LA SENTENZA: I COLLABORATORI/2

“TRATTATIVA” STATO-MAFIA/6^ parte. Continua il nostro viaggio per “svelare” la Sentenza di Primo grado, dove i magistrati hanno dimostrato il patto scellerato tra pezzi dello Stato e Cosa nostra. Maurizio AVOLA, mafioso (famiglia Santapaola), autore di circa ottanta omicidi e Paolo BELLINI, consigliere killer della ‘ndrangheta.

LA SENTENZA: I COLLABORATORI/2
ph ansa.it

AVOLA MAURIZIO

È stato esaminato all'udienza del 3 luglio 2014.

Si tratta di un soggetto di cui risulta la risalente affiliazione mafiosa alla famiglia facente capo a Santapaola Benedetto (P.M. DEL BENE: Signor Avola, lei ha fatto parte dell'organizzazione mafiosa Cosa Nostra?

DICH. AVOLA: Come affiliato dall'82 e Cosa Nostra 84... Cosa Nostra catanese Santapaola Benedetto...

P.M. DEL BENE: Diretta in quel periodo da chi?

DICH. AVOLA: Da Aldo Ercolano...Perché Santapaola era latitante... e il vice era Aldo Ercolano, suo nipote") e la frequentazione con lo stesso Santapaola latitante (P.M. DEL BENE: Senta, lei poi aveva conosciuto il signor Santapaola, sebbene latitante?

DICH. AVOLA: l'ho frequentato per un decennio") dopo essere stato introdotto in quel contesto mafioso da Marcello D'Agata, consigliere della "famiglia", ove, poi, era rimasto fino al momento della collaborazione nel marzo 1994 (P.M. DEL BENE: Senta, chi è che ha introdotto lei nella famiglia mafiosa di Catania?

DICH. AVOLA: Marcello D'Agata, consigliere della famiglia...

P.M. DEL BENE: lei ha militato in Cosa Nostra, quindi diceva a partire dagli anni 80 sino a quando?

DICH. AVOLA: Fino al 94, il giorno della collaborazione, marzo 94").

L'Avola ha riferito che, pur essendo sempre rimasto "soldato", aveva ricoperto, di fatto, altre cariche, di "capo decina" o "vice rappresentante" per la provincia, in sostituzione dei titolari, così come era avvenuto, ad esempio, quando aveva sostituito per quattro anni Carletto Campanella come "capo decina", e quando, dopo il pentimento di Calderone, aveva sostituito Salvuccio Marchese che rappresentava la "provincia", incontrandosi con i rappresentanti delle altre provincie siciliane di Palermo, Caltanissetta e Agrigento ("...io sono stato sempre soldato di Cosa Nostra, però mi sostituivo quando c'era qualche mancanza, un vice rappresentante per la provincia, un capo decina, però il mio ruolo era quello... ho sostituito Carletto Campanella per quattro anni come capo decina, quando c'è stato il pentimento di Calderone io ho sostituito Salvuccio Marchese, che faceva la provincia e si incontrava con le varie province Palermitane, di Caltanissetta, Agrigento... Io sempre il D'Agata, il Consigliere diciamo").

La compenetrazione dell'Avola nell'organizzazione mafiosa è comprovata, d'altra parte, da numero impressionante di omicidi commessi, circa ottanta (P.M. DEL BENE: Senta, lei ha commesso molti omicidi per conto dell'organizzazione mafiosa?

DICH. AVOLA: Una ottantina di omicidi").

Le dichiarazioni dell'Avola, dunque, sono compatibili con il suo accertato ruolo e, tuttavia, non può trascurarsi che il predetto, dopo avere iniziato la collaborazione con la Giustizia nel 1994, confessando, anche se in più riprese, alcuni omicidi, tuttavia, mentre era sottoposto al regime di protezione, è tornato a delinquere, commettendo alcune rapine per le quali è stato condannato (P.M. DEL BENE: Senta signor Avola, lei quando è che comincia a collaboratore con l'autorità giudiziaria?

DICH. AVOLA: Era a marzo 94... Mi hanno ammesso a uno speciale programma di protezione, sì.

P.M. DEL BENE: Lei ebbe a confessare i numerosissimi omicidi che ha indicato stamattina, prima?

DICH. AVOLA: In parte sì, in parte più avanti... a me la Procura di Catania mi ha fatto un cumulo tentennale però diciamo che nei processi ho preso 81 anni e 11 mesi... Ergastolo non ce ne ho.

P.M. DEL BENE: Le è stata riconosciuta l'attenuante della collaborazione, il famoso articolo 8?

DICH. AVOLA: Sì, c'ho anche il 58, diciamo, l'attestato... L'ultimo me l'hanno dato ora a Genova come collaboratore di giustizia.

P.M. DEL BENE: Senta, una volta ammesso al programma di protezione, lei ha commesso altri reati?

DICH. AVOLA: Sì. ...Ho rapinato due banche a Roma... Dopo un anno mi hanno arrestato perché un collaboratore si è ripentito e mi ha chiamato in causa un'altra volta.

P.M. DEL BENE: È stato condannato per questo fatto?

DICH. AVOLA: Quattro anni e un mese già scontati.

P.M. DEL BENE: Le è stato revocato il programma?

DICH. AVOLA: Lo speciale programma di protezione mi è stato subito, all'istante, dopo un mese già ero in seconda fascia come collaboratore di giustizia").

Va evidenziata, quindi, l'intervenuta revoca del programma di protezione nei confronti dell'Avola anche se questi, di fatto, ha continuato a collaborare per tutelare la sua famiglia ancora affidata alla protezione dello Stato (AVV. DI PERI: Posto che gli è stato revocato il programma di protezione, ci può spiegare perché adesso continua a collaboratore?

DICH. AVOLA: Perché la mia famiglia protegge ancora lo Stato... Lo Stato la protegge e io debbo continuare la mia collaborazione per amore della mia famiglia, perché è giusto che lo Stato sta facendo tanto per loro e io lo ricambio con le dichiarazioni che ho reso e li porterò sempre avanti'').

Si tratta, dunque, di una figura problematica, le cui dichiarazioni, conseguentemente, dovranno essere usate con estrema cautela, scartando tutte quelle parti, pur non direttamente concernenti responsabilità proprie o altrui, che siano prive di adeguato ed approfondito conforto esterno.

 

BELLINI PAOLO

È stato esaminato nelle udienze dell'l l e 12 marzo 2014.

L'esame ha preso le mosse dall'avvio della collaborazione iniziata, prima, come testimone di giustizia affidato al Servizio centrale di protezione, e poi come collaboratore di giustizia, tra il 1999 ed il 2002 ("Ne ho avuti due di programma di protezione, uno... uno come Teste, l'anno non me lo ricordo, ma è risalibile, comunque, tramite il servizio centrale di protezione, e l'altro come collaboratore di giustizia, nel '99 mi sembra, 1999 o 2000, non ricordo bene.... Esattamente, dal '99 al 2002 penso").

Nell'ambito della detta collaborazione il Bellini ha riferito spontaneamente sia di omicidi commessi per conto proprio, che di omicidi commessi per la 'ndrangheta, quale consigliere killer della 'ndrina; questi ultimi omicidi sono stati commessi nel territorio di Reggio Emilia ("... ho confessato tutto quello che ho fatto nella mia vita, perché non sono un collaboratore di giustizia che è stato preso, come si suol dire, in termini malavitoso, con la carne in bocca, ma ho collaborato spontaneamente. Ho raccontato tutta la mia vita e mi sono assunto le mie responsabilità. Davanti a più Corti, sia d'Assise che G.u.p. e G.i.p., mi è stato concesso l'articolo 8 quattro volte.

P.M. TARTAGLIA: Quali reati Lei ha confessato nella sua collaborazione?

TESTE BELLINI Omicidi .... omicidio uno, individuali, e gli altri per conto dell'organizzazione, della 'Ndrangheta. Io facevo parte di una 'ndrina della 'Ndrangheta come consigliere killer.

P.M. TARTAGLIA: Questi omicidi per conto della 'Ndrangheta Lei in che area territoriale li ha commessi?

TESTE BELLINI: Ho commesso a Reggio Emilia, a Cutro, e mi sembra in nessun altro posto... A Reggio Emilia uno, due... mi sembra tre o quattro, adesso non ricordo bene. In Calabria uno…").

Poi, il Bellini ha riferito di un omicidio a sfondo politico commesso nel 1975-1976 in pregiudizio di Alceste Campanile, omicidio per il quale non era indagato e di cui si è autoaccusato inquadrandolo nel contesto dei contrasti tra Avanguardia Nazionale nella quale militava il Bellini stesso e Lotta Continua nella quale militava il Campanile

P.M. TARTAGLIA: ...Oltre a questi omicidi di 'Ndrangheta, Lei è stato autore anche di reati o di omicidi a sfondo politico, cioè realizzati contro militanti politici?

TESTE BELLINI Sì, uno . ... Omicidio Alceste Campanile . ... '75, '76.

P.M. TARTAGLIA: Senta, ma l'omicidio di Alceste Campanile lo ha confessato Lei?

TESTE BELLINI .

P.M. TARTAGLIA: Lei era indagato?

TESTE BELLINI No... io all'epoca ero in Avanguardia Nazionale, e Alceste Campanile era in Lotta Continua").

Bellini ha confermato di avere ottenuto il riconoscimento dell'attenuante della collaborazione in più processi presso la Corte di Assise di Reggio Emilia e di Catanzaro e poi presso i Tribunale di Reggio Emilia e di Bologna (P.M. TARTAGLIA: Lei in seguito alla sua collaborazione le è stata riconosciuta l'attenuante di cui all'articolo 8, se sì quante volte e in quali processi?

TESTE BELLINI La prima volta a Corte d'Assise di Reggio Emilia. Poi ci sono stati altri due procedimenti, uno presso il G.i.p. di Reggio Emilia o G.u.p., adesso non ricordo bene. Un altro presso il G.u.p. o il G.i.p. di Bologna. E un altro presso la Corte d'Assise di Catanzaro"), parlando anche dei programmi di protezione cui era stato sottoposto ("io sono stato sottoposto a due programmi di protezione, uno come Testimone, dal quale sono uscito io per motivi familiari, personali, particolari. Quell'altro come collaboratore di giustizia, e questo secondo programma, dopo la serie di omicidi per conto della 'Ndrangheta, dopo che mi hanno fatto uccidere un innocente, per uno sbaglio di persona dovuto da terze persone, io ho avuto delle crisi molto forti interiori, tanto che all'epoca guidavo dei camion, portavo frutta e verdura in Germania e riportavo in Italia carne, vitelli dall'Olanda... il giorno che rientrai dal giro estero col camion ero deciso l'indomani andare a Bologna, alla Procura Distrettuale per consegnarmi e collaborare con la Giustizia.").

Ora, è sufficiente leggere le numerose contestazioni formulate nei confronti del Bellini sulla base delle molte precedenti sue dichiarazioni non soltanto, come ovvio, da parte delle difese degli imputati, ma anche da parte dello stesso P.M. che ne aveva chiesto l'esame, unitamente ad alcune progressioni pure ben evidenziate nel corso di questo, come meglio si vedrà più avanti quando si affronterà il tema che lo riguarda, per comprendere la problematicità del personaggio.

Tale problematicità impone assoluta prudenza nella valutazione delle propalazioni, le quali, tuttavia, stante i numerosi indiscussi riscontri acquisiti su molte parti del racconto del Bellini, non consentono di formulare un giudizio preliminare di assoluta non credibilità dello stesso e di conseguente generale inattendibilità.

Tanto più che, oltre al certificato medico consegnato dal Bellini all'udienza del 12 marzo 2014, datato 14 luglio 2009 ed attestante patologie da cui quel dichiarante è affetto che possono avere determinato alcuni imprecisi ricordi, va ricordato che dal certificato giudiziale del Bellini (acquisito all'udienza dell'11 marzo 2014) è dato ricavare che quest'ultimo ha riportato varie condanne per furti e ricettazione, nonché per omicidi e tentati omicidi, con il riconoscimento, però, già in due occasioni (sentenze della Corte di Assise di Appello di Bologna irrevocabili rispettivamente il 19 gennaio 2005 ed 9 marzo 2011) della speciale attenuante di cui all'art. 8 della legge n. 203 del 1991.

A ciò si aggiunga che è stato, altresì, acquisito un certificato del D.A.P. attestante i periodi di detenzione del Bellini che appaiono compatibili con le sue propalazioni (da tale certificato, invero, tra l'altro, risulta che il predetto venne arrestato per la prima volta il 14 febbraio 1981 restando detenuto sino all'11 dicembre 1986 - viene indicata soltanto la Casa Circondariale di ingresso in quella di Forlì - e che il medesimo è stato, poi, ancora detenuto dal 20 gennaio 1988 al 15 febbraio 1990, dal 21 maggio 1991 al 5 giugno 1991, dal 28 giugno 1993 al 10 novembre 1995, dal 5 giugno 1999 al 13 gennaio 2001 e, infine, dal 22 gennaio 2005 al 9 luglio 2008 quando gli è stata concessa la detenzione domiciliare) e che, ancora l'11 marzo 2014, sono stati acquisiti due articoli di stampa sui temi qui interessanti, il primo, pubblicato il 17 gennaio 1998 sul quotidiano ''Il Resto del Carlino" col titolo "Per la prima volta parla Paolo Bellini, lo 007 che trattava con la mafia -Brusca mente, voleva Riina morto" (nel corso dell'intervista Bellini dice, tra l'altro: "La verità storica è che Brusca e i suoi hanno continuato una trattativa al di fuori di cosa nostra") ed il secondo, pubblicato il 18 gennaio 1998 sul quotidiano "Gazzetta di Reggio Emilia" col titolo "Paolo Bellini spiega la propria verità in un'intervista e accusa il boss di San Giuseppe Jato -Brusca racconta menzogne" (nel corso dell'intervista viene ancora riportata la frase di cui sopra).

In conclusione, pertanto, verranno adottate nella valutazione delle dichiarazioni del Bellini criteri particolarmente prudenziali, in forza dei quali saranno scartate tutte quelle parti, pur non direttamente concernenti responsabilità proprie o altrui, che siano prive di adeguato ed approfondito conforto esterno.

 

 

Per approfondimenti:

PRIMA PARTE, giovedì 21 maggio 2020Il Patto Sporco: la sentenza dimenticata

SECONDA PARTE, domenica 24 maggio 2020, Stato-mafia: la sentenza

TERZA PARTE, lunedì 25 maggio 2020, Le tappe della Sentenza dimenticata

QUARTA PARTE, martedì 26 maggio 2020, La Sentenza: i Corleonesi

QUINTA PARTE, giovedì 28 maggio 2020, La Sentenza: i Collaboratori/1