi una cautela maggiore ci doveva essere. Il picco sta aumentando. E poi non dimentichiamo che il sistema sanitario nazionale è in difficoltà, soprattutto per le scelte che provengono dal passato di indebolire il servizio sanitario per potenziare quello privato. Mi auspico che si possa contenere questo virus. Ma i dati non ci stanno dando ragione».

 

Nei giorni scorsi ci sono state delle richieste sui controlli da effettuare nelle aziende. Avete ricevuto un riscontro?

«Ad oggi nessuna risposta. Se si fa un decreto a livello sindacale abbiamo facoltà di controllare il rispetto delle norme, però in merito, siccome è una situazione nuova, né le Rls e le Rsa sono preparate rispetto a questa emergenza. Chi di dovere, rispetto al decreto, dovrebbe pure potenziare i controlli  per supportare i lavoratori e i sindacati all’interno degli stabilimenti. La nostra azione è quella di fare intervenire le Istituzioni e mettere in piedi i principi di questo decreto, tutti i punti che bisogna osservare. Dobbiamo fare in modo che le piccole e medie aziende li applichino».

 

Le adesioni allo sciopero riguardano solo i lavoratori della Fiom?

«Lo sciopero è proclamato dall’organizzazione sindacale e spero che ci sia una larga adesione. Stiamo parlando della salute dei lavoratori, ma anche dei loro familiari. Il lavoratore è un vettore e un potenziale soggetto che può contagiare anche la propria famiglia».

 

Ci sono state risposte da parte dell’azienda?

«C’è la convocazione alle 11:30 di lunedì da parte della Fiat di Termoli. Con calma, rispetto al problema. Speriamo che con questo provvedimento possa ridursi il numero dei contagiati. Aspettiamo qualche giorno per fare le dovute valutazioni».    

 

Nelle ultime ore è stato siglato il “Protocollo condiviso di regolazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”. Il documento è stato sottoscritto su invito del Presidente del Consiglio dei ministri. Cosa possiamo aggiungere?

«Al momento dall’interno dello stabilimento delegati e lavoratori ci hanno comunicato che non ci sono le condizioni per poter lavorare rispetto al precedente decreto e all’attuale protocollo. L’azienda dovrebbe fermare per adempiere a tutto quello che prevede il protocollo e mettere in sicurezza i lavoratori. Cosa che al momento non è stata attuata. I lavoratori non si sentono sicuri».  

 

 

 

Per approfondimenti:

 

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